Il commento | Massimo Deldossi, Presidente Ance Brescia

Bilancio Superbonus Brescia e provincia e prospettive 2023

L’analisi e le considerazioni sul futuro prossimo del settore del presidente di Ance Brescia Massimo Deldossi. Oltre 4.223 milioni di euro investiti nell’ultimo biennio sulla base degli interventi incentivati. Se non si sbloccano i crediti che riempiono i cassetti fiscali delle imprese è davvero difficile immaginare che quest’anno si possano ripetere i risultati del 2022.  
Massimo Deldossi | Presidente Ance Brescia e vicepresidente nazionale Ance con delega a Tecnologia e Innovazione.

Nel biennio 2021 – 2022 a Brescia e provincia gli investimenti nel costruito legato agli incentivi, Bonus di varie misure e ovviamente Superbonus 110 per cento, hanno registrato la ragguardevole ci fra di quattro miliardi e 223 milioni di euro.

Dall’elaborazione per Ance Brescia del Cresme dei dati Omi, acronimo di Osservatorio del mercato immobiliare, strumento utilizzato dall’Agenzia delle Entrate, il valore degli investimenti legati a incentivi nel settore edilizio di città e provincia nel 2022 è stato di 2,3 miliardi di euro, pari all’84% del totale impiegato per il rinnovo residenziale.

L’impatto occupazionale creato dal recupero incentivato è stato di 23mila occupati diretti ai quali sono da aggiungere 11.500 indiretti per un totale di 34.500 occupati. Gli investimenti incentivati nella provincia bresciana sono passati dai 286 milioni del 2008, agli 813 del 2018, saliti rispettivamente a 838 e 833 nel 2019 e nel 2020, quindi raddoppiati a 1.923 nel 2021 e a 2.300 milioni lo scorso anno.

Il valore della produzione delle costruzioni a Brescia nel 2022 supera i livelli pre-crisi 2007

Il  valore delle costruzioni nella provincia di Brescia nel 2022 torna a superare, in valori deflazionati,  i livelli di produzione del 2003 e del 2006, picchi massimi degli anni 2000.

Nel 2022 il valore della produzione delle costruzioni in provincia di Brescia è stato 7.574 milioni di euro, contro i 6.185 del 2021. Si tratta di una crescita a valori correnti di 1.389 milioni, pari al + 22,5%. Considerando però la variazione prezzi, in quantità, il mercato è cresciuto dell’11,4%.

Nel 2021 la crescita rispetto al 2020 era stata del 28,6%. Il 67% del mercato è fatto da interventi sul patrimonio esistente, e 2,3 miliardi sono dovuti agli incentivi fiscali. La principale attività in atto nel settore delle costruzioni è data degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria sul patrimonio esistente, si tratta nel 2002, di 1,1 miliardi di manutenzione ordinaria e di 3,9 miliardi di manutenzione straordinaria che interessano il patrimonio residenziale, quello non residenziale e quello delle opere pubbliche. 2,7 miliardi di interventi di manutenzione straordinaria sono dedicati al patrimonio residenziale. Di questi quasi l’84%, pari a 2,3 miliardi, sono dovuti a interventi realizzati grazie agli incentivi fiscali.

Difficile se non impossibile fare previsioni sul 2023

Se non si sbloccano i crediti che riempiono i cassetti fiscali delle imprese è davvero difficile immaginare che quest’anno si possano ripetere i risultati del 2022. Sebbene siamo coscienti che la manovra varata abbia dovuto fare i conti con risorse contingentate, resta il rammarico nel constatare che nulla è stato fatto per risolvere la drammatica crisi di liquidità del settore causata della cessione dei crediti da bonus e delle mancate compensazioni per i rincari dei materiali.

Le imprese sono allo stremo e dobbiamo subito intervenire per frenare l’emorragia di liquidità che rischia di farne fallire migliaia mettendo a repentaglio i lavori in corso, sia pubblici sia privati. Occorre prevedere subito una misura straordinaria che sia in grado di ridare fiato alle imprese e restituire la liquidità necessaria per continuare a portare avanti i lavori come una moratoria sul credito. Una misura che ha funzionato molto bene già in precedenza e che ha permesso di salvare centinaia di migliaia di imprese che altrimenti avrebbero chiuso.

La riflessione tecnico-economica di Ance Brescia sui possibili dati 2023 si può sintetizzare all’insegna delle seguenti ipotesi: se si sblocca la cessione dei crediti i condomini “ricchi” potrebbero assorbire l’incremento di costi di circa il 20% legato alle nuove regole di applicazione del Superbonus.

Ma per quelli periferici e meno abbienti vi sono forti dubbi sull’eseguibilità dei lavori. La grande difficoltà a consegnare delle stime è legata all’enorme incertezza che grava sul comparto.

Nei mesi scorsi si riteneva che il 2023 avrebbe eguagliato o superato i numeri superiori del 2022, anche per la previsione di nuovi interventi sui condomini che più necessitano di una profonda riqualificazione strutturale ed energetica.

Se si considerano i rallentamenti e le modifiche ricorrenti introdotte nel 2022, si poteva immaginare un nuovo anno con un parametro di crescita pari ad almeno il 10%. L’irrisolta questione dei crediti incagliati rende difficile anche capire chi li comprerà e a che prezzo.

Il timore è che le imprese vedano calare sensibilmente la mole di lavoro, nella più rosea delle previsioni – a situazione immutata – sino a meno il 50% del valore 2022 ma molto probabilmente il valore degli interventi incentivati si ridurrebbe a un terzo degli importi raggiunti nel ’22, con soli 690 milioni di investimenti rispetto ai 2.300 dello scorso anno.

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