Congresso Inu | Dibattito

Carmen Giannino: politiche pubbliche per le città

Carmen Giannino, coordinatrice della Community Inu Politiche pubbliche per le città, auspica l'intervento di azioni sinergiche raccordate a finalità di crescita, sinergie espresse dalle città, dalle reti urbane e dai soggetti che agiscono nei vari contesti sociali e produttivi.

Le politiche pubbliche per le città saranno uno dei temi al centro della Rassegna Urbanistica Nazionale “Mosaico Italia: raccontare il futuro”, in programma dal 3 al 6 aprile a Riva del Garda, del trentesimo Congresso dell’Inu, che si terrà il 5 aprile nella stessa sede.

L’Inu ha dedicato all’argomento una Community coordinata da Carmen Giannino, che ritiene che il tema rivestaun’importanza strategica in quanto da più parti, a livello centrale, assistiamo alla definizione e programmazione di politiche pubbliche che agiscono settorialmente. Anche i soggetti pubblici programmatori sono diversi pur perseguendo le medesime finalità. Faccio riferimento alla Conferenza internazionale Habitat III, il programma Onu sugli insediamenti umani, per il quale  l’Italia ha prodotto un Rapporto nazionale sullo sviluppo urbano sostenibile; all’Agenda urbana europea; al tema periferie urbane per il quale è stato pubblicato un bando che ha generato il finanziamento di 120 proposte progettuali provenienti da 120 città metropolitane e capoluoghi di provincia; alle politiche di coesione che per la programmazione 2014-2020 prevedono un opzione strategica città che si sostanzia nel Pon Città metropolitane e nei Programmi operativi regionali che individuano assi di intervento che privilegiano le città medie, quali poli di innovazione e di offerta di servizi avanzati. Sono tutte politiche che incidono sui livelli di welfare e di servizi, che investono gli apparati legislativi e di riforma in atto, che presuppongono scelte localizzative e territoriali e azioni in grado di attuare integrazione e condivisione di interventi a scala territoriale sovraregionale e locale. Esse sono, inoltre, in grado di attivare, se coordinate tra loro e raccordate a finalità di crescita, inclusione e coesione sociale, le sinergie necessarie espresse dalle città, dalle reti urbane e dai soggetti che agiscono nei vari contesti sociali, culturali e produttivi”.

Carmen Giannino | Community Inu Politiche pubbliche per le città.

Giannino individuapolitiche nazionali settoriali: vi sono le politiche sull’innovazione, sull’ambiente, sulle infrastrutture, sulle pari opportunità, sull’inclusione sociale, sull’istruzione, che si attuano nelle città e che contribuiscono, o dovrebbero concorrere a farlo, a determinare migliori opportunità e migliori condizioni di vita per i cittadini”. La necessità sottolineata dalla responsabile della Community dell’Inu è quella di uncoordinamento centrale che oggi è carente. E occorre riconquistare la dimensione sociale della pianificazione”. Se le si chiede di individuare un modello estero che possa servire da spunto e stimolo per superare e risolvere le criticità, Giannino ricorda che “dalla fine degli anni Settanta si è aperta, nella maggior parte dei paesi europei, una stagione di grandi riforme amministrative.  I motivi che hanno spinto alla trasformazione degli apparati e delle procedure sono in buona parte comuni ai diversi paesi: crisi fiscale, trasformazioni del contesto socio-economico, crescente competizione tra sistemi-paese, forte insoddisfazione dei cittadini. Alcune riforme sono state dirette a rafforzare la leadership e la capacità amministrativa del governo locale proponendo un modello di autorità locale (local government), fondata su una territorialità e multi-funzionalità capace di rappresentare e fare prevalere il bene comune della comunità locale (local community). E’ questo il caso della Francia e della Spagna”.

Un’ultima riflessione sul tema delle politiche pubbliche per le città Giannino la riserva a quella che negli ultimi vent’anni è stata una vera e propria stagione: Sulla spinta dell’Unione Europea, negli ultimi vent’anni hanno svolto un ruolo importante i molti ‘programmi complessi’ promossi con la partecipazione del settore pubblico e dei privati, con l’obiettivo di contrastare il declino di aree degradate. Alcuni programmi sono stati dedicati alla riqualificazione dell’edilizia sociale, alle aree industriali dismesse e ai quartieri urbani degradati, introducendo, come i Contratti di Quartiere (dal 1997), i requisiti della partecipazione pubblica e il coinvolgimento degli abitanti nelle scelte progettuali. Questi programmi hanno avuto successive ‘generazioni’, come ad esempio gli Urban I e II che hanno orientato l’attività degli enti locali, anche in associazione tra loro, per la gestione delle trasformazioni dell’area vasta e oggi il Programma Urbact”.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here