Punti di Vista | Gerardo Biancofiore, presidente Ance Foggia

Biancofiore: «Nel Meridione impegno per una stagione nuova»

Per il vertice dei costruttori Ance di Foggia è fondamentale il rilancio del mercato domestico, così come si chiede che le imprese rispettose della legge e dei regolamenti non subiscano danni inferti da concorrenti sleali.
Gerardo Biancofiore | Presidente Ance Foggia
Gerardo Biancofiore | Presidente Ance Foggia

Il ciclo di programmazione dei fondi comunitari 2014-2020 dev’essere l’occasione per un rilancio del settore delle costruzioni. Con le istituzioni abbiamo avviato un confronto sulla base di uno slogan, «Sblocca cantieri», che richiama il lessico «decisionista» dell’Esecutivo nazionale, nella convinzione che ci stiamo giocando una partita estremamente importante, decisiva per lo sviluppo del Paese.
Sono cinquemila i cantieri che si possono far decollare o riaprire. Le risorse non mancano. In Puglia ve ne sono circa dodici miliardi. Nella sola Capitanata i cantieri  immediatamente cantierabili sono una quarantina.

In quel territorio le espressioni territoriali dell’Associazione costruttori, Ance Foggia >> e Ance Bari-Bat (Barletta, Andria, Trani), hanno definito un’intesa con il livello regionale dell’Anci, l’associazione dei comuni. L’impegno è di «avviare iniziative congiunte finalizzate al monitoraggio delle risorse finanziarie disponibili per gli investimenti dei comuni e alla soluzione delle criticità procedurali e burocratiche che ne ritardano la cantierizzazione». L’accordo rappresenta un valore aggiunto, che auspichiamo possa rivelarsi decisivo, rispetto all’azione realizzabile da imprese, mondo associativo e istituzioni competenti preposte al governo dell’area.
Nel rispetto di ruoli e prerogative, si è preso atto della difficoltà di appaltare opere in tempi certi, di portarle a buon fine, nonché dell’urgenza di realizzare interventi fondamentali per il recupero di valori e funzioni essenziali del nostro vivere sociale. È il caso di uno schema di interventi che in Capitanata abbiamo messo a punto, privilegiando la messa in sicurezza di edifici scolastici e di aree aggredite dal dissesto idrogeologico come i monti Dauni.
Dobbiamo rilanciare il settore facendo leva su queste cose. Dobbiamo farlo in una visione da classe dirigente, che sappia coniugare legittimi interessi e istanze di categoria con obiettivi di più ampio respiro. L’edilizia è uno dei comparti che più hanno pagato il prezzo della crisi. In Capitanata sono spariti più di cinquemila posti di lavoro in cinque anni. Diminuiscono i lavoratori, così come chiudono centinaia di imprese e cantieri.

I timidi, tutt’altro che sicuri, segnali di ripresa che affiorano a livello di economia nazionale, al Sud tardano a manifestarsi. Di recente l’Economist, in assenza di un’analoga attenzione da parte di tanta parte dell’opinione pubblica nazionale, ha ricordato che le Italie continuano a essere due e che, dati alla mano, la crisi di questi anni ne ha aggravato il divario.
La politica deve assumersi le responsabilità di una questione la cui risoluzione non può essere affidata semplicemente al protagonismo dei territori, ma richiede un coordinamento. Fatto di programmazione e pianificazione di opere che incidano strutturalmente sul gap, riducendolo. Opere la cui portata supera spesso gli ambiti d’azione delle singole regioni.
Qui non si tratta di rivendicare risorse. Il calo della domanda interna nel nostro Paese è stato particolarmente accentuato dalla caduta del reddito medio meridionale, finendo col danneggiare anche il sistema produttivo del Nord. Eppure, si continua a trascurare qualsiasi ipotesi d’intervento atta a rilanciare l’economia meridionale. Le stesse istituzioni finanziarie, su scala europea come la Bei, come su scala nazionale, come la Cassa depositi e prestiti, hanno meccanismi di funzionamento e di supporto, diretto e indiretto, al sistema produttivo tali da escludere quasi completamente la piccola impresa, e quella del Mezzogiorno in particolare.

Serve dunque, da Ance a Confindustria, esprimere con forza l’esigenza di una svolta. In particolare nell’approccio politico e culturale a un problema che va affrontato come una grande questione nazionale e non localistica! Il quadro macroeconomico negli ultimi mesi è cambiato: dobbiamo cogliere le opportunità che ci vengono offerte dalla svalutazione dell’Euro, dall’abbassamento del prezzo del petrolio, dall’intervento proattivo della Bce per rilanciare credito e liquidità su scala comunitaria. Per rilanciare il mercato domestico, tuttavia, serve ben altro! Tra gli altri interventi, occorre appunto rimettere l’edilizia tra le priorità delle strategie di sviluppo.

Nelle more che del Mezzogiorno, in termini di opportunità da cogliere e non di assistenza, si torni a parlare come tema centrale per incrementare il livello di competitività del Sistema Paese, al Sud bisogna saper cogliere puntualmente qualsiasi opportunità venga offerta dalle politiche e dai provvedimenti adottati a livello nazionale.
La nostra azione in Puglia ha avuto impulso dalla consapevolezza delle ricadute potenziali di alcuni grandi interventi, come il piano nazionale di messa in sicurezza per le scuole. Nel Meridione, siamo impegnati con la massima determinazione a creare presupposti per una stagione nuova. Dobbiamo contribuire, come sistema associativo, a contrastare la mala pianta della corruzione. Confindustria centrale, come l’Ance, hanno saputo fornire risposte ferme in materia di legalità.
Abbiamo apprezzato, pur con qualche criticità, lo spirito del recente provvedimento anticorruzione. Noi non solo non abbiamo paura di controlli più rigorosi: li chiediamo e li auspichiamo! Vogliamo che le nostre aziende, rispettose della legge, non subiscano i danni inferti da concorrenti sleali. Sappiamo tuttavia anche che gli episodi eclatanti di cui si è avuta ampia eco sulla stampa riguardano, oltre ai livelli istituzionali e amministrativi, un numero ridotto di esponenti imprenditoriali, per lo più di grandi imprese. È inaccettabile che ne subiscano le conseguenze negative altre trentamila imprese che nulla hanno avuto a che fare con tali accadimenti.
Bisogna combattere la corruzione senza frenare gli investimenti e lo sviluppo, creando terreno fertile per chi non agisce nella trasparenza. Le infrastrutture servono! È dal degrado, dalle carenze di servizi, dall’economia malata che si originano più facilmente malcostume e reati. Dobbiamo coniugare controlli ferrei con semplificazione normativa. Troppe leggi e regolamenti aiutano, anziché ostacolare, chi vuole operare ai margini della legalità! Su questa direttrice di marcia c’è ancora del percorso da fare.

Gerardo Biancofiore, presidente Ance Foggia

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