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Buzzetti: «nel 2014 il calo è del 2,9%. Non c’è ripresa senza l’impegno del Governo»

Presentato a Roma il rapporto sullo stato della filiera produttiva del settore delle costruzioni. Dal 2008 al 2012 perso un quarto della produzione, per un valore di 80 miliardi di euro. Il bilancio per l’anno che si sta concludendo prevede un calo del 4%. Le politiche abitative degli ultimi anni con una fiscalità punitiva «hanno trasformato il bene primario della casa in un sogno proibito».

Ripresa? Impossibile! Continua il momento difficile dell’industria italiana delle costruzioni.
Secondo Federcostruzioni, l’associazione di scopo in cui si riconosce il 90% della filiera produttiva del settore edile, dal 2008 (anno d’inizio della crisi) al 2012 il valore della produzione del settore si è ridotto di un quarto, con una perdita di 80 miliardi di euro.
Il dato emerge dal Rapporto 2013 su Il sistema delle costruzioni in Italia, realizzato sulla base dei dati raccolti direttamente presso le associazioni e le federazioni dei diversi segmenti produttivi e presentato a Roma dal presidente di Ance e Federcostruzioni Paolo Buzzetti.
Secondo l’analisi, nel 2012 il valore economico generato dal sistema italiano delle costruzioni è stato pari a 440,3 miliardi di euro: al netto dei servizi esso si riduce a 359 miliardi di euro. Sempre nel 2012, rispetto all’anno precedente quando la produzione realizzata era stata di 382 miliardi il calo è stato del 7,3%. Cosa che sta a significare una perdita di 23 miliardi di euro in un solo anno. E la situazione poteva essere ben peggiore se a limitare il crollo non ci fosse la domanda estera.
Secondo Buzzetti «la filiera delle costruzioni presenta infatti una virtuosa bilancia commerciale, pari a 35 miliardi di euro, senza la quale la perdita del sistema delle costruzioni sarebbe stata sensibilmente più elevata. A fronte di un livello di importazioni intorno al 4%, corrispondente a 19,6 miliardi di euro, le imprese della filiera italiana del settore edile hanno venduto oltre confine materiali, servizi tecnologie e impianti per un totale di 54,6 miliardi di euro, pari al 37% di tutta la produzione annua e il 12% del totale delle esportazioni nazionali».

Bilancio del 2013. Si sta concludendo il 2013, Federcostruzioni stima un ulteriore calo del 4% e negative restano anche le previsioni per il 2014, anche se la contrazione risulta più contenuta: il settore resterà in recessione, registrando una riduzione del valore della produzione del 2,9%.
Spiega Buzzetti che «… senza politiche di sostegno alle costruzioni il Paese non potrà uscire rapidamente dalla recessione e i tempi della ripresa si allungheranno invece di accorciarsi. Lo scenario che emerge dal Rapporto deve preoccupare, perché da sempre l’edilizia è un termometro attendibile di quello che sta avvenendo nel Paese. E se i numeri dicono che anche nel 2014 proseguirà il calo della produzione vuol dire che non vi saranno cambiamenti nella struttura della domanda, almeno sul piano quantitativo. Dal Rapporto, oltre a una forte propensione all’export, emerge soprattutto una profonda sofferenza del sistema per il calo della domanda e per gli effetti deleteri del credit crunch. La mancanza di liquidità e la chiusura del sistema bancario verso il nostro settore costituiscono i fattori che maggiormente incidono sulle possibilità di una ripresa produttiva. Viceversa si riscontra un’ampia predisposizione verso il ricorso a una sempre maggiore innovazione, in direzione di un diverso modo di produrre e di costruire, dove la sostenibilità, l’efficientamento energetico, l’attenzione a soluzioni costruttive di tipo nuovo sono i fattori decisivi della competitività».

Intercettare le risorse dei fondi europei
Per il presidente di Federcostruzioni determinante risulterà «la capacità del sistema di intercettare le risorse della programmazione dei fondi europei 2014 – 2020,così come le scelte che verranno fatte in materia di fiscalità immobiliare. Le politiche abitative degli ultimi anni accompagnate da una fiscalità punitiva hanno trasformato il bene primario degli italiani in un sogno proibito comportando non poche conseguenze sul piano sociale.È arrivato quindi il momento di ridare alla casa quello status di sicurezza e accessibilità che ha caratterizzato la storia sociale ed economica del Paese. Dal Rapporto, che raccoglie le istanze delle diverse componenti produttive delle costruzioni, emerge infine una chiara e diffusa consapevolezza che un rilancio del sistema delle costruzioni italiane sia per il Paese non solo una condizione necessaria, ma soprattutto una carta da giocare perché vincente. In quanto è l’unico settore economico che è in grado di attivare, attraverso l’acquisto di beni e servizi, l’80% dei settori economici e il cui investimento produce un effetto moltiplicatore pari a tre volte (fra effetti diretti, indiretti e indotti) il proprio valore».

Positivo l’accordo Cdp – Abi
In mezzo a tanti dati negativi Buzzetti si è espresso positivamente sull’accordo stipulato tra Cdp e Abi: «…la firma dell’accordo tra la Cdp e l’Abi per garantire nuove risorse per i mutui casa alle famiglie è la notizia che aspettavamo da tempo. Ora è necessario che i 5 miliardi messi a disposizione dalla Cassa Depositi e Prestiti si trasformino quanto prima in nuove disponibilità finanziarie per le famiglie. Per fare ciò è importante riportare il valore del mutuo concesso attorno al 70% del prezzo dell’immobile. I dati diffusi oggi dal Crif sulla crescita per il quarto mese consecutivo della domanda di mutui dimostrano che questo è il momento giusto per sostenere cittadini e imprese e rimettere in circolazione liquidità importanti. Bene quindi questo accordo che dà attuazione alla norma inserita questa estate nel decreto sulla casa, ma per risollevare il settore ancora non basta. L’allarme che, insieme a tutte le sigle e associazioni della casa abbiamo lanciato giorni fa con il nostro Homeday, non può rimanere inascoltato».

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