Saie 2020 | In calcestruzzo

Atecap a Saie 2020 su industria del calcestruzzo tra digitalizzazione e sostenibilità

Con Andrea Bolondi, presidente Atecap, parliamo della partecipazione dell’associazione italiana del calcestruzzo preconfezionato a Saie 2020 all’interno dell’iniziativa speciale di Saie “In Calcestruzzo”, partecipazione che sarà declinata su due temi cruciali per il futuro del settore, due temi che governeranno lo sviluppo di ogni industria: i processi digitali e la sostenibiltà.
Andrea Bolondi | Presidente Atecap.

Atecap sarà a Saie 2020 all’interno dell’iniziativa speciale In Calcestruzzo per discutere dei due principali driver del futuro del settore: la rivoluzione digitale che sta interessando anche l’industria delle costruzioni come un’opportunità unica per la filiera del concrete, in chiave di promozione delle soluzioni costruttive in calcestruzzo, e sostenibilità. Di questi temi ne parliamo con Andrea Bolondi, manager con oltre trenta anni di esperienza nel settore, direttore operativo di Unical spa, azienda del gruppo Buzzi Unicem, leader nel settore del calcestruzzo preconfezionato in Italia. Bolondi ha ricoperto numerosi incarichi in ambito associativo, coordinatore del Progetto Concrete, dal 2009 al 2012 è stato presidente di Ermco, l’associazione europea di produttori di calcestruzzo preconfezionato, ed è attualmente presidente di Atecap, l’associazione italiana dei produttori di calcestruzzo preconfezionato e vicepresidente di Federbeton, federazione di settore di Confindustria che riunisce le associazioni della filiera del cemento e del calcestruzzo.

Presidente Bolondi, governare il flusso di informazioni consente di mettere in risalto le molteplici prestazioni a favore del progettista, dell’impresa e dell’utilizzatore finale che la soluzione in calcestruzzo può offrire. A che punto è lo sviluppo di questa tematica fra gli associati Atecap?

Oggi bisogna essere pronti a inserire le informazioni relative al prodotto nel flusso digitale che governerà le costruzioni, mettendo in risalto i tanti vantaggi che la soluzione in calcestruzzo può offrire a favore del progettista, dell’impresa o dell’utilizzatore finale. Si tratta di rendere disponibili queste informazioni in modo chiaro e semplice da usare, in modo uniforme e coerente con le applicazioni informatiche, ad esempio in ambito Bim, e condividere le innovazioni che provengono dalla filiera dei produttori di impianti, attrezzature e sistemi di controllo orientandone lo sviluppo futuro in funzione delle esigenze dell’industria del calcestruzzo. Per questo seguiamo con molto interesse, e siamo parte attiva di tutte quelle iniziative che puntano a costruire un grande sistema di dati e informazioni per aumentare la qualità, la sostenibilità e la trasparenza dei processi costruttivi.

La costruzione in calcestruzzo, nell’intero ciclo di vita, soddisfa anche i requisiti di sostenibilità ambientale, oltre a quelli già noti di durata, robustezza ed economia di realizzazione.

I dati e la condivisione delle informazioni fra tutti gli operatori è una bella sfida per l’industria del calcestruzzo che vuole innovare e garantire qualità costruttiva al Paese…

Avere a disposizione una banca dati unica per la filiera delle costruzioni significa concretizzare uno strumento di condivisione di informazioni tecniche, scientifiche ed economiche. Informazioni che, grazie al Bim, consentiranno di rappresentare digitalmente un’opera nel suo complesso, con le sue caratteristiche fisiche e funzionali, lungo tutto il ciclo di vita. Se pensiamo all’estrema frammentazione del settore delle costruzioni, in gran parte composto da piccole imprese con meno di 20 occupati, allora appare evidente la necessità di realizzare un comune sistema digitale di informazioni. In questi processi sono e devono essere coinvolti tutti gli operatori, ovvero tutte le figure che intervengono nel processo di realizzazione di un’opera, a partire dal committente, passando per il progettista, i produttori di materiali, fino all’impresa di costruzioni. Nel mercato del futuro la competizione non sarà più su singoli prodotti ma su soluzioni costruttive e per questo la logica della divisione dei singoli pezzi della catena del valore non funziona più. In atri termini si vince o si perde insieme. Porto un esempio a me molto vicino riferendomi alla vecchia dualità tra cemento e calcestruzzo, che oggi non significa più nulla: il calcestruzzo è il prodotto finale che si confronta con le esigenze del mondo delle costruzioni, il cemento è il principale componente, assieme ad altri, che ne permette le prestazioni tecnologiche e ne influenza le caratteristiche di sostenibilità ambientale. Tutti insieme dobbiamo cooperare con l’obiettivo comune di rendere la soluzione in calcestruzzo la scelta più vantaggiosa ed efficiente nel mondo delle costruzioni.

E veniamo allora al tema della sostenibilità che ha or ora accennato. Secondo lei è possibile realizzare un modello di produzione del calcestruzzo che rientri a pieno titolo nell’economia circolare?

Il modello finora conosciuto è chiaramente insostenibile, mi riferisco a quello basato sullo sfruttamento immediato, dove il ciclo di vita dei beni si è accorciato ed è diventato lineare. Il futuro è nei modelli economici in grado di sfruttare al massimo e il più a lungo possibile il valore delle risorse stesse, potenziandone l’utilizzo all’interno di ogni fase del loro ciclo di vita. Tutti i settori industriali, e tra questi anche le costruzioni, non possono più concedersi di pensare a un prodotto per rispondere a un solo bisogno limitato nel tempo, prodotto che poi, terminata la sua funzione, semplicemente diventa un rifiuto. Ciò è insostenibile non solo a livello ambientale per via delle risorse e delle energie limitate, ma anche a livello economico. La sostenibilità sta concretamente diventando un valore per ogni prodotto, e per l’industria italiana è dunque divenuta un fattore di competitività. Non fa eccezione il prodotto edile e l’industria delle costruzioni. Per la realizzazione delle opere, infatti, il mercato richiede sempre più materiali naturali e salubri. Materiali e aggregati provenienti dal riciclo, materiali e sistemi innovativi che possano essere riutilizzati a fine ciclo. Ma l’economia circolare non è un modello di economia lineare con una buona performance di gestione degli scarti. Passare da una produzione di rifiuti ad una produzione di materiali riutilizzabili richiede un ripensamento del processo costruttivo basato sull’eco-progettazione, dunque opere riparabili, smontabili, divisibili, le cui parti, a fine ciclo vita, possano essere trattate per essere trasformate in materia prima seconda, e la realizzazione di impianti per gestire lo scarto.

Andrea Bolondi: “… Tutti insieme dobbiamo cooperare con l’obiettivo comune di rendere la soluzione in calcestruzzo la scelta più vantaggiosa ed efficiente nel mondo delle costruzioni”.

Torniamo nell’ambito del calcestruzzo. Questo può dare un prezioso contributo per valorizzare gli scarti dei processi produttivi e degli insediamenti urbani e ridurre il ricorso alle risorse naturali. Come?

Innanzitutto, tramite l’impiego di aggregati da riciclo o industriali in sostituzione di quelli naturali, in modo da ridurre il conferimento in discarica di rifiuti e il ricorso a risorse non rinnovabili. Le potenzialità che offrirebbe il settore sono altissime. Faccio un esempio provocatorio: consideriamo un dosaggio medio di aggregati nel calcestruzzo con una sostituzione del 30% di materiale riciclato rispetto al naturale. Su una produzione di circa 28 milioni di metri cubi di calcestruzzo registrata nel 2019, si potrebbe ottenere un risparmio di aggregati naturali di 15 milioni e mezzo di tonnellate. Vale a dire un mancato conferimento in discarica di materiali di scarto del settore delle costruzioni e demolizioni pari a circa il 10% del quantitativo totale di rifiuti speciali che ogni anno sono generati in Italia. Anche gli Acquisti Verdi in Italia sono una leva all’uso di materiali riciclati nel calcestruzzo. I recenti Criteri Ambientali Minimi per l’edilizia prevedono un contenuto minimo del 5% in peso sul secco di riciclati nel calcestruzzo, come somma di tutti i suoi costituenti. Quello che potrebbe essere un incentivo, viene però limitato dall’attuale offerta del mercato degli aggregati riciclati, che prevede scarse quantità di tali aggregati idonei per l’uso strutturale, ovvero composti di almeno il 90% di solo calcestruzzo. Si arriva così all’assurdo di dover compiere anche 300 km per acquistare l’aggregato riciclato adatto e rispondere ai Cam, contro ogni logica economica e ambientale.

Potenzialità enormi che hanno bisogno di condizioni politiche di contesto per esprimersi al meglio…

In questo periodo è d’attualità il dibattito su come rilanciare lo sviluppo del Paese dopo la crisi economica innescata dall’emergenza sanitaria della pandemia. Abbiamo una grande opportunità come sistema Paese, ma è unica, un solo colpo in canna che non possiamo sbagliare, perché il debito pubblico italiano è altissimo e si ripresenterà più un’altra “giustificata” occasione per investire in deficit e usare fondi europei a buon mercato. Per progettare la ripresa occorre avere una strategia chiara in mente per sapere come e dove impiegare i denari che l’Europa ci permetterà di spendere, riformare il Paese una volta per tutte, scatti coraggiosi anche nella direzione della sostenibilità. Starà poi agli operatori supportare la scelta di costruire in calcestruzzo con le corrette informazioni sulle proprietà del materiale per valutare il grado di sostenibilità dell’opera realizzata. La costruzione in calcestruzzo, nell’intero ciclo di vita, soddisfa anche i requisiti di sostenibilità ambientale, oltre a quelli già noti di durata, robustezza ed economia di realizzazione. (vb)

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