Cnappc | Indagine Cresme

Architetti: esuberi e redditi «da povertà»

L’indagine sullo stato della professione di architetto promossa dal Cnappc in collaborazione con il Cresme ha confermato le difficoltà che affliggono la categoria: l'impoverimento del mercato che va ricondotto al crollo della domanda dei servizi di progettazione, il reddito professionale annuo lordo che ha subito in sei anni una perdita del 40%, i ritardi nei pagamenti da parte della pa e l’esubero di architetti rispetto a quello che chiede il mercato interno.

La consueta indagine sullo stato della professione di architetto ormai giunta alla quarta edizione, promossa dal Consiglio nazionale degli architetti in collaborazione con il Cresme, è un campanello d’allarme per gli architetti italiani. Due dati significativi: vi è un forte esubero e sono «alle soglie della povertà».

Leopoldo Freyrie | Presidente Cnappc
Leopoldo Freyrie | Presidente Cnappc

Leopoldo Freyrie | Presidente Cnappc
«Possiamo dire che siamo alle soglie della povertà e se non c’è una netta inversione di rotta da parte del Governo e della politica c’è il rischio di non sopravvivere alla crisi. Noi siamo disposti ad organizzarci in reti professionali e interprofessionali sul territorio nazionale e a cambiare i nostri studi in modo profondo. Chiediamo comunque un segnale da parte dello Stato: ovvero di estendere ai professionisti che si aggregano le agevolazioni fiscali previste dalla legge di stabilità 2015 per le attività d’impresa e di lavoro autonomo nella fase di start-up».

L’esubero. Rispetto alla popolazione, vi sono troppi architetti: sono 152mila, 2,6 ogni mille abitanti, e soprattutto sono troppi rispetto a quello che oggi chiede un mercato, quello della progettazione, da considerarsi in estrema difficoltà e in caduta libera.
Vi è un impoverimento del mercato che va ricondotto al crollo della domanda dei servizi di progettazione, scesa del 41% tra il 2006 e il 2013 e dei 51% per singolo professionista. Non va trascurato che a questo si aggiunge che il 68% degli architetti presenta insolvenze verso la clientela privata e il 32% verso il settore pubblico.Architetti

Ritardi dei pagamenti. Mediamente i giorni necessari per ottenere un pagamento da parte della pubblica amministrazione lo scorso anno sono arrivati a quota 217 (erano 90 nel 2006 e 129 nel 2010); per quelli da parte delle imprese si è passati da 114 giorni del 2011 a 175 giorni del 2013; per quanto riguarda le famiglie da 70 a 98 giorni.
Il problema delle insolvenze dei pagamenti è fortemente accentuato al sud Italia mentre è critico al nord il rapporto con gli istituti bancari: il 57% degli architetti risulta debitore con istituti di credito, fornitori e società finanziarie. In questo modo la percentuale degli architetti che ha dichiarato di aver subito in un anno il forte calo del proprio fatturato è cresciuta dal 26% di due anni fa al 33% dello scorso anno per arrivare ad oggi fino al 38%.

Reddito professionale. Questa situazione di crisi economica e recessione delle costruzioni ha comportato che il reddito professionale annuo lordo abbia subito negli ultimi sei anni una perdita netta del 40%: nello scorso anno potrebbe essere sceso a poco più di 17mila euro al netto dell’inflazione, di fatto il valore più basso degli ultimi 15 anni.
Dall’indagine non appare praticabile la possibilità di avviare e di incrementare l’attività all’estero, considerando le dimensioni degli studi professionali, che non permettono di affrontare le problematiche e le difficoltà di lavorare all’estero.
Restando alla statistica, sono 70mila gli studi di architettura sul territorio nazionale che impiegano solamente un dipendente non architetto e uno o due collaboratori esterni con partita Iva.

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