Apertura XXII Convegno Giovani Ance

Angelica Donati a Positano: perchè vogliamo essere “costruttivi”

Ecco il testo dell'intervento di apertura della presidente Ance Giovani Angelica Donati che delinea i presupposti fondamentali per la sopravvivenza e la crescita delle imprese e del Paese in maniera inclusiva, innovativa e sostenibile. Senza questi presupposti, dice la Donati - non c’è chance né per il Pnrr, né per tutti gli investimenti a seguire.
Angelica Donati | Presidente Ance Giovani.

Quanto sarebbe bello svegliarsi a gennaio 2027 in un mondo così, vero? Dobbiamo chiederci se questo mondo diverrà realtà, o rimarrà solo il sogno di Giulia e di tanti altri?

Oggi, a causa del caro prezzi e della crisi geopolitica, ma anche delle debolezze che negli ultimi decenni hanno limitato la crescita del Paese, ci troviamo in una situazione estremamente critica. Le nostre imprese si trovano disarmate. Il buon esito del Pnrr è a rischio. Dobbiamo agire in fretta! Dobbiamo agire per il presente, ma soprattutto per il futuro!

Noi siamo Ance Giovani. E siamo qui oggi a Positano, sede storica dei nostri convegni, per il nostro XXII Convegno nazionale e i trent’anni del gruppo, perché, in questa parola, “giovani”, risiede il valore che vogliamo conferire alle nostre azioni. Perché per noi “giovani” significa proiettarsi al futuro con lo sguardo al 2050, nella consapevolezza che solamente grazie ad una visione più ampia, a lungo termine, si possano affrontare le sfide di oggi, immaginando e ridisegnando il mondo di dopodomani.

Purtroppo, infatti, dalla crisi del 2008, stiamo navigando a vista, chiamati ad affrontare le innumerevoli sfide all’interno di un contesto normativo e burocratico pensato per il modello di impresa di ieri.

Ci troviamo in un momento storico che in 2 anni ha visto susseguirsi prima la pandemia e ora la guerra, con tutte le conseguenze che ne sono scaturite: un’inflazione che non si vedeva dal 1984, l’aumento dei prezzi di tutti i principali materiali, prezzari per le gare d’appalto che rincorrono il problema dell’aumento dei costi invece di risolverlo, e una crisi energetica che ha ulteriormente messo in ginocchio il settore. La situazione è critica, rischiamo il collasso!

In questo scenario drammatico, siamo attori in prima linea del Pnrr. Sappiamo tutti molto bene che il 49% delle risorse complessive del Piano riguarda il nostro settore, ma anche che quasi l’80% delle risorse destinate alla transizione ecologica passa attraverso interventi edilizi. Queste sono fondamentali per il conseguimento degli obiettivi fissati dal Green New Deal europeo, ma ancor di più per la nostra sopravvivenza in un ecosistema ambientale che è sempre più fragile.

Noi siamo chiamati ad essere i protagonisti indiscussi del rilancio del Paese, ma per esserlo fino in fondo è necessario rivedere le regole del gioco, e far sì che tutti quanti facciano fronte comune per riuscire a far ripartire un comparto strategico che oggi sembra diventato una macchina dagli ingranaggi bloccati.

Dopo di me Flavio Monosilio vi illustrerà come potrebbe essere il mondo dopo il PNRR e i fabbisogni delle imprese per affrontarlo in maniera ottimale, temi che tratteremo con i nostri illustri ospiti durante i lavori di questa Assemblea.

Io, invece, vorrei delineare i presupposti fondamentali per la sopravvivenza e, speriamo vivamente, la crescita delle nostre imprese e del nostro Paese in maniera inclusiva, innovativa e sostenibile. Senza questi presupposti, non c’è chance né per il Pnrr, né per tutti gli investimenti a seguire.

Non dimentichiamo, infatti, che nei prossimi 15 anni l’Italia potrà contare su almeno 230 miliardi di euro da destinare alla realizzazione di interventi di interesse per il settore delle costruzioni.

E ricordiamo che purtroppo l’Italia non ha avuto finora un buon track record: è agli ultimi posti in Europa per la spesa dei fondi strutturali europei 2014-20. A poco più di un anno dalla scadenza, il livello dei pagamenti è a poco meno del 52%. Ciò vuol dire che entro la fine del prossimo anno dovremo spendere quasi 30 miliardi di euro per evitare il disimpegno dei fondi. 

I 3 pilastri 

Oggi mi voglio soffermare sui 3 grandi pilastri su cui poggia la nostra visione del mondo che come giovani imprenditori edili vorremo costruire, insieme. Questi pilastri sono anche la cartina al tornasole per cogliere e comprendere le complessità delle sfide che noi tutti dovremo affrontare nei prossimi anni.

Vi parlerò di:

  • Competenza e formazione – perché il nostro è il mestiere più bello del mondo
  • Qualificazione e reputazione – perché noi siamo orgogliosi di essere costruttori
  • Ed infine… redditività – perché il profitto non è una parolaccia, ed è l’unica risorsa che ci consentiirà di investire nel vero cambiamento sostenibile e innovativo in cui noi crediamo
  • Competenza e Formazione

Una stima Ance fissa a 64.400 unità il fabbisogno occupazionale aggiuntivo necessario solo per il Pnrr. Questo vuol dire che occorre aggiungere rapidamente quasi il 10% ai nostri ranghi attuali.

Non possiamo poi dimenticarci che oltre un terzo degli operai ha più di 50 anni, e che questo numero è in netto aumento rispetto al passato… un segnale preoccupante per il futuro! Bisogna lavorare subito sul mismatch tra domanda e offerta. C’è un disperato bisogno, nel settore edile, di professionalità a tutti i livelli!

Parallelamente, nelle stazioni appaltanti pubbliche e private, che sono i nostri primi interlocutori, servono formazione e competenza. Lo sforzo deve essere congiunto. Tutti gli operatori, privati e pubblici, devono fornire il loro sostegno, senza assecondare dinamiche come il “furto” dei talenti.

È infatti problematico, in una situazione di generale difficoltà nel reperire le risorse umane, che le grandi stazioni appaltanti vadano a cercare le competenze all’interno delle imprese che lavorano per loro.

Ma noi siamo Ance Giovani, e in quanto tali oggi più che mai dobbiamo essere costruttivi, e guardare al futuro. E a tal proposito uno dei pilastri per il futuro del nostro settore non può che essere l’aumento di professionalità competenti e adeguatamente formate nel settore. Basti pensare che nella ricerca delle 10 mila figure tecniche di cui il settore ha bisogno, scuola e università non riescono a reggere il passo. Vi è una diminuzione continua di giovani che si laureano in ingegneria civile o ambientale.

Se continua così, fra 5 anni vedremo che non avremo speso tutti i soldi del Pnrr e una delle cause sarà stata proprio la mancanza di competenze.

Ovviamente, stiamo parlando di un tema anche Nel 2070 la popolazione italiana sarà di soli 47 milioni. I giovani sono e saranno sempre meno, e proprio per questo bisogna lavorare da subito per non farli scappare all’estero, trovando i giusti incentivi per restituire attrattività e vitalità al settore. Bisogna agire anche attraverso politiche attive del lavoro per massimizzare il potenziale dei nostri giovani, nella consapevolezza tuttavia che stiamo andando verso un mondo in contrazione.

In questo scenario, Ance si è già attivata per ridurre il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, con il supporto del sistema bilaterale dell’edilizia, avviando accordi per strutturare corsi di formazione destinati a soggetti inoccupati/disoccupati, immigrati, oltre a soggetti già occupati (upskilling).

Come Ance Giovani stiamo lavorando con i ragazzi sin dalle scuole medie, un impegno ben rappresentato dal nostro progetto di punta, Macroscuola, pensato per far comprendere a loro e alle loro famiglie che il settore delle costruzioni è pieno di opportunità… e più remunerativo di molti altri!

Quindi cosa vogliamo? Chiediamo alle istituzioni di lavorare di concerto con noi per risolvere questo problema che sta per diventare cronico, innovando i percorsi educativi che in molti territori limitano l’accesso al nostro settore. Siamo ben consci del fatto che molti degli sforzi impiegati ora daranno i loro frutti tra 5, 10, 15 anni… ma noi siamo giovani imprenditori ed è nostro diritto e dovere pensare a lungo termine!

Qualificazione e Reputazione

Il nostro settore è stato fin troppo spesso dipinto in modo negativo. L’ultimo esempio di ciò è stato il Superbonus 110: uno strumento che, tralasciando il meccanismo di funzionamento che è stato di competenza dello Stato, ha generato un valore pari al 7,5% del Pil, e ha permesso in due anni l’efficientamento energetico di oltre 35.000 condomini rispetto ai 1.443 realizzati con i bonus ordinari nei 7 anni precedenti. Questo risultato è stato possibile grazie al lavoro delle imprese virtuose che ci hanno investito.

Indubbia è stata anche la presenza di quei “furbetti” che hanno utilizzato in modo improprio i bonus edilizi gettando l’ennesimo velo di negatività sull’intero settore.

Ma noi non siamo questi. Infatti, sin da tempi non sospetti, l’ANCE ha portato avanti una battaglia durissima per la qualificazione delle imprese che usano i bonus. L’ottenimento dell’obbligatorietà della SOA per i bonus edilizi, sebbene diluita rispetto alle nostre richieste è stata una vittoria storica per la parte virtuosa del settore e crediamo sia un segnale per i giovani che vi entrano per cominciare a distinguere fra chi investe nella propria impresa e chi invece insegue un modello “mordi e fuggi”.

Noi rappresentiamo quelli che investono sui propri lavoratori e applicano il contratto edile, che rispettano le norme sulla sicurezza, che hanno acquisito con anni di duro lavoro competenze ed esperienze preziose… siamo quelli efficienti. Da questo dobbiamo ripartire.

Oggi più che mai bisogna lavorare insieme per ridare credibilità al settore e per farlo bisogna ripartire dall’importanza che il nostro comparto riveste in relazione al tessuto industriale e produttivo italiano. Non solo il PNRR dipende per larghissima parte da noi, ma ci sono 80 settori che dipendono da noi e per ogni euro investito in costruzioni, la ricaduta positiva sull’indotto è di 3,50. Noi riteniamo che le imprese debbano essere qualificate… ma anche le SA.

Aumentare il numero di imprese qualificate significa offrire una maggiore partecipazione a un programma di importanza strategica per il nostro Paese. Tanti possono essere i parametri indicativi per la qualificazione delle imprese che spaziano dal reputazionale ,alla storia, agli indici di bilancio.

Per quanto riguarda invece l’attore pubblico, purtroppo abbiamo assistito negli ultimi decenni ad una progressiva diminuzione e all’invecchiamento medio dei dipendenti. Riteniamo fondamentale l’inserimento nella pubblica amminstrazione di nuove competenze che andranno formate per potersi adattare alle nuove esigenze della società del futuro. Per le Sa, Ance ritiene che la disciplina sulla loro qualificazione sia un fattore essenziale al fine di razionalizzare ed efficientare le procedure di spesa, anche nell’ottica di una piena attuazione del Pnrr e della spesa successiva.

Il futuro del 2050 lo avremo costruito noi. Per arrivarci, dobbiamo lavorare insieme con orizzonte ampio e con una direzione chiara per dare il giusto valore a uno dei settori strategici e di maggior rilievo nell’economia del nostro Paese. E noi siamo convinti che, tutti insieme, daremo vita a un progetto speciale.

Redditività

Uno dei temi più importanti del PNRR è la transizione ecologica. Dei 108 miliardi del Pnrr dedicati al settore delle costruzioni, il 39% è dedicato alla missione “rivoluzione verde e transizione ecologica”. Dal settore edile dipende il 78% della transizione ecologica complessiva prevista dal Pnrr.

Ovviamente, non possiamo raggiungere l’obiettivo della sostenibilità senza una forte innovazione del nostro modo di lavorare e senza l’introduzione di nuove tecnologie. Per conquistare il futuro, le imprese devono definire un’adeguata visione, ridisegnare i propri processi aziendali ,e dotarsi di nuove capacità operative sconosciute fino a pochi anni fa. Il passe-partout per il futuro costituirà nell’essere in grado di gestire i dati lungo tutto il processo produttivo: vorrà dire saperli acquisire, leggere, utilizzare, integrare e proteggere.

In quanto giovani imprenditori, i temi della sostenibilità ambientale e dell’innovazione ci toccano particolarmente. D’altronde, nel 2050 noi speriamo di essere ancora qui, a fare impresa nel settore più bello del mondo, nel Paese più bello del mondo! Sappiamo bene che questo futuro è fortemente a rischio anche a causa del cambiamento climatico e dei disastri che ne conseguono.

Nel nostro piccolo abbiamo voluto dimostrare l’attenzione alla sostenibilità anche con questo convegno, che è paper free e certificato Iso 20121.

Noi giovani Ance sentiamo l’urgenza e la responsabilità di fare la nostra parte nel cambio di passo nella lotta al cambiamento climatico, ma dobbiamo essere molto chiari: la sostenibilità e l’innovazione costano!

Se lo Stato ci chiede degli interventi che rispondono a processi di efficientamento di tipo ambientale, energetico, ecc., questi processi devono essere compensati. E al momento non è così!

Ci viene chiesto di apportare migliorie molto onerose, di ottenere certificazioni dispendiose sia a livello economico che del tempo impiegato… e lo dobbiamo fare all’interno di un quadro economico pensato per i fabbisogni del passato, dove queste spese non venivano compensate perché semplicemente non c’erano.

Vogliamo investire in sostenibilità e innovazione, ma devono sussistere i presupposti economici per farlo. Bisogna arrivare ad un allineamento di incentivi e obiettivi. Non giova a nessuno, infatti, che in fase di gara le imprese per riuscire a rientrare nei costi e offrire allo stesso momento un’offerta competitiva, debbano scegliere di non offrire le migliorie che altrimenti renderebbero quell’intervento non sostenibile. Noi vogliamo offrire il massimo negli interventi, ma con i meccanismi attuali spesso non ci è possibile!

Il conto economico non deve essere una variabile indipendente. La sfida (urgente) per il futuro è di modernizzare l’approccio nell’elaborazione di progetti e di prezzari da parte delle stazioni appaltanti in modo da consentire l’effettiva, sana, fattibilità di tutti gli interventi, in chiave innovativa e sostenibile, che hanno lo scopo di garantire benessere alle città, alle persone e all’intero sistema economico.

Tutto ciò che vogliamo realizzare ha un costo e può essere portato a compimento solo se la redditività di questo settore viene garantita, perché il risultato finale non può e non deve essere solo l’opera fatta e finita, ma devono coesistere armonicamente qualità dell’opera, sicurezza dei lavoratori, sostenibilità dell’intervento, e redditività per l’impresa.

Conclusione

Noi vogliamo investire nel futuro. Quello del Paese, quello delle nostre imprese, quello dei nostri collaboratori e quello delle loro famiglie. Come Giulia nel video di apertura, crediamo fermamente che il futuro sia da scrivere e da vivere, insieme, di generazione in generazione, e per questo siamo e vogliamo essere costruttivi.

Testo di apertura di Angelica Donati, presidente Ance Giovani

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