Rapporto Formedil 2014 | Formazione

Calzoni: «Fare una riforma che leghi lavoro, welfare e rilancio degli investimenti»

Presentato a Roma il Rapporto Formedil 2014 sulla formazione in edilizia. Urge una stagione di riforme che cerchi soluzioni applicabili restituendo alle imprese condizioni economiche capaci di trovare un nuovo equilibrio per poter investire.
Massimo Calzoni | Presidente Formedil
Massimo Calzoni | Presidente Formedil

Il presidente di Formedil >> Massimo Calzoni ha lanciato l’allarme «costruzioni» al Governo, alle forze politiche, ma anche alle parti sociali, associazioni imprenditoriali e organizzazioni sindacali che insieme guidano il Sistema bilaterale delle costruzioni, di cui le 103 scuole edili coordinate da Formedil sono parte. Lo ha fatto nel giorno in cui Formedil presenta il proprio Rapporto 2014 sull’andamento dell’attività di formazione nel settore.
Un anno, il 2013, drammatico per il settore ma eccezionale per quanto riguarda la formazione: 12.715 corsi per oltre 343mila ore di formazione, che hanno coinvolto 164.300 tra operai (131.000), tecnici (30.450) e altre figure professionali. Con un aumento del 25% rispetto al 2012.

Massimo Calzoni | Formedil
«Siamo di fronte ad uno smottamento epocale. L’industria italiana delle costruzioni sta scomparendo e gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. Da un lato i numeri: una perdita degli investimenti dal 2008 ad oggi di un terzo, con una contrazione di attività «regolare» registrata dalle Casse edili che si attesta intorno al 50%. Uno scenario che per le imprese strutturate è ben peggiore se si considera che la gran parte del mercato della riqualificazione tenuto in piedi dagli incentivi non riguarda le imprese piccole e medie strutturate. Sul piano occupazionale oggi ci sono 700mila lavoratori regolari in meno, compreso l’indotto. Quello che si stenta a comprendere è che il 70% della perdita occupazionale italiana riguarda il settore delle costruzioni. Un tessuto imprenditoriale slabbrato, annichilito dal crollo dei lavori pubblici, dall’arresto della domanda di nuova edilizia residenziale e da un mercato immobiliare bloccato, che colpisce le imprese strutturate allargando le quote di lavoro nero e irregolare. Continua poi un susseguirsi di notizie allarmanti: infortuni sul lavoro, povertà crescente, crisi del welfare.
Complessivamente, negli ultimi quattro anni, dal 2010 al 2013, sono stati formati 560mila allievi, dei quali quasi 100mila tecnici. Se si considera che l’occupazione nel 2013 è ormai di poco superiore a 1 milione e 400mila unità e che i dipendenti sono 870mila, vuol dire che in un anno abbiamo formato l’11% della forza lavoro totale e il 18% di quella dipendente. Un’attività che a partire dal 2009 si è andata sempre più caratterizzando secondo progetti strutturali, tra i quali 16 ore Mics, una vera e propria campagna di massa di alfabetizzazione professionale e a favore di una consapevole cultura della sicurezza che ha coinvolto complessivamente 171mila allievi attraverso 21.026 corsi e 324.860 ore formative. Campagna caratterizzata da una regia e da una programmazione formativa unitaria nazionale e da un’offerta formativa omogenea sull’intero territorio nazionale, concretizzatasi in un vero e proprio servizio formativo nazionale di settore.
È essenziale partire dal lavoro per affermare un nuovo modello di «buona occupazione» fondato su poche regole, su una contrattazione semplificata e univoca, che persegua la stabilità del lavoro senza compromettere i principi stessi dell’attività di impresa. Un sistema che preveda la flessibilità come fattore temporaneo e transitorio a cui collegare politiche e strumenti attivi in grado di riqualificare e reinserire nel mercato del lavoro chi è stato costretto ad uscirne. Vanno perseguite soluzioni a sostegno di una forte integrazione tra politiche del lavoro e welfare, anche di settore, utilizzando le buone pratiche esistenti all’interno della bilateralità, per dare sicurezza e dare prospettive professionali, per responsabilizzare tutti i soggetti, i lavoratori come gli imprenditori, ma anche le amministrazioni pubbliche, le associazioni imprenditoriali e le organizzazioni sindacali. Un percorso essenziale, che tuttavia potrebbe non bastare. Per dare senso alla formazione e per giungere a poter disporre di «una buona occupazione» ci vuole una stagione di riforme che sappia da un lato utilizzare esperienze e cercare soluzioni concretamente applicabili, dall’altro restituire alle imprese quelle condizioni economiche e finanziarie in grado di trovare un nuovo equilibrio così da poter sopravvivere e investire».

Per vedere i dati di sintesi dell’attività delle scuole edili clicca qui >>DSC_3949

Costruzioni: a Roma il calo è del 16%, duramente colpito anche il Nord Ovest. È Roma la provincia che da ottobre 2013 a luglio 2014 registra la contrazione maggiore di attività nelle costruzioni con un -16%, seguita da Palermo e Perugia con un -14%.
È quanto emerge dai dati dell’Osservatorio Casse edili Cnce del Sistema bilaterale delle costruzioni diffusi questa mattina in occasione della conferenza stampa di presentazione del Rapporto Formedil 2014 sulla formazione in edilizia. Il confronto tra le prime dieci Casse edili rispetto alle 89 monitorate evidenzia come l’impatto della crisi abbia colpito nell’ultimo anno soprattutto le aree del Centro Sud e delle Isole, rispetto al Nord.
A fronte di una media nazionale di contrazione di attività del 10%, nel Nord Ovest il calo è stato del 9% e nel nord Est del 6%, contro un 11% nelle regioni del Centro e del 13-14% nel Mezzogiorno. Dinamiche simili si registrano anche per quanto riguarda le dinamiche occupazionali, con il Nord che resta al di sotto della media nazionale e le Isole che arrivano a una contrazione di 15 punti.

Da segnalare il dato relativo alla riduzione del numero delle imprese che, se resta in linea con gli altri indicatori nel Nord Est (-5%) e registra contrazioni più contenute nel Centro Sud rispetto alle dinamiche negative relative alle ore e al numero degli operai, nel Nord Ovest tocca il 10%, un valore doppio rispetto a quello del Nord Est e superiore alla media nazionale. Il dato mette in luce un andamento decisamente anomalo rispetto all’insieme del quadro offerto da quest’area territoriale, che evidenzia un’accelerazione degli effetti della crisi sul tessuto produttivo laddove il mercato è da sempre tra i più dinamici.
Complessivamente, dal 2008 al 2014 il numero delle imprese iscritte a 60 Casse edili si è ridotto del 41% (dato mese di luglio), passando da 87.895 a 52.188. Il numero degli operai è sceso da 419.92 a 223.593, con una riduzione del 47% per effetto di un calo delle ore lavorate che supera il 50%.

Per vedere i dati percentuali sul mercato delle costruzioni clicca qui >>

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