Punti di Vista | Paola Marone, Presidente Federcostruzioni

Bonus in edilizia, necessaria quarta cessione dei crediti

Paola Marone, presidente Federcostruzioni: «È necessario da un lato liberalizzare il meccanismo della cessione del credito e dall’altro puntare senza indugi su un sistema di qualificazione delle imprese. Poichè questi cantieri utilizzano soldi pubblici si deve procedere di conseguenza: le imprese devono dimostrare che sono strutturate attraverso le attestazioni Soa».
Paola Marone | Presidente Federcostruzioni.

Il mercato dei crediti sui Bonus Edilizia si è insabbiato. Le due banche principali del Paese, Intesa Sanpaolo e UniCredit hanno avvertito il mercato della progressiva impossibilità a procedere con l’accoglimento di nuove domande di cessione.

In assenza di modifiche normative, insomma, sarà impossibile procedere con nuove richieste e questo può portare a un default del settore delle costruzioni con inevitabili conseguenze sia per l’occupazione che per il cittadino che oggi ha un cantiere aperto grazie ai Bonus.

Le imprese che hanno firmato contratti e avviato cantieri sulla base delle indicazioni delle normative esistenti in quel momento, oggi si ritrovano i cassetti pieni di crediti che con le nuove regole è impossibile cedere.

Questo comporta una inevitabile crisi di liquidità, l’incapacità a poter sostenere l’aumento vertiginoso dei costi dei prodotti, dei macchinari e delle attrezzature di lavoro, di cui peraltro oggi vi è una forte carenza e quindi difficoltà di reperimento.

Lo stop al mercato delle cessioni di crediti fiscali deriva dall’attuale quadro normativo che, a oggi, limita le cessioni a tre e consente la seconda e terza cessione solo a banche, intermediari finanziari e assicurazioni, costringendo questi soggetti a dover gestire e non poter cedere miliardi di crediti.

La situazione è grave per imprese e professionisti, è necessario arrivare a una quarta cessione dei crediti. Sappiamo bene che una liberalizzazione troppo spinta ha portato anche a frodi d’ingente valore ma la causa primaria sta nel non aver voluto prevedere una qualifica delle imprese che potevano eseguire questi interventi.

Il risultato è che in pochi mesi sono nate migliaia di realtà senza capitale, esperienza, struttura organizzativa e, tra queste, ovviamente chi ha potuto giocare sulla mancanza di controlli e creare sistemi fraudolenti.

È necessario, quindi, da un lato liberalizzare il meccanismo della cessione del credito e dall’altro puntare senza indugi su un sistema di qualificazione delle imprese. Poichè questi cantieri utilizzano soldi pubblici si deve procedere di conseguenza: le imprese devono dimostrare che sono strutturate attraverso le attestazioni Soa.

C’è un altro importante problema da risolvere. Il Decreto Sostegni Ter (convertito in legge n. 25/2022) ha introdotto alcune novità importanti sul Superbonus 110 e, in particolare, sul meccanismo della cessione del credito introducendo il divieto di frammentazione che sarà operativo dal mese di maggio 2022.

Nell’art. 28 si prevede infatti il divieto di cessione del credito parziale tramite le opzioni di sconto in fattura o cessione del credito. Questa decisione porta un ulteriore pericolo per il settore: occorre dare la possibilità alle imprese di cedere anche i crediti frammentati.

La nuova norma, che ancora una volta ha il difetto d’intervenire su attività in corso, colpisce infatti tutte quelle imprese che hanno avviato un cantiere nel passato e hanno ceduto inizialmente a Poste i crediti fiscali relativi alle fatturazioni del 2021.

E oggi accade che la parte restante dei crediti relativi al completamento del cantiere risultano già invendibili, perchè in considerazione della norma approvata nessuno è interessato a prenderli. Da maggio sarà vietato.

Così le imprese, dovendo compensare questi crediti in 10 anni, si ritroveranno nei migliori dei casi con un problema di liquidità, con l’incognita che poi, nel futuro, potrebbe non esserci la capienza per compensarli.

È quanto mai necessario un ritorno alle condizioni normative iniziali, perchè il rischio non è solo di ritrovarsi con tante aziende che saltano ma anche con tanti cantieri lasciati aperti con tutto ciò che ne deriva per i cittadini che hanno puntato sui Bonus per l’edilizia.

Questo cambiamento schizofrenico delle norme e delle scadenze ha favorito peraltro una forte inflazione nel settore delle costruzioni, provocando ulteriori problemi per tutti gli addetti ma anche per i committenti pubblici e privati.

Credo che in pochi mesi si sia arrivati alla 21^ revisione delle regole sui bonus e questo crea una confusione enorme e ha generato una corsa irrazionale all’uso degli incentivi che poi ha portato a un aumento dei prezzi di tutto ciò che gira nel settore delle costruzioni.

La nostra proposta è di arrivare a un testo unico che riprenda tutti i provvedimenti in modo da eliminare ogni dubbio ed errata interpretazione, rendere stabili i Bonus al fine di razionalizzare il mercato, con percentuali diverse che lascino una parte dell’investimento alla proprietà per evitare derive come quelle a cui abbiamo assistito negli ultimi anni.

Occorre che il Governo crei un tavolo con il nostro settore per costruire insieme quelle regole che sono necessarie per riqualificare il patrimonio immobiliare italiano e raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2050 sulla sostenibilità.

di Paola Marone

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