Filiera delle costruzioni | I caschi gialli e le vessazioni blocca cantieri

«Basta burotecnocrazia, fateci lavorare!»

In piazza Affari a Milano la giornata della collera della filiera delle costruzioni è continuata con un altro capitolo: quello delle vessazioni. A fronte di un vortice di leggi, burocrazia e regolamenti che impattano sulle imprese rendendo la vita impossibile a imprenditori e professionisti, presentato ai governanti il documento, con proposte risolutive a costo zero per lo stato, delle 100 vessazioni che «uccidono le imprese».

Coriacei, convinti più che mai di essere dalla parte della ragione e del buon senso. E se la giornata della collera del 13 febbraio scorso era stata ritenuta quantomeno «scioccante», la filiera delle costruzioni è ritornata in piazza (pensate l’ironia… in piazza Affari) a Milano per gridare a voce alta che è davvero venuto il momento di passare dalla fase della protesta a quella della proposta.

La filiera si è contata e ha scoperto di essere più forte di prima e le 20 associazioni che manifestarono il loro malessere a febbraio ora sono salite a 31, sigle rappresentanti d’imprese edili, professionisti, artigiani, federazioni e associazioni nazionali e territoriali che in questi mesi hanno fatto sistema impegnandosi nel confronto e provvedendo alla messa a punto di un censimento di quello che è stato definito un autentico «vortice delle vessazioni».
Dalla casistica analizzata sono emerse problematiche e comportamenti ai quali occorre dare risposte immediate e, tra i problemi, vi è «il cambio di rotta nella cultura del rapporto tra impresa e pubblica amministrazione».

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L’ing. Claudio De Albertis (presidente di Assimpredil Ance), regista di quest’ulteriore giornata della collera, ha sintetizzato che le vessazioni evidenziate sono riconducibili all’eccessiva e contrastante attività legislativa che genera confusione e che destabilizza il mercato, alla stratificazione nel tempo di procedure determinate dai singoli enti, procedure a volte superate e inutili, spesso solo legittimanti di alcuni ruoli e funzioni. Problemi riconducibili anche alla proliferazione di soggetti che partecipano alle procedure edilizie e urbanistiche con diritto di veto o con funzioni consultive, ma che sempre e comunque rallentano i processi decisionali, oltre che alla indeterminatezza dei propri diritti e doveri che sovente cambiano in corso d’opera rendendo impossibile investire e lavorare.
Sintesi, considerazioni e proposte che diventano pietre miliari del nuovo sito www.lagiornatadellacollera.org, nell’intento degli organizzatori, punto di riferimento per professionisti, imprese e operatori a mantenere aperto il dialogo tra il mondo produttivo, professionale e le istituzioni.
De Albertis, forte della richiesta «fateci lavorare!» ha parlato con una voce sola, quella di tutti i protagonisti della filiera delle costruzioni: «… bisogna tagliare i costi della burocrazia per eliminare vincoli liberando risorse per lo sviluppo e la competitività delle imprese, tenuto conto che la semplificazione è una riforma a costo zero. Il mercato ha bisogno di regole certe per crescere: gli investimenti sono congelati perché ora, ancor più di prima, non vi è certezza del diritto e vi è ancor meno certezza dell’azione amministrativa. Sono anni che sentiamo parlare di snellimento delle procedure e di semplificazione: temiamo invece che questo paese non abbia la volontà di metter mano a questo problema. Occorre una riforma radicale che, partendo dalla semplificazione normativa arrivi a quella procedurale, stratificata e consolidata nelle strutture dei mille enti pubblici con competenze sovrapposte e concorrenti». De Albertis ha fatto l’ennesima apertura al Governo del Paese che, con il dl 69/2013 e con tutti i provvedimenti approvati, ha tracciato una strada importante per risolvere le problematiche legislative anche se permane il forte senso di «adattamento» di chi ci governa alle norme al fine del solo rispetto formale delle stesse. Senza così incidere sul problema sostanziale.
Nell’ennesimo impegno, di disponibilità, passando, come detto, dalla protesta alla proposta, De Albertis ha rimarcato che rimane il disagio diffuso che l’operatore subisce come ricaduta dell’incertezza sui termini, che pesa sul risultato economico dell’operazione.
Questa situazione è caratterizzata da quattro, specifici, comportamenti ripetuti e costanti: difficoltà di comunicazione nei rapporti tra imprese e uffici pubblici che paiono, questi ultimi, sempre più attenti al rispetto della norma per la norma più che al risultato; continue richieste di documentazione già in possesso di altri uffici della stessa amministrazione o di altri enti coinvolti nel procedimento; difficoltà nell’individuare quale sia l’ufficio o la persona che si assuma la responsabilità di condurre la pratica sino alla sua definitiva conclusione; modalità operative delle pubbliche amministrazioni che si trasformano in procedure, iter, circolari e prassi verbali tra gli uffici lunghe e farraginose, distaccate da reali esigenze di tutela dell’interesse pubblico.
De Albertis, tra l’ironico e il sarcastico, ha scatenato il consenso dei presenti quando ha asserito che «l’insieme dei documenti amministrativo-burocratici degli adempimenti e delle scadenze, dei moduli, delle certificazioni e delle validazioni, delle copie degli stessi documenti che si debbono presentare e ripresentare alla pa ha generato un mestiere aggiuntivo: l’esperto di burocrazia, il burotecnico. Un costo che si deve ridurre a beneficio della produzione, della qualità, della capacità competitiva di questa filiera».
A questa situazione che produce stallo, i rappresentanti della filiera delle costruzioni hanno ripetuto che occorre ancor più impegno e soprattutto il monitoraggio dei risultati. Nello specifico, bisogna, quindi, tenere alta l’attenzione e monitorare i risultati: unificare e semplificare l’attività amministrativa facendo funzionare strumenti come lo sportello unico per l’edilizia; intervenire con azioni drastiche di riorganizzazione dell’operato degli uffici che gestiscono le procedure degli enti locali e degli enti chiamati a rilasciare pareri e nullaosta; attuare il processo d’informatizzazione anche in funzione di una gestione del rapporto tra imprese, professionisti e pubblica amministrazione; introdurre per tutte le procedure l’istituto del silenzio assenso, prevedendo l’esplicitazione della concreta motivazione dell’ente per l’eventuale intervento in ritardo; misurare l’efficienza ed efficacia delle risposte, ovvero la soddisfazione dell’utente.
Di qui la formulazione del documento definito «cahiers de doleances» con le 100 vessazioni raccolte in questi mesi con il contributo di tutti i partecipanti della filiera delle costruzioni, 100 vessazioni che riguardano edilizia privata e urbanistica, fiscalità, lavori pubblici, finanza, credito e assicurazioni e che ora sono sul tavolo di chi ci governa. Vedremo quale sarà la risposta. Intanto riportiamo i commenti degli operatori della filiera partendo dal vertice di Confindustria.

Le dichiarazioni dei rappresentanti delle associazioni di categoria

Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria: «…Siamo in recessione da nove trimestri. Non vediamo la luce in fondo al tunnel, nonostante le dichiarazioni ottimistiche del ministro Saccomanni. È giusta la protesta contro le vessazioni e le complicazioni normativo-burocratiche che colpiscono il mondo produttivo e in particolare quello delle costruzioni. Sono qui con voi oggi perché come imprenditore e come cittadino mi sento uno di voi. Noi non abbiamo mai avuto la bolla immobiliare che c’è stata negli Usa e in Spagna e il fatto che non siamo mai riusciti a ripartire è per colpa delle complicazioni normative e burocratiche di questo Paese. Noi abbiamo bisogno di semplificazioni e ci stiamo battendo, questo governo perlomeno sta ascoltando e sta dando qualche segnale di attenzione, però il cammino è ancora molto, molto lungo. Credo che oggi abbiamo il dovere di protestare contro le vessazioni che affliggono il mondo delle costruzioni e tutto il manifatturiero, abbiamo bisogno di avere un Paese normale che ci permetta di lavorare senza combattere giorno per giorno vessazioni di ogni tipo».
Proprio il presidente di Confindustria giorni fa si era confrontato sulle priorità delle imprese e sull’emergenza economica con Antonio Patuelli, presidente dell’Abi. Squinzi aveva confermato che il quadro italiano è desolante e che la ripresa che è stata ipotizzata «… sarà un debole recupero, a passo lento. Non riuscirà comunque a creare lavoro. Tuttavia è uno spiraglio di fiducia, noi imprenditori ci vogliamo credere e siamo pronti a fare la nostra parte. La ripresa attesa per l’estate slitta a fine anno: il mio non è pessimismo ma realismo. Spetta ora alla politica farsi carico delle emergenze e dare risposte».

Paolo Buzzetti, presidente Ance Nazionale: «…l’iniziativa di Milano è stata un nuovo importante appello da parte delle imprese di costruzione a fare in fretta per evitare la deindustrializzazione di un settore che è fondamentale per la ripresa. Le nostre rilevazioni presentate lo scorso giugno nell’ambito dell’Osservatorio congiunturale danno il segno di un settore ormai allo stremo con una disoccupazione record che sta toccando quota 700mila unità in meno dall’inizio della crisi. Arrivati a questo punto pannicelli caldi non bastano. Come andiamo ripetendo da mesi serve un Piano Marshall dell’edilizia che coniughi soluzioni tecniche a fondi pubblici necessari per ridare lavoro alle imprese. Inoltre è necessario pagare tutto e tutte le imprese che vantano da anni debiti ingenti con la pubblica amministrazione. Una battaglia di civiltà quella dei pagamenti della pa che noi dell’Ance, per primi, abbiamo ingaggiato e che finalmente ora sta dando i primi frutti. Anche se, come mostreremo giovedì 11 luglio nel corso della nostra assemblea annuale, i nuovi dati a nostra disposizione mostrano una situazione attuale tutt’altro che rosea».

Michele Specchio, presidente della Consulta geometri e geometri laureati della Lombardia: «… I collegi provinciali che compongono la consulta regionale della Lombardia rappresentano 18mila geometri. Continuiamo a credere nel futuro puntando sulla vera liberalizzazione che valorizzi la capacità del professionista che deve arrivare a una collaborazione integrata tra scuola e mercato e un efficace snellimento amministrativo – burocratico che dia spazio alla competitività. I tecnici pubblici e i professionisti debbono collaborare al risultato per l’assioma pubblicistico della reciproca funzione. Responsabilizziamo maggiormente il professionista che verrà penalizzato se l’opera non risulterà conforme. Parimenti, incentiviamo il tecnico pubblico a una maggiore produttività assistita da una minor farraginosità di dettami e chiarezza di comportamento. Riduciamo poi i tempi di attesa per la realizzazione del manufatto, per azzerare i costi d’investimento infruttifero dell’interminabile fase istruttoria. Noi geometri lombardi abbiamo sostenuto questa nuova manifestazione perché, con le altre organizzazioni della filiera, nel proporre alcuni suggerimenti finalizzati ad adeguare gli standard procedurali ai livelli dei competitors europei vogliamo dare il contributo al rilancio del mercato delle costruzioni».

Giuseppe Freri, presidente Federcomated: «… la denuncia della nostra associazione è basata su tre punti.
Accesso al mercato: la liberalizzazione totale ha portato al proliferare di soggetti non qualificati e improvvisati nel mondo dell’edilizia. Noi siamo per rendere l’accesso al mercato più qualificato e selettivo ma anche per abbassare la barriera dei vincoli burocratici che soffocano le nostre imprese sia dal punto di vista amministrativo sia da quello fiscale.
Un credito più razionale: c’è un problema generale di restrizione del credito che danneggia l’edilizia, sia per gli operatori sia per le famiglie. Ma c’è anche un problema specifico: il già difficile acceso al credito da parte delle imprese non può essere standardizzato. I prodotti venduti dal sistema distributivo dell’edilizia hanno una vita lunga e conseguentemente i meccanismi di accesso al credito per le nostre imprese devono tener conto di questo fattore.
Concordato preventivo in bianco: siamo critici sulla disinvoltura di questo strumento che nato per favorire soluzioni di crisi aziendali ha finito per danneggiare i creditori, normalmente altre imprese. Il recente decreto del fare ha introdotto criteri più restrittivi nel concordato preventivo in bianco: Federcomated li ha accolti favorevolmente, li ha ritenuti una misura opportuna
».

Vincenzo Albanese, presidente Fimaa Milano Monza e Brianza: «… il settore dell’intermediazione rappresenta l’ultimo miglio della filiera immobiliare e ha risentito delle difficoltà delle proprie aziende sia di quelle dei consumatori. Sono molteplici i fattori che hanno concorso alla definizione di questa situazione, certamente la difficoltà di accesso al credito da parte delle famiglie ha avuto comunque il ruolo determinante. Basta un dato: in Italia l’importo dei mutui erogati per l’acquisto di abitazioni lo scorso anno è stato del 47,5% in meno rispetto al 2011. Crediamo che il mercato debba ripartire dal basso, attraverso iniziative concrete che supportino la domanda e che ciò potrà realizzarsi solo attraverso l’incentivazione del mercato di sostituzione e la riapertura del credito alle famiglie».

Viviana Beccalossi, assessore Territorio, urbanistica, difesa del suolo, Regione Lombardia: «… l’osservatorio regionale indica che nel settore delle costruzioni, rispetto a 5 anni fa, si è verificata una riduzione degli investimenti del 24,3%. I dati Istat dicono che in Lombardia lo scorso anno il comparto dava lavoro a 323mila persone, con una perdita occupazionale secca rispetto al 2008 di 47.300 posti. Alla luce di queste statistiche la giunta regionale lombarda ha deciso d’istituire il «cantiere dei Caschi gialli», un tavolo di confronto per programmare la politica dell’edilizia insieme a tutti gli addetti del comparto. La Regione ha anche messo a disposizione delle imprese 1 miliardo e mezzo di euro e ha dato vita a un nuovo modello di welfare che garantisce 500 milioni a favore delle famiglie, e fondi per 200 milioni destinati agli enti locali per pagare i fornitori e finanziare i nuovi investimenti superando i limiti del patto di stabilità. La burocrazia che imbriglia il settore e rende più difficili investimenti e costruzioni è comunque il nemico da combattere. Una norma che andava bene 10 anni fa non è detto che sia attuale oggi. Un esempio viene dall’approvazione della legge sui piani di governo del territorio, un atto che da un lato garantisce una gestione equilibrata e sostenibile del territorio dando possibilità ai comuni ritardatari di mettersi in regola, e che sblocca più di 3mila cantieri, per un valore di mezzo miliardo di euro, dando fiato a tutto il comparto delle costruzioni».

Sandro Mauri, presidente Acai Milano: «…Negli ultimi mesi la situazione si è fatta ancora più difficile. L’intero comparto sta soffrendo, con un calo costante del numero delle imprese e degli addetti e con un crollo verticale degli ordinativi. In questo senso, i dati pubblicati dalla cassa edile di Milano, Monza e Brianza, sono impietosi: negli ultimi cinque anni il 28% delle imprese ha gettato la spugna e il 32% dei posti di lavoro sono andati persi. Fin da subito va assunto un impegno da parte di quanti hanno davvero a cuore il nostro sistema produttivo. A garantire ogni possibile sforzo per rilanciare il settore. Uno sforzo che coinvolga pubblica amministrazione, enti preposti, banche. Perché l’accesso al credito è diventato una corsa a ostacoli».
Testo di Livia Randaccio /Foto e video di Mattia Pavanello

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