Norme | Ance Brescia

Subappalto a “regime”: la posizione di Ance Brescia

A seguito dell’introduzione dal 1° novembre della nuova norma relativa al subappalto “a regime”, l’associazione dei costruttori edili di Brescia è intervenuta mettendo in guardia sulle possibili e pesanti conseguenze che avrà sulla ripresa e sull’intero settore imprenditoriale edile.

La riforma della normativa introdotta a partire dal 1° novembre risponde alla procedura di infrazione indirizzata dall’Unione Europea all’Italia sulla materia del subappalto. Nella definizione della nuova disciplina, però, sono rimaste inascoltate le proposte di Ance, che ha più volte ribadito la necessità di andare oltre le richieste comunitarie e favorire un’applicazione omogenea e allineata con i principi espressi dalle diverse istituzioni.

La normativa lascia in mano a ciascuna pubblica amministrazione la scelta di quale sia la quota di lavori che può essere subappaltata e quale deve essere eseguita esclusivamente dall’appaltatore e di conseguenza non assegnabili a terzi.

Ciò viene fatto seppure con intenti assolutamente condivisibili – come l’esigenza di rafforzare il controllo delle attività di cantiere e di garantire una tutela delle condizioni di lavoro di salute e sicurezza dei lavoratori e la prevenzione del rischio di infiltrazioni criminali – ma senza tener in minimo conto l’effettiva organizzazione aziendale. L’obbligo di tutelare la salute dei lavoratori non passa attraverso la fissazione di un numero, ma piuttosto coinvolgendo solo le imprese serie e verificando quanto avviene nei cantieri.

Per i costruttori un altro aspetto della normativa preoccupante è la mancanza di una definizione delle procedure di controllo che causano una discriminante poco obiettiva, legata a una libera interpretazione della stazione appaltante.

Massimo Angelo Deldossi | Presidente Ance Brescia.

Massimo Angelo Deldossi | Presidente Ance Brescia

«Disciplinare in questo modo il subappalto vuol dire non conoscere il settore edile. Così si rischia il caos in un processo anarchico in cui ognuno decide per sé e a pagare le conseguenze sono sia le imprese, limitate e destabilizzate, alle quali si nega l’opportunità di crescere e di organizzarsi sia i committenti pubblici che faticheranno sempre più per avere opere di qualità.
Il provvedimento potrebbe avere ricadute pesantissime sulla ripresa, allungando le procedure e di conseguenza le tempistiche delle lavorazioni, comprese quelle inerenti alle opere del Pnrr. Non dimentichiamoci che circa il 50% degli interventi del programma di ripresa è riconducibile al settore del costruito e le scadenze da rispettare sono imprescindibili.
Occorre recuperare il ruolo centrale dell’appaltatore nell’esecuzione dell’appalto, bilanciando la propria responsabilità nei confronti della stazione appaltante e il pari equilibrio di ambo le parti nel contratto. Nella definizione della nuova normativa non si è tenuto conto della struttura del mercato produttivo dell’edilizia. Un settore talmente ampio in cui è difficile che un’impresa riesca a rispondere a competenze così diverse. Il risultato è una ricaduta sulla qualità delle opere e sulla serietà degli operatori.
Per quanto possano essere apprezzabili le disposizioni in materia di miglioramento e contrasto delle infiltrazioni mafiose o di tutela del lavoratore, purtroppo questo non ne determina la buona riuscita. Occorre intensificare i controlli e dare maggior credito alle imprese serie e qualificate capaci di portare a termine le lavorazioni e il più delle volte queste non corrispondo al prezzo del miglior offerente. Si devono premiare le imprese virtuose, a prescindere dalla propria dimensione, ricompensando quelle in grado di gestire con criterio la propria organizzazione e i propri processi produttivi. Se vogliamo crescere comunitariamente come Nazione occorre avere una struttura economica solida che lo permetta, e per farlo dobbiamo partire dalle imprese dandogli piena fiducia e gli strumenti necessari per incentivare lo sviluppo
». (vb)

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