Edilizia per il culto | La Playosa, Córdoba, Argentina

Cappella San Bernardo di Nicolás Campodonico

La cappella, dispersa nell'immensità delle pianure dell'Argentina, è interamente fatta di mattoni. Non ha impianti e, nello spazio principale, il grande buco della cupola si apre ai raggi del sole. Le forme quadrate riconoscibili esternamente si trasformano all’interno in volte, semisfere, pareti curve, che definiscono la sua mistica espressività.

(Cil 173) Siamo nelle immense pianure, fertili per agricoltura e allevamento, delle pampas argentine; nella provincia che prende il nome da Cordoba, l’importante centro industriale, seconda città della nazione (quasi 1.300.000 abitanti), conosciuta come ‘la dotta” per i molti edifici storici dell’epoca coloniale. Da qui, dal centro del continente sudamericano, lungo la direttrice verso est, oltrepassata Rosario e dopo 700 km, si giunge a Buenos Aires.

Questa cappella, dedicata a San Bernardo, si propone, tra i campi dell’immensa distesa delle pampas, come significativa pausa costruttiva: induce alla meditazione e ci fa considerare quali precise sensazioni le forme dell’architettura siano capaci di creare nel loro rapporto con la natura. Il paese di riferimento è La Playosa, una schematica urbanizzazione che conta pochissime migliaia di abitanti e non molte centinaia di abitazioni, lungo una strada nazionale, frequentata per lo più da grossi autocarri. Di conseguenza la collocazione sembra sia stata scelta per simboleggiare l’esistenza in questo luogo, al confine tra la civiltà e il deserto, di un insediamento naturale e incontaminato, non ancora influenzato dal predominio dell’elettricità e del progresso e adatto a essere esclusivo ritiro per la riflessione e la rinuncia.

La forme squadrate del volume parallelepipedo, riconoscibili all’esterno.

L’opera, che si raggiunge percorrendo strade sterrate, sorge circondata da un piccolo bosco di olmi; è costruita interamente in mattoni; è priva d’impianti e risalta nei bagliori del sole in modo speciale. In origine, nel sito sorgeva una vecchia casa di campagna, di cui sono stati riutilizzati i vecchi mattoni che ne costituivano l’ossatura. Ora i 92 mq della nuova costruzione si sviluppano in modo originale, con una pianta e con alzati che all’esterno contrastano con le superfici curve dei vuoti e degli interni.
L’atrio si sviluppa in lunghezza a imbuto, lateralmente all’ambiente principale, ove si apre l’ampio foro della cupola, un’apertura zenitale che cattura il percorso della luce naturale fino al tramonto, facendo insinuare a cuneo le ombre sulle forme sinuose della navata. Dall’esterno all’interno la proiezione di due travi giuntate a croce si proietta sulle pareti, mutando posizione di continuo, nel corso del tempo e delle stagioni e producendo con suggestione, sulle superfici voltate, in quotidiana ripetizione evocativa, il segno canonico della religione cristiana. Infatti le forme squadrate del volume parallelepipedo, riconoscibili all’esterno, si trasformano all’interno in volte, semisfere, pareti curve, che definiscono la mistica espressività dell’interno.
Le arcate e, in proporzione, l’imponenza, che i vuoti ricavati nei fronti rappresentano, nel confronto con la limitatezza del volume, rievocano forse l’insegnamento progettuale di Luis Khan. Infatti l’inedita soluzione si rapporta a quello con un’espressione minimale, di semplicità ideativa e costruttiva, che esalta con forza la funzione simbolica affidata dal progetto all’architettura.

Il mattone definisce anche i percorsi pavimentati nel cortile.

L’insieme volumetrico è ottenuto utilizzando il mattone come unico elemento costitutivo. Tale materiale è in grado di definire struttura, finitura, consistenza dell’opera e dei suoi elementi accessori, tra cui i percorsi pavimentati nel cortile e il basso muro che, più che recingere il terreno, lo delimita. Il progettista Nicolás Campodonico è nato a Rosario nel 1973; lì ha studiato architettura nella Universidad Nacional; lì attualmente insegna e svolge l’attività professionale, con opere realizzate soprattutto in Argentina e Uruguay. Ha ottenuto premi e riconoscimenti in patria, in Brasile, Spagna, Bolivia; ha insegnato anche nell’Universidad di Navarra (Spagna) e allo Iuav di Venezia.

Sezione longitudinale.

Chi ha fatto Cosa

Oggetto: Cappella votiva
Località: Zona Rural, La Playosa, Córdoba, Argentina
Progetto architettonico: Nicolás Campodonico
Collaboratori: architetti Martin Lavayén, Soledad Cugno, Virginia Theilig, Gabriel Stivala, Tomás Balparda, Pablo Taberna, Gastón Kibysz
Progetto strutturale: ingegner Carlos Geremía
Progetto liturgico: Don Ambrogio Malacarne, arch. Roberto Paoli, arch. Gustavo Carabajal
Costruzione: architetto Jerónimo Silva
Cronologia: 2010 – 2015
Superficie: 92 mq
Fotografie: Nicolás Campodonico

di Roberto Gamba, architetto, libero professionista.

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