Edilizia scolastica | Venezia

Tecniche costruttive di prefabbricazione e tecnologie a secco

La nuova edificazione del cantiere di Santa Marta è basata su tecnologie costruttive proprie dell’approccio Struttura-Rivestimento. In pratica, si sono messe in opera strutture in acciaio galvanizzato rivestite di strati di isolamento e rivestimento leggeri e tamponamenti esterni in pannelli di legno prefabbricati. Tipologia costruttiva che si completa con la partizione interna a secco e che nelle varie articolazioni copre le varie necessità di partizioni verticali e controsoffitti.

La realizzazione dello Studentato di Santa Marta, per l’Università Ca’ Foscari, committente Fabrica Immobiliare Fondo Erasmo, nasce da una gara aggiudicata nell’ottobre del 2015, con affidamento dei lavori nel settembre 2017 per un valore complessivo di 23.500.000 euro. L’apertura dello studentato è avvenuta nel settembre 2019.

Il progetto è costituito dalla riqualificazione di un’area di 8000 mq nel centro storico di Venezia che fino alla fine del diciannovesimo secolo ospitava un cotonificio e che più recentemente era stata riconvertita ad ospitare i laboratori della Facoltà di Chimica dell’Università di Venezia.

Due interventi

Si tratta in realtà di due interventi distinti: il primo relativo al recupero di un edificio storico Parallelepipedo (variazione sostanziale di un progetto esecutivo di Ca’ Foscari cofinanziato Miur al 50%); il secondo relativo al parziale recupero di un edificio storico Cubo e la demolizione di volumi esistenti con la realizzazione di un nuovo Edificio Sud. Il tutto coordinato da una convenzione unica di realizzazione e gestione di 650 posti alloggio.

L’offerta abitativa è affiancata da una serie di servizi e spazi comuni con finiture di pregio quali palestra, sale conferenze, aule studio, sale giochi e bar-ristorante. L’area è dotata anche di uno spazio verde di 1800 mq che in convenzione con il Comune di Venezia consente la fruibilità dell’intero comparto alla cittadinanza.

Obiettivo della stazione appaltante

L’obiettivo della stazione appaltante era quello di completare in tempi brevissimi lo studentato in modo da poterlo consegnare all’inizio dell’anno scolastico 2019. Per rispondere a questa esigenza la nuova edificazione del cantiere di Santa Marta è basata su tecnologie costruttive proprie dell’approccio Struttura-Rivestimento. In pratica si sono messe in opera strutture in acciaio galvanizzato rivestite di strati di isolamento e rivestimento leggeri e tamponamenti esterni in pannelli di legno prefabbricati.

Tale approccio è risultato particolarmente efficace in un contesto come quello di Santa Marta in cui la velocità costruttiva e la leggerezza sono state non solo alla base della riduzione dei disagi propri del cantiere edilizio, ma condizione necessaria per la realizzazione stessa delle opere nei tempi prefissati, stanti le condizioni logistiche particolari del sito e la necessità di realizzazione delle opere senza interruzione delle attività limitrofe e, dovendo anzi garantire la messa in esercizio dell’edificio Parallelepipedo con il cantiere del Lotto 2 eventualmente in attività.

Tale tipologia costruttiva si completa con la partizione interna a secco (cartongesso coibentato acusticamente e termicamente con lana di roccia), che nelle varie articolazioni costruttive (pareti perimetrali, pareti separative, pareti distributive, contropareti e controsoffitti) coprono le varie necessità di partizioni verticali e controsoffitti.

Il processo generativo dell’immobile, basato sul montaggio di più elementi in assenza d’acqua costituisce anche la base per la sua smontabilità e per la riciclabilità dei suoi elementi costitutivi, che diventa altissima essendo le componenti del sistema a loro volta interamente riciclabili.

Le lastre in cartongesso, ad esempio, hanno un alto contenuto di materiale riciclabile (superiore all’84%) e possono essere riciclate all’infinito essendo altresì prive di sostanze nocive alla salute.

Sulla base delle indicazioni del progetto preliminare, che mirava a individuare materiali che potessero dialogare con quelli degli edifici esistenti e che realizzassero un “rapporto silenzioso” senza sovrapporsi a quelli esistenti, si è optato per l’impiego di facciate rivestite in cotto, in rame o lamiera “Venezia”, tutti questi materiali oltre a essere tipici del contesto dell’area di progetto sono materiali interamente riciclabili e sostenibili dal punto di vista ambientale.

Vista aerea del cantiere.

Edificio Parallelepipedo

Il primo intervento ha riguardato il recupero dell’edificio detto “Parallelepipedo” (Lotto 1), un volume lungo 180 m e largo 15 m, che ospitava in precedenza alcune aule e gli uffici della facoltà di Chimica ed è stato trasformato in una residenza studentesca che comprende le stanze per un totale di 136 posti alloggio, ma anche le aule e gli spazi comuni e di svago.

Nel dettaglio sono state mantenute invariate le facciate e trasformato completamente l’interno conservando solamente alcuni solai preesistenti in buone condizioni. La suddivisione dello spazio è mutata radicalmente per dimensionare correttamente gli alloggi all’interno del volume.

Sistema costruttivo

Si è intervenuti in variante a un progetto esecutivo predisposto dall’Università di Ca’ Foscari, che prevedeva un sistema a palificazione fondazionale e setti in muratura portanti sostituendolo con una platea su tutta la pianta dell’edificio e pareti divisorie in struttura leggera costituita da telai in legno controplaccati con pannelli di Osb con interposta lana di roccia e controparete tecnica per il passaggio degli impianti.

Il sistema adottato, sostituendo fondazioni su micropali e partizioni in muratura portante con pannelli a secco senza impiantistica interna, ha notevolmente migliorato la flessibilità anche distributiva dell’opera permettendo, se necessario, d’incrementare le funzioni comuni e relazionali o di modificare l’ampiezza delle camere. Il sistema costruttivo prevede l’impiego di una struttura di acciaio zincato e solai in cemento prefabbricato tipo Y-Tong.

I tamponamenti esterni sono realizzati con strutture di legno composto da travetti in legno dello spessore di 12 cm controplaccati con pannelli da 1,5 cm. di Osb riempiti di lana minerale. Il cappotto esterno è stato realizzato in mattoni faccia a vista o con pareti ventilate in pannelli di legno rivestiti in lamiera di acciaio inox satinato aggraffata. I tamponamenti interni sono stati realizzati in cartongesso a doppia lastra o in legno con il medesimo sistema costruttivo delle facciate quando le partizioni avevano carattere strutturale.

La flessibilità della proposta di progetto è data dalla possibilità d’inserire indifferentemente stanze da 1 o 2 utenti senza modifiche strutturali e/o impiantistiche e senza modificare la posizione dei bagni, tutti prefabbricati, posti in opera così come nel Parallelepipedo; la facile eliminazione delle partizioni interne (materiali a secco senza impiantistica interna) può inoltre permettere l’inserimento nei moduli singoli o aggregati, sempre senza opere strutturali o impiantistiche, di funzioni differenti dalla residenza quali ad esempio l’incremento, se necessario, delle funzioni comuni e di relazione.

Qualità architettonica e sostenibilità ambientale

Tutto il centro storico di Venezia è sottoposto al vincolo paesaggistico e ambientale ai sensi del Titolo III° del dl 42/2004 e l’area oggetto dell’intervento è compresa nel centro storico della città. Quest’area è stata storicamente trasformata da aree residenziali periferiche a zona portuale e di opifici e magazzini tra la fine del XIX secolo e i primissimi anni del secolo scorso.

Gli aspetti di rilevanza ambientale e paesaggistica di questa parte del tessuto urbano veneziano sono quindi assimilabili alla categoria dell’archeologia industriale.

Il massiccio corpo di fabbrica del Cotonificio (del 1883, ora sede Iuav) e i suoi magazzini realizzati nei circa 20 anni successivi, sono oggi una testimonianza storica della Venezia industriale (che si svilupperà poi fino alla prima metà del secolo scorso, non più in quest’area, ma nella limitrofa isola della Giudecca).

A seguito della nascita della nuova zona industriale di Marghera queste aree, e i manufatti in esse presenti, perdono la loro funzione originaria e inizia il periodo del degrado che si protrae fino all’odierno recupero con l’acquisizione da parte dell’Università degli Studi che, con la loro destinazione a strutture di servizio alla funzione principale dell’insegnamento, consegna un nuovo ruolo a quest’area nell’organizzazione della città, destinandola a una nuova funzione nel settore dei servizi ai cittadini.

La destinazione a residenza universitaria, agli spazi per l’insegnamento e ai servizi per gli studenti, dei manufatti ex-industriali presenti all’interno del lotto d’intervento, ha comportato la totale modifica della loro distribuzione interna.

Ciò è stato compatibile con i vincoli apposti, con le normative di Vprg e con i dettami della Soprintendenza, visto il loro scarso valore tipologico; mentre, con il mantenimento della struttura e dei paramenti esterni, ne è stato salvaguardato il valore architettonico/urbanistico, ovvero quello delle forme e dei volumi presenti in questo luogo e delle relazioni tra di essi; infatti il valore storico e ambientale degli “involucri”, delle loro componenti, dei materiali, partiture, ovvero della loro cifra formale, è ciò che è stato non solo salvaguardato, ma anche evidenziato e valorizzato sia nei volumi preesistenti, nonostante le trasformazioni interne, ma anche ripreso e rinnovato nella nuova edificazione.

Ciò che il presente intervento ha comportato è quindi non solo il mantenimento dei principi formali del disegno delle facciate (la loro conformazione, partiture e finiture e ogni altro elemento architettonico e dei materiali), ma anche la valorizzazione sia mantenendo in toto (nonostante le necessità di modulazione della nova funzione) il rapporto tra pieni e vuoti (evitando la parcellizzazione dei fori finestra e inserendo scarni elementi di serramento per permetterne un corretta lettura) e inoltre operando scelte rigorose riguardo ai materiali di finitura, che sono il tradizionale paramento in cotto (curandone particolarmente la cromia, sia negli interventi di “cuci-scuci” che nei nuovi inserimenti), ma anche impiegando nelle superfici di facciata di nuova realizzazione un altro tipico materiale della tradizione veneziana nel trattamento delle superfici: la “lamiera Venezia” tipico prodotto di lattoneria veneziana che veniva storicamente  usato negli edifici della città in alternativa (o aggiunta) ai materiali in cotto.

Tale ulteriore elemento di finitura (largamente usato in epoca storica sia nell’edilizia residenziale sia nei manufatti industriali), oltre al mattone faccia a vista, tende a creare un ideale collegamento e confronto con la storia degli interventi della costruzione e del riuso degli immobili in questo peculiare territorio urbano, ma anche a valorizzare una tradizione di uso dei materiali che ha sempre rispettato (e in questo caso ricrea) i valori ambientali, costruttivi e quindi, in buona sostanza, anche del paesaggio che la caratterizzano, individuando un elemento di continuità fisica con l’identità tipica degli edifici della Venezia storica, sia essa delle grandi residenze dei secoli passati che degli opifici della stagione industriale ottocentesca della città.

L’intervento mantiene la facciata industriale con paramento murario in mattoni e interviene riconfigurando in chiave moderna ma in attento dialogo con l’esistente la delimitazione degli archi disposti lungo il perimetro dell’edificio con serramenti vetrati per tutta l’ampiezza degli archi, con un modulo che permette con un unico tipo di scansione di soddisfare tutte le esigenze dei differenti locali, varia l’opacizzazione dell’ultima lastra del vetrocamera per mascherare le parti cieche (solai locali tecnici…).

Il sistema di protezione solare viene garantito con l’inserimento all’interno dell’edificio di due tipi di tenda: la prima a tessuto filtrante, la seconda con tessuto oscurante.

Tecnologie e prestazioni energetiche

La filosofia che ha sotteso tutte le specifiche scelte progettuali è stata quella di realizzare un edificio a basso impatto energetico; per la precisione di classe A. L’obiettivo prefisso è stato raggiunto in diversi modi, giustapponendo e abbinando insieme scelte specificatamente edili (contenitore), con altre prettamente impiantistiche (sistemi, impianti, dotazioni e apparecchiature).

La “bolletta energetica”, rispetto ad altri capitoli di spesa, è caratterizzata da un continuo e inesorabile trend in ascesa, principalmente per l’aumento dei prezzi unitari delle diverse tipologie di forniture (acqua, energia elettrica, gas), che difficilmente si riescono a contenere anche con una competente contrattazione.

L’unica via efficace e perseguibile, quindi, è quella di limitare al massimo i consumi agendo in due direzioni: la prima è quella “strutturale”, cioè di come si concepisce e si realizza un edificio; la seconda è quella “gestionale”.

Componente progettuale – strutturale

La componente strutturale è stata soddisfatta intervenendo principalmente in due differenti modi:

a) prevedendo impianti e sistemi che, dal punto di vista energetico, hanno caratterizzato un fabbricatodi minor voracità possibile”, coniugando, da un lato, scelte di generatori e apparecchiature ad alto rendimento, dall’altro scelte di macchinari caratterizzate da bassi consumi. A tal fine, sono stati previsti impianti fotovoltaici (pannelli in copertura, che coniugano alta efficienza di prestazioni e fattibilità tecnico-economica) per lo sfruttamento delle fonti rinnovabili;

b) prevedendo un’opportuna “sezionabilità degli impianti”, al fine di evitare inutili e incontrollati sprechi, come quelli derivanti dal trovarsi costretti a dover erogare i servizi energetici in modo indiscriminato, anche alle eventuali parti (piani, sezioni, porzioni) temporaneamente non utilizzate del complesso ricettivo.

Componente progettuale – gestionale

L’impianto di gestione camera (e/o alloggi e/o sale comuni) è pensato per limitare il consumo energetico, qualora tali ambienti non siano occupati da presenza di persone. In condizione di “occupato”, fatto evidenziato dal riconoscimento del badge nell’apposito alloggiamento interno (camere e alloggi), o rilevato dai sensori di presenza (sale comuni), il sistema di climatizzazione si regola automaticamente su una posizione di “acceso” (set point occupato), con possibilità di un minimale range di regolazione manuale dal pannello di controllo (solo per le camere e gli alloggi).

In caso di “non occupato”, invece, il sistema di climatizzazione si regola automaticamente su una posizione di “riposo” (set point non occupato), garantendo solamente un minimo di funzionalità (bassi valori di riscaldamento e di raffrescamento), oltre al distacco di tutte le alimentazioni elettriche; solo le prese sotto il circuito “sempre attivo” (per esempio: frigorifero in camera), rimarranno in esercizio.

Il set point “non occupato” si attiva, anche nonostante la presenza rilevata, qualora si aprano gli infissi esterni, tramite “sensori open/close” (contatto magnetico) installati negli infissi, presenti nelle camere, negli alloggi e nelle sale comuni. Analoga soluzione è stata adottata per le sale comuni (ove la gestione “intelligente” dei consumi risulti significativa). In questi casi il riconoscimento di locale “libero o occupato” avviene mediante l’utilizzo di sensori di presenza o tramite Badge (per le aree che ne saranno dotate).

Arch. Alberto Albertini | Campus innervato nel tessuto della città

«Il cantiere si è svolto a Venezia nell’area di Santa Marta caratterizzata dalla presenza di edifici industriali della prima metà del ‘900 nel tempo riconvertiti a uso universitario. Il programma ha previsto il recupero di due edifici facenti parte del vecchio Cotonificio, già utilizzati quale sede dell’Università di Chimica, e la costruzione di un nuovo corpo di fabbrica a uso Studentato per un totale di 650 posti alloggio e servizi come sale studio, sale conferenze, aule di lettura, palestra e sale ricreative, il tutto per 18.000 mq di superficie utile. L’obiettivo non è stato solo quello di creare un Campus Universitario, ma d’innervarlo nel tessuto della città grazie a degli spazi fruibili anche dai cittadini, con l’uso di 1800 mq di verde pubblico in convenzione con il Comune di Venezia e con la creazione di servizi collettivi come il bar/ristorante che si affaccia sul verde pubblico. L’intervento è stato realizzato dal Fondo Erasmo gestito da Fabrica Immobiliare Sgr spa. Il costo delle costruzioni finite compresi gli arredi è stato di circa 28 milioni di euro. Il Miur è intervenuto con un contributo di 4 milioni di euro. L’Università di Ca’ Foscari di Venezia ha concesso l’area d’intervento al Fondo Erasmo in diritto di superficie per 75 anni, allo scadere di tale termine l’Università riacquisirà la piena proprietà dell’area e dei manufatti sovrastanti. I lavori di realizzazione, affidati all’Impresa Cmb Cooperativa Muratori e Braccianti di Carpi (Mo) nel 2017 sul progetto redatto dal Consorzio di Progettazione di Venezia, sono stati conclusi in tempo utile per l’inizio dell’anno accademico 2019/2020 grazie alla scelta d’impiegare tecniche costruttive di prefabbricazione e tecnologie a secco che hanno ottimizzato i tempi di esecuzione del cantiere. La struttura è stata data in gestione a Camplus, primo provider di housing per studenti universitari in Italia, che oggi gestisce 7mila posti letto in tutto il Paese».

Chi ha fatto cosa

Opera: Studentato di Santa Marta
Luogo: Venezia, Dorsoduro
Committente: Fabrica Immobiliare Sgr spaFondo Erasmo (Roma)
Valore delle opere: 25.136.829,13 euro – esclusi gli arredi
Cronologia: Settembre 2017-Ottobre 2019
Impresa Costruttrice: Cmb Cooperativa Muratori e Braccianti di Carpi (Mo)
Progettazione architettonica: Arch. Alberto Albertini, Consorzio di Progettazione Associati (Ve)
Progettazione strutturale: Ing. Emmanuele Martini
Progettazione impianti: Ing. Laura Romito, ing. Angelo Calzavara
Acustica: Arch. Maria Elena Bovo
Direzione Lavori: Arch. Alberto Albertini, Consorzio di Progettazione Associati (Ve)
Responsabile Lavori: Ing. Claudio Meroni, Jacobs Italia spa (Cologno Monzese, Mi)
Coordinatore Sicurezza: Dott. Antonio Tanteri, Jacobs Italia spa (Cologno Monzese, Mi)
Project Manager: Arch. Matteo Biasin, Jacobs Italia spa (Cologno Monzese, Mi)

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