Le mura medievali | Magliano, Toscana

«Bombe d’acqua», crolli, messa in sicurezza e ricostruzione

Le modalità di ricostruzione del torrione sono state definite tenendo conto della principale criticità che ha provocato il crollo ovvero la spinta delle acque penetrate nel terreno provenienti dai giardini soprastanti. Il progetto di ricostruzione delle mura crollate nel 2014 ha previsto, come per il torrione, la realizzazione di un paramento esterno in pietra e di un guscio interno in calcestruzzo armato, poggiato su micropali e ancorato con tiranti alla calcarenite retrostante.

Magliano, in Toscana, è un comune di circa 3.600 abitanti sito in zona collinare a sud di Grosseto in vista del mare di Talamone e dell’Argentario. Caratteristica principale della cittadina è la cinta muraria di origine medievale che racchiude completamente il borgo antico: una delle meglio conservate e più complete del centro Italia. L’origine del nucleo fortificato, tra il X e il XIII secolo, s’identifica con la dominazione dei conti Aldobrandeschi, che costruiscono le mura in zona elevata per poter controllare dal retroterra la costa e prevenire le incursioni dei pirati saraceni. Le mura subirono con il tempo, fino a epoca rinascimentale, con i successivi domini di Siena e poi di Firenze e con l’evoluzione delle tecniche di guerra, varie modifiche, come la costruzione dei torrioni cilindrici. Oggi delle originarie mura aldobrandesche restano solo alcune porzioni, ma l’organizzazione viaria interna all’abitato fortificato è rimasta sostanzialmente quella originaria medievale.

Vista del borgo fortificato e delle mura di Magliano in Toscana.
Vista del borgo fortificato e delle mura di Magliano in Toscana.

A partire dal XVI secolo la fortificazione di Magliano fu esclusa dal programma di strategia difensiva del Granducato di Toscana e non più utilizzata a scopo militare: venne assimilata all’espansione dell’architettura civile: i torrioni furono spesso adibiti ad abitazioni e le mura sfruttate come supporto strutturale per le case di nuova costruzione, che occuparono la fascia di rispetto lasciata in epoca medievale lungo la parte interna delle cinte murarie per le operazioni di rifornimento e di trasporto di mezzi e feriti in caso di combattimento. Le mura sono sopravvissute nei secoli, ma hanno dovuto subire traumi, crolli e rifacimenti, talvolta maldestri. I maggiori problemi statici sono derivati da cause geologiche e idriche. L’abitato, infatti, sorge su un ammasso roccioso di calcarenite fratturata e le mura sono state costruite al limite di questo ammasso, dove, probabilmente, anche originariamente dovevano essere presenti dei dirupi.

Il torrione nord-ovest dopo il crollo e i grossi blocchi rotolati a valle.
Il torrione nord-ovest dopo il crollo e i grossi blocchi rotolati a valle.

La conseguenza di tale posizionamento è che le mura sono state fondate su suoli di differente consistenza: in alcune zone poggiano sulla roccia, in altre adiacenti sul terreno. Le porzioni fondate sul terreno hanno subito, evidentemente, i maggiori dissesti e vari crolli. Le ricostruzioni, alcune in epoche più recenti e povere, sono state realizzate per lo più senza grosse preoccupazioni per la stabilità delle fondazioni, per non dire in assenza o quasi di opere fondali.

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Anche l’acqua, problema usuale per i muri a retta, ha contribuito ai dissesti delle mura: dato il forte dislivello tra la quota del terreno all’interno e all’esterno delle mura; in occasione di forti precipitazioni si sono formati accumuli di acqua a monte che, per la forte pressione idrostatica creatasi dietro le mura compatte, hanno provocato ribaltamenti e crolli. D’altronde la presenza di fori in numero adeguato per fare defluire l’acqua – barbacani –era sconsigliata in mura difensive. In tempi recenti il Comune di Magliano ha intrapreso un programma di rilievo e restauro delle mura e, in particolare, del tratto più alto, quello a sud-ovest, verso il mare, comprendente sei torrioni. Purtroppo eventi metereologici con rovesci eccezionali di acqua hanno per due volte prevenuto l’opera prevista di restauro.

Rimozione dei grossi blocchi instabili con supervisione dei Vvf.
Rimozione dei grossi blocchi instabili con supervisione dei Vvf.

Il crollo del torrione nord-ovest e la messa in sicurezza. La «bomba d’acqua» che nel novembre 2012 colpì il Comune di Magliano in Toscana provocò il crollo improvviso del torrione posto sullo spigolo nord-ovest della cinta muraria. La parte inferiore del torrio-ne è letteralmente «esplosa» sotto la pressione dell’acqua accumulatasi a monte, che non aveva trovato sfoghi di uscita, trascinando nel crollo le murature sovrastanti.

Posa in opera dei cavi e delle rete di protezione lavorando con operatori sospesi alla sommità del terrapieno e procedendo, per sicurezza, dall’alto verso il basso.
Posa in opera dei cavi e delle rete di protezione lavorando con operatori sospesi alla sommità del terrapieno e procedendo, per sicurezza, dall’alto verso il basso.

I primi interventi subito dopo il crollo, realizzati con un primo finanziamento della Regione Toscana e coordinati dalla Direzione regionale del Mibact, sono consistiti nella messa in sicurezza del terreno e delle porzioni della cinta muraria immediatamente prossime al crollo. La messa in sicurezza ha compreso anche il recupero del materiale del crollo. Tali operazioni sono risultate particolarmente difficoltose sia per la situazione di rischio incombente dovuta all’instabilità delle masse rimaste in alto al loro posto, ma ormai disarticolate, sia per l’enormità delle porzioni di mura rotolate che la Soprintendenza ha chiesto di preservare integre, per quanto possibile, e di conservarle in loco come documentazione delle mura originarie.

Posa in opera dei cavi (evidenziati in rosso) di stabilizzazione delle mura residue pericolanti.
Posa in opera dei cavi (evidenziati in rosso) di stabilizzazione delle mura residue pericolanti.

Le operazioni di messa in sicurezza e di allontanamento delle grosse macerie sono state realizzate, con il supporto dei Vigili del Fuoco, da imprese specializzate dotate di grosse macchine per la rimozione dei blocchi di grosse dimensioni. I lavori sono stati eseguiti in tempi rapidi per la collaborazione stretta tra la Direzione regionale, la Soprintendenza di Siena, il Comune e la direzione dei lavori. La messa in sicurezza del fronte del crollo ha richiesto le seguenti operazioni:
– allontanamento dei grossi blocchi di muratura mediante attrezzature in grado di movimentare grandi masse;
– contenimento e stabilizzazione del terreno e del riempimento della torre rimasto in sito ma disgregato;
– stabilizzazione delle masse murarie rimaste pericolanti.

Porzione residua del paramento murario di base del torrione.
Porzione residua del paramento murario di base del torrione.

Il contenimento del terreno è stato ottenuto impiegando rete metallica a maglia esagonale trattenuta da cavi composti da trefoli di acciaio ancorati alle porzioni di mura non danneggiate; per la posa in opera di tali presidi è stato necessario procedere dall’alto verso il basso, con operatori sospesi a funi ancorate in sommità. Per la stabilizzazione delle murature rimaste in opera al bordo del crollo sono stati utilizzati cavi d’acciaio posti orizzontalmente e ancorati in zone non danneggiate delle mura.

Rilievo con strumento laser-scanner e rielaborazioni grafica.
Rilievo con strumento laser-scanner e rielaborazioni grafica.

Il cantiere per la ricostruzione del torrione. Al termine delle operazioni di rimozione delle macerie e messa in sicurezza è stato possibile rilevare lo stato delle porzioni murarie residue e la geometria del fronte del terreno della zona franata, nonché le caratterieffettuare il progetto di ricostruzione del torrione e di ripristino della continuità della cinta muraria. Le scelte progettuali, in accordo con la Soprintendenza locale e la Direzione regionale Mibac, sono state di ricostruire il torrione con la stessa forma troncoconica, con un guscio interno in calcestruzzo cementizio armato e con il paramento murario esterno simile a quello originario; nelle zone di contatto con la muratura originaria è stato deciso di lasciare un segno che rendesse identificabile la zona ricostruita.

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Liberata l’area alla base del torrione e rimosse le parti pericolanti è stato possibile anche fare saggi profondi nel terreno a valle e a monte della base della torre ed effettuare un rilievo tridimensionale con laser scanner (tipo Riegl serie Vz) di tutta la parete esposta. Con la fotocamera inserita all’interno dello strumento, la nuvola di punti è stata integrata con informazioni di colore e immagini, per aumentare la resa tridimensionale dell’oggetto.

Il torrione prima del crollo e «rendering» di progetto.
Il torrione prima del crollo e «rendering» di progetto.

Le perforazioni nel suolo hanno permesso di caratterizzare il terreno da un punto di vista geologico, strutturale, geomorfologico e idrogeologico; in particolare sono state condotte indagini geognostiche e geofisiche finalizzate alla ricostruzione della stratigrafia, litologia e sismostratigrafia della zona risultata particolarmente complessa. Sulla base dei risultati è stato definito un modello meccanico del suolo grazie al quale è stato possibile redigere il progetto delle nuove fondazioni.

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Il rilievo laser scanner ha rappresentato la base per la creazione del modello architettonico, geometrico e strutturale (di calcolo) per la ricostruzione del torrione crollato. Per ricostruire la geometria della torre e, in particolare, il suo profilo esterno è stato preso come riferimento il paramento murario originario sopravvissuto alla base del crollo. Nel progetto l’inclinazione data dal paramento rimasto è stata mantenuta fino all’altezza della cornice di mattoni (torello) presente su entrambe le porzioni della cinta muraria a est e a ovest del torrione crollato.

Macchina per la perforazione del terreno e la realizzazione delle tirantature nella roccia.
Macchina per la perforazione del terreno e la realizzazione delle tirantature nella roccia.

La parte sommitale della torre, al di sopra del torello, è risultata avere un andamento verticale. Il confronto fra le immagini ricavate dal modello tridimensionale e le foto del precedente torrione ha consentito di calibrare la forma della nuova torre quanto più possibile fedele a quella della torre crollata. La presenza di terreni sciolti da sostenere su un elevato fronte ha, infatti, reso necessaria la realizzazione di un guscio in grado comunque di sostenere la spinta dei terreni, anche in assenza della spinta dell’acqua.

Il cantiere di ricostruzione del torrione.
Il cantiere di ricostruzione del torrione.

Complessivamente il muro, in fase di ricostruzione, è costituito da un paramento esterno, di spessore 40 cm, realizzato con le pietre recuperate e un guscio interno in conglomerato cementizio armato di 30 cm trattenuto dai tiranti. I due paramenti sono collegati tra loro mediante staffe di acciaio inox. La forma curva e l’inclinazione della scarpa hanno consentito di limitare gli spessori dei paramenti murari e il numero dei tiranti, nonostante l’altezza della scarpa.

Messa in tiro dei tiranti nel terreno.
Messa in tiro dei tiranti nel terreno.

Dovendo attestare il nuovo muro in continuità alla base originaria della torre, non volendo demolire le porzioni delle antiche fondazioni e i pochi tratti di muratura superstiti, il cordolo di base del guscio di calcestruzzo è stato poggiato su una paratia di micropali verticali e inclinati posti immediatamente dietro il paramento antico rimasto, come indicato nella figura. È stato così possibile ricostruire il nuovo paramento di pietra a filo di quello antico, riutilizzando le pietre dell’antico muro.

Il muro prima del crollo: si nota l’inclinazione e l’assenza di fondazioni.
Il muro prima del crollo: si nota l’inclinazione e l’assenza di fondazioni.

Il nuovo paramento è stuccato con malta di calce con finitura raso-pietra, analogamente a quanto effettuato nel corso dei precedenti restauri delle porzioni di cinta muraria adiacenti alla parte crollata. Per rendere evidente la differenza tra il paramento antico e quello nuovo, questo è realizzato con un arretramento di circa 10 cm. Per una verifica degli stati tensionali nelle nuove strutture, è stato realizzato un modello Fem tridimensionale della torre, utilizzando il software Sap2000 versione 16.0.1 Advanced.

Base delle mura crollate dopo la pulitura del sito: si nota l’assenza di fondazioni e la presenza di porzioni di murature antiche poste all’esterno di quelle ricostruite; si nota anche come una parte delle mura si sia disgregata.
Base delle mura crollate dopo la pulitura del sito: si nota l’assenza di fondazioni e la presenza di porzioni di murature antiche poste all’esterno di quelle ricostruite; si nota anche come una parte delle mura si sia disgregata.

L’organizzazione del cantiere e la realizzazione delle opere hanno creato non pochi problemi per il terreno scosceso e per i raccordi necessari con le parti rimaste. La ricostruzione avviene per fasce orizzontali, realizzando prima il paramento murario esterno e utilizzando questo come cassaforma per il getto del guscio di calcestruzzo. Per ogni fascia, le fasi della ricostruzione sono pertanto le seguenti: – creazione di cassero in legno interno con verifica della forma – posa dell’armatura metallica del guscio – creazione paramento esterno in blocchi di pietra di recupero – getto del conglomerato cementizio del guscio – livellamento del riempimento interno drenante previo posizionamento di uno strato di geotessuto. Una metodologia esecutiva che consente di operare o dalla struttura provvisionale esterna o dal riempimento interno in assoluta sicurezza. In ogni fascia sono istallati dreni e i lavori sono in fase di completamento.

La zona del crollo.
La zona del crollo.

Il cantiere per la ricostruzione delle mura a sud crollate nel 2014. Mentre erano in corso i lavori di messa in sicurezza, su richiesta del Comune, è stata effettuata un’ispezione di tutte le mura della città per individuare eventuali porzioni in situazioni critiche e prevedere gli eventuali interventi di consolidamento. In effetti l’ispezione ha permesso di rilevare la presenza di una porzione sul lato sud inclinata e pericolante. La zona è stata immediatamente recintata ed è stato definito un progetto di consolidamento, associato ai lavori di ricostruzione del torrione, che non è stato però possibile mettere in opera perché le mura sono crollate in occasione di un altro evento piovoso di particolare entità il 15 dicembre 2014. La causa del crollo è stata la stessa che ha prodotto il crollo del torrione nel 2012: la pressione idrostatica creatasi a seguito della pioggia. Le indagini effettuate dopo il crollo hanno permesso di comprendere come la parte crollata fosse, oltretutto, una parte di mura già crollata in tempi passati e ricostruita malamente senza fondazioni.

La base del torrione ricostruita.
La base del torrione ricostruita.

La messa in sicurezza e la predisposizione di un cantiere per la ricostruzione si sono rivelate subito assai difficoltose per la notevole pendenza del terreno alla base del muro, per la difficoltà di accesso con mezzi meccanici e per il notevole dislivello tra il terreno a monte e quello a valle. Per realizzare i primi interventi, gli operai sono stati messi in sicurezza mediante corde agganciate a dei cavi orizzontali posti alla quota del terreno a monte. Anche in questo caso le operazioni di messa in sicurezza e di rimozione delle macerie sono state effettuate partendo dall’alto.

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Rimosse le pietre pericolanti, grazie a un accesso precario alla base, è stato possibile, lentamente, liberare la base del muro e creare una stretta striscia libera per procedere alle prime opere di rilievo. Anche in questo caso è stato effettuato un rilievo laser-scanner di tutto il fronte del crollo che ha permesso di procedere alla progettazione accurata della ricostruzione, con riferimenti di controllo geometrico precisi. La pulizia effettuata alla base ha consentito di verificare come il muro crollato, pur alto vari metri, non fosse dotato di una fondazione e fosse stato costruito appoggiandosi in parte sui massi di calcarenite più o meno sconnessi e in parte direttamente sul terreno. Il progetto di ricostruzione ha previsto, come per il torrione, la realizzazione di un paramento esterno in pietra e di un guscio interno in calcestruzzo armato, poggiato su micropali e ancorato con tiranti alla calcarenite retrostante.

Ing. Susanna Carfagni
Ing. Susanna Carfagni

Si ringraziano per la collaborazione il prof. Carlo Blasi e la dr.ssa Susanna Carfagni.

Chi ha fatto Cosa
Committente Comune di Magliano in Toscana
Responsabile del procedimento Arch. Leonardo Bartoli
Approvazioni Direzione regionale Mibact Toscana, dr.ssa Isabella Lapi, Soprintendenza B.A. Siena, arch. Emanuela Carpani
Progettazione e direzione dei Lavori Ing. Susanna Carfagni, Arch. Francesca Blasi (Comes srl)

Arch. Francesca Blasi
Arch. Francesca Blasi

Impresa edile Opere di messa in sicurezza per il crollo del torrione, Crea di Galli Laura, Viterbo
Finanziamento Regione Toscana 101.879 euro
Impresa edile Opere di ricostruzione del Torrione e delle mura, D’Errico Costruzioni, Follonica designata dal Consorzio Gap, Roma
Finanziamento Regione Toscana 1.480.406 euro

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