La consueta indagine sullo stato della professione di architetto ormai giunta alla quarta edizione, promossa dal Consiglio nazionale degli architetti in collaborazione con il Cresme, è un campanello d’allarme per gli architetti italiani. Due dati significativi: vi è un forte esubero e sono «alle soglie della povertà».
Leopoldo Freyrie | Presidente Cnappc
«Possiamo dire che siamo alle soglie della povertà e se non c’è una netta inversione di rotta da parte del Governo e della politica c’è il rischio di non sopravvivere alla crisi. Noi siamo disposti ad organizzarci in reti professionali e interprofessionali sul territorio nazionale e a cambiare i nostri studi in modo profondo. Chiediamo comunque un segnale da parte dello Stato: ovvero di estendere ai professionisti che si aggregano le agevolazioni fiscali previste dalla legge di stabilità 2015 per le attività d’impresa e di lavoro autonomo nella fase di start-up».
L’esubero. Rispetto alla popolazione, vi sono troppi architetti: sono 152mila, 2,6 ogni mille abitanti, e soprattutto sono troppi rispetto a quello che oggi chiede un mercato, quello della progettazione, da considerarsi in estrema difficoltà e in caduta libera.
Vi è un impoverimento del mercato che va ricondotto al crollo della domanda dei servizi di progettazione, scesa del 41% tra il 2006 e il 2013 e dei 51% per singolo professionista. Non va trascurato che a questo si aggiunge che il 68% degli architetti presenta insolvenze verso la clientela privata e il 32% verso il settore pubblico.
Ritardi dei pagamenti. Mediamente i giorni necessari per ottenere un pagamento da parte della pubblica amministrazione lo scorso anno sono arrivati a quota 217 (erano 90 nel 2006 e 129 nel 2010); per quelli da parte delle imprese si è passati da 114 giorni del 2011 a 175 giorni del 2013; per quanto riguarda le famiglie da 70 a 98 giorni.
Il problema delle insolvenze dei pagamenti è fortemente accentuato al sud Italia mentre è critico al nord il rapporto con gli istituti bancari: il 57% degli architetti risulta debitore con istituti di credito, fornitori e società finanziarie. In questo modo la percentuale degli architetti che ha dichiarato di aver subito in un anno il forte calo del proprio fatturato è cresciuta dal 26% di due anni fa al 33% dello scorso anno per arrivare ad oggi fino al 38%.
Reddito professionale. Questa situazione di crisi economica e recessione delle costruzioni ha comportato che il reddito professionale annuo lordo abbia subito negli ultimi sei anni una perdita netta del 40%: nello scorso anno potrebbe essere sceso a poco più di 17mila euro al netto dell’inflazione, di fatto il valore più basso degli ultimi 15 anni.
Dall’indagine non appare praticabile la possibilità di avviare e di incrementare l’attività all’estero, considerando le dimensioni degli studi professionali, che non permettono di affrontare le problematiche e le difficoltà di lavorare all’estero.
Restando alla statistica, sono 70mila gli studi di architettura sul territorio nazionale che impiegano solamente un dipendente non architetto e uno o due collaboratori esterni con partita Iva.