Osservatorio congiunturale Ance

Ance. Le costruzioni trainano la crescita 

Dai dati dell’Osservatorio congiunturale Ance emerge che dopo un 2023 in consistente crescita è previsto un segno negativo nel 2024. Meglio le opere pubbliche dell’edilizia residenziale privata del Superbonus
Roma, la sede Ance (foto Ance)

Nel biennio 2021-2022 l’edilizia ha contribuito a circa un terzo della crescita del Pil (+12,3%). Il 50%, se si considera anche tutta la sua filiera. Nel 2023, a causa delle crisi internazionali, dell’inflazione e dell’aumento dei tassi di interesse, il Pil italiano ha perso slancio.
Per questo, l’apporto del settore delle costruzioni risulta determinante per la crescita economica del Paese. I dati e le considerazioni emergono dalla presentazione a Roma in sede Ance dei dati dell’Osservatorio congiunturale 2024 sull’industria delle costruzioni.  

Costruzioni. Previsto un forte calo nel 2024

Il Rapporto è stato illustrato da Flavio Monosilio, direttore del Centro Studi Ance, e sul contenuto si sono confrontati in un articolato dibattito, coordinato da Piero Petrucco, vicepresidente Ance: Alessandro Cattaneo, Responsabile Settore Dipartimenti FI, componente Commissione Politiche UE; Luigi Marattin, Responsabile Fisco e Politiche di Bilancio IV e Capogruppo Commissione Bilancio; Antonio Misiani, Responsabile Economia Finanze imprese e infrastrutture Pd e vicepresidente Commissione Bilancio; Marco Osnato, Responsabile Economia e Finanza FdI e presidente Commissione Finanze; Mario Turco, Coordinatore Economia, lavoro, impresa M5S e componente Commissione Finanze. 

Federica Brancaccio

Le conclusioni sono state affidate alla presidente di Ance, Federica Brancaccio, che nel suo intervento ha evidenziato come «la stretta sugli incentivi fiscali sull’edilizia avrà un segno negativo forte nel 2024, bilanciato parzialmente da un più sugli investimenti in opere pubbliche, il Pnrr in particolare».

Ha proseguito la presidente di Ance: «Questo non riuscirà però a compensare; quindi noi prevediamo un calo di circa sette punti nel 2024, ovviamente su tre anni eccezionali che ci sono stati».

Per il 2025 si prevede, secondo la leader nazionale dei costruttori, di nuovo un aumento del settore edile, a patto che si giochi bene la partita del Pnrr. Su quest’ultimo, Brancaccio ha ricordato che si sono accorciati i tempi fra bandi, aggiudicazioni e aperture di cantiere, e il dato dei Comuni e della spesa sulle piccole medie opere è molto positivo. Tuttavia, «rileviamo rallentamenti forti nella fase di esecuzione, per le solite criticità del nostro Paese: autorizzazioni, intoppi e imprevisti. Bisogna intervenire lì, perché nei prossimi tre, quattro mesi si giocherà il futuro del Pnrr».

Per il 2024, le previsioni sul comparto delle opere pubbliche sono di una crescita del 20%, pari a circa dieci miliardi di euro aggiuntivi rispetto al 2023. Ma il traino del Pnrr – secondo l’Ufficio Studi dei costruttori – non sarà sufficiente per compensare il calo dell’edilizia abitativa, previsto al 21,3% nel 2024 rispetto al 2023. Complessivamente, per le costruzioni in Italia nel 2024 si prevede un calo del 7,4% rispetto all’anno precedente. 

Bonus edilizi e incentivi

Nel 2023 i bonus edilizi hanno generato lavori per oltre ottanta miliardi, di cui 44 miliardi (9 in più rispetto al 2022) relativi al Superbonus. Ance prevede che la fine del contributo al 110% e il ridimensionamento degli incentivi per l’efficientamento energetico e sismico porteranno a un crollo del 27% del mercato della riqualificazione abitativa e del 4,7% delle nuove costruzioni (-21,3% complessivo). 

Le opere pubbliche hanno registrato un +18% lo scorso anno, in gran parte grazie a Pnrr e fondi Ue. Ma circa nove miliardi di grandi cantieri del Piano aggiudicati non riescono a partire per problemi burocratici e carenze progettuali. La presidente di Ance ha commentato che nel settore delle costruzioni «non vediamo una politica industriale con una visione a medio e lungo termine. Nella legge di bilancio, di tutte le risorse appostate fino al 2037, il 92% è assorbito dal ponte sullo Stretto». 

Pil invariato nel 2023 (dopo l’exploit iniziale)

L’economia italiana, nel 2023, sembra aver perso lo slancio che l’aveva caratterizzata nel biennio precedente, periodo nel quale si era contraddistinta per tassi di crescita particolarmente significativi e superiori a quelli dei principali partner europei (+12,3% contro il +9% della Francia e il +5% della Germania). 

Nello scorso anno, il Pil, dopo l’exploit iniziale, è rimasto sostanzialmente invariato; tendenza quest’ultima che potrebbe protrarsi fino ai primi mesi del 2024. Tensioni geopolitiche, inflazione e politica monetaria restrittiva hanno rallentato la prosecuzione della ripresa post-Covid, alimentando un clima di incertezza, che ha scoraggiato sia i consumi sia gli investimenti. 

In particolare, il 2023 è stato l’anno in cui gli effetti del rialzo dei tassi di interesse si sono pienamente trasmessi all’economia reale, afflitta da una robusta inflazione, la quale solo nella seconda metà dell’anno ha allentato la sua morsa. 

Allo stesso tempo, i conflitti internazionali presenti in diverse aree del mondo hanno inciso negativamente sulla domanda estera, deprimendo le esportazioni. Tali fattori, ovviamente, influenzano anche l’economia del nostro Paese. Infatti, nei primi nove mesi del 2023, la crescita dei consumi si è attestata ad un modesto +1,2%, dopo il +4,8% del 2022.

Parallelamente anche gli investimenti hanno registrato un indebolimento, passando a un contenuto +0,9%, contro il +11,4% realizzato nel 2022. Infine, come detto, anche il contributo delle esportazioni è stimato nullo, complice il momento di difficoltà della Germania, Paese con il quale l’Italia intrattiene il più alto volume di scambi commerciali. 

Per il 2023, le stime dei principali istituti incorporano le incertezze legate all’evoluzione del contesto economico, alle quali si aggiunge il recente conflitto in Medio Oriente, area strategica per il traffico di merci e per la produzione di gas e petrolio. Banca d’Italia, secondo le sue più recenti stime, concordemente con il Fmi e la Commissione Europea, indica per l’Italia una crescita del Pil che si attesta al +0,7%, un dato rivisto al ribasso di circa mezzo punto percentuale rispetto alle precedenti previsioni di luglio scorso.

Aumento degli investimenti in costruzioni

All’interno di questo contesto, appare cruciale l’evoluzione degli investimenti in costruzioni, che sono stati il principale motore di crescita dell’economia italiana nel biennio 2021-2022.

(foto Ance)

Circa un terzo, infatti, della crescita del Pil (+12,3%) nei periodi considerati è attribuibile all’edilizia. Un contributo che raggiunge il 50% se si considera anche tutta la sua filiera (edilizia e immobiliare), come emerge da stime Mef, contenute nell’audizione del 23 maggio scorso. 

 Per il 2023, pur essendo i dati ancora in fase di consolidamento, è lecito attendersi un analogo apporto positivo, anche in virtù dell’elevata capacità dell’edilizia di trasmettere impulsi positivi e rapidi all’intera economia. 

L’Ance per il 2023 stima un ulteriore aumento del +5,0% in termini reali degli investimenti in costruzioni, sintesi di aumenti generalizzati in tutti i comparti.

(foto Ance)

Questa crescita, in linea con la previsione tendenziale formulata a maggio dello scorso anno, conferma una moderata ripresa già dal 2017, interrottasi nell’anno pandemico e rafforzatasi nell’ultimo triennio. Tra il 2021 e 2023, infatti, i livelli produttivi settoriali sono aumentati di circa 75 miliardi; in soli tre anni il settore è riuscito a recuperare larga parte del gap produttivo dovuto alla ultradecennale crisi che aveva portato a una perdita per le costruzioni di circa 92 miliardi.

La stima del 2023 tiene conto delle dinamiche osservate nei principali indicatori settoriali, ma si discosta dalle valutazioni espresse dai principali istituti di analisi nella componente costruzioni, che nel IV trimestre dell’anno ha mostrato un’accelerazione molto rilevante. I conti economici trimestrali elaborati dall’Istat indicano per gli investimenti in costruzioni (al lordo dei costi per il trasferimento della proprietà) una riduzione, nei primi nove mesi del 2023, del -2,7% nel confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente.

Negativi anche i dati sui permessi di costruire riferiti ai primi nove mesi del 2023 che interrompono una dinamica positiva in atto negli anni precedenti. In particolare, per il comparto residenziale, nel periodo considerato si registra una flessione del -7,9% per i nuovi volumi concessi, mentre per il non residenziale il calo si attesta a -0,8% nel confronto con i primi nove mesi del 2022. Valori questi che avranno effetti sulla produzione principalmente nel 2024.

L’indice Istat della produzione nelle costruzioni, a novembre 2023 registra un ulteriore aumento del +1,5% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Tale dinamica rafforza la crescita già rilevata ad ottobre (+2,7% su base annua, dato rivisto a rialzo di oltre un punto percentuale rispetto quello diffuso in precedenza) che aveva interrotto la tendenza negativa in atto da febbraio scorso.

Gli impatti positivi di Superbonus e Pnrr

Sull’andamento positivo dell’ultimo scorcio del 2023 ha inciso certamente l’approssimarsi della scadenza del 110%, che ha spinto ad un’accelerazione dei lavori, come testimoniato dai dati Enea-Mase, a partire dal mese di settembre. A ciò si aggiunga, sul fronte pubblico, la dinamica particolarmente positiva della spesa per investimenti dei Comuni, che nell’ultimo trimestre dell’anno ha registrato un aumento tendenziale del +70%. 

Complessivamente, con il dato di novembre, ancora provvisorio, la produzione settoriale stimata da Istat, nei primi 11 mesi del 2023, registra un calo del -1,2% in confronto allo stesso periodo del 2022. Anche i dati relativi alle quantità consegnate di tondo per cemento armato, secondo stime Federacciai, relative ai primi dieci mesi del 2023, confermano l’andamento positivo in atto negli ultimi anni, con un incremento tendenziale del +16,5%. 

Con riferimento all’occupazione nel settore delle costruzioni, i dati elaborati dalle Cnce su 113 Casse edili/Edilcasse evidenziano nei primi 9 mesi del 2023 sia per il numero di ore lavorate, sia per i lavoratori iscritti un aumento nel confronto con lo stesso periodo del 2022, sebbene con intensità diverse: infatti, se per le ore lavorate l’incremento si attesta al +0,9%, per i lavoratori iscritti quest’ultimo sale al +2,9%. 

Infine, accanto alla lettura degli indicatori settoriali disponibili è opportuno sottolineare gli impatti positivi legati alle misure economiche di interesse del settore promosse negli ultimi anni, come il Superbonus e il Pnrr.

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