Progetto | Casa Odoni - Mismetti

Casa Odoni – Misnetti: studio del restauro delle superfici dipinte

L'arch. Luca Zigrino ha elaborato il progetto di restauro delle superfici dipinte delle facciate principali di Casa Odoni ad Almè, nell'ambito degli interventi di adeguamento funzionali condotti dall'arch. Arianna Rossi.

Nell’ambito dell’intervento effettuato in Almè (in provincia di Bergamo) su casa Odoni – Mismetti (già Blondel – Magnati) con il programma di piccoli interventi di adeguamento funzionale condotti per conto della proprietà all’interno della casa dall’architetto Arianna Rossi (coadiuvata da Giancarlo Zigrino), l’architetto Luca Zigrino ha predisposto un accurato progetto di restauro delle superfici dipinte delle facciate principali. Tale progetto, una volta approvato dalla Soprintendenza è stato realizzato dalla Arco Restauri di Marco e Pierantonio Virotta.

Simulazione del restauro della facciata sud.

Il complesso architettonico denominato “Villa Odoni Mismetti” sorge nel centro storico di Almè (Bg) di cui costituisce una significativa emergenza architettonica. È stato realizzato a partire dal XVIII secolo quale residenza nobiliare estiva della famiglia Blondel-Magnati.
Un decennio prima della Rivoluzione Francese, Jacques Abram Blondel, acquistò un casino di caccia, dai Magnati di Mezzoldo signori di Priula, trasformandolo in villa signorile con annessi i rustici destinati alle attività agricole. Nella residenza, secondo fonti letterarie, soggiornarono a lungo Alessandro Manzoni ed Enrichetta Blondel, nipote di Jacques. L’insieme architettonico è costituito da un corpo di fabbrica principale per la residenza con vari rustici annessi, oggi in parte ristrutturati ed adibiti ad abitazione, e comprende verso nord un ampio terreno coltivato a vite.
Nel 2000, per richiesta dell’allora proprietaria, signora Desiderata Odoni, la villa era stata vincolata dal ministero per i Beni e le Attività Culturali ritenendola di interesse particolarmente importante.

La pseudofinestra e il cantonale a bugnato a diamante dipinto all’angolo sud ovest prima e dopo l’intervento.

Le caratteristiche tipologiche
Si tratta di un palazzo a pianta rettangolare irregolare e asimmetrica con avancorpi minori; è definibile come un manufatto residenziale nobiliare di campagna con annessi rustici, giardino impostato all’italiana e retrostante brolo, databile, come si diceva, alla fine del secolo XVIII.
Le asimmetrie che si notano in pianta sono dovute a strutture preesistenti relative a un casino di caccia di cui si ha notizia come esistente probabilmente già nel secolo XVI (se non addirittura anteriormente). La trasformazione in residenza estiva di campagna è riferibile come contestuale al periodo di sviluppo della coltivazione dei gelsi per la produzione della seta in filande di cui si ha testimonianza in Almè.
Al piano terra sale e salottini residenziali con soffitti piani decorati e un’ampia cucina con camino trovano posto nel corpo di fabbrica principale, oltre al portico; cantina e locali rustici si trovano nel corpo secondario; una scala a rampe parallele consente l’accesso ai due piani superiori, l’ultimo dei quali, pur nell’abbandono, conserva il fascino delle decorazioni pittoriche parietali, seppur in parte “strappate”, crediamo negli anni ‘50 del secolo scorso.
La facciata principale è caratterizzata dalla presenza di un portico a piano terra con sei archi policentrici ribassati, poggianti su colonnette tuscaniche in pietra arenaria grigia di Sarnico, e da finestre rettangolari scandite in modo regolare su due livelli, contornate da fregi dipinti.

Il capitello prima del restauro.

Le caratteristiche materiche e l’apparato decorativo
Tutte le facciatesono costituite da muratura mista intonacata; l’apparato decorativo dipinto, di notevole pregio, costituiva motivo di nobilitazione architettonica dell’insieme, oggi molto degradato; era per lo più formato da pseudo-paraste, capitelli, festoni e cornici, balaustra a colonnine nonché timpani tronchi di valorizzazione e accentuazione delle finestre rettangolari con esplicito riferimento agli elementi decorativi in modellato vero e proprio delle architetture “maggiori”. Le finestre rettangolari sono dotate di davanzale e architrave semplice in pietra arenaria grigia di Sarnico e gialla di Castagneta. Le spalle sono talvolta (per le finestre delle ali laterali) in semplice muratura in laterizi pieni, intonacata e decorata.

L’apparato decorativo di sommità al sottogronda in legno.
Particolari degli intonaci prima del restauro.

Gli intonaci decorati e dipinti: tipologia
È tipico del secolo XVIII- XIX l’intonaco di calce e sabbia, steso in spessori variabili tra i 5 e i 15 mm, rifinito a frattazzo (tavoletta rettangolare di legno con maniglia) e dipinto a fresco, a tempera ed a secco, spesso con motivi decorativi ripresi dall’architettura veneto-bizantina, gotica e rinascimentale, in conseguenza del diffondersi dell’arte eclettica (cioè della tendenza ad ispirarsi a diverse fonti artistiche e culturali) a opera dei principali architetti del tempo.
In questo periodo vi è la vasta produzione di intonaci cosiddetti “civili”, in particolare nell’area lombardo-veneta, lavorati a frattazzo e dipinti a impasto ancora umido, con calce e terre colorate (ocra rossa e gialla), o più semplicemente dipinti di bianco con latte di calce. Questi intonaci andranno pian piano a sostituire tutti gli altri tipi di trattamento superficiale, ad esclusione dei marmorini che continuano ad essere impiegati.

Particolari degli intonaci prima del restauro.

Lo stato di conservazione e il degrado
La superficie d’intonaco presentava notevoli zone di distacco avanzato completo e parziale, nonché zone con le tipiche “bollature” che precedono il distacco vero e proprio. Il film pittorico era per lo più in avanzato stato di dilavamento e scolorimento; si intravvedevano in alcuni casi gli elementi pittorici di decorazione che suppliscono alla funzione decorativa di un vero e proprio modellato architettonico caratteristico delle architetture maggiori del periodo. Ampie superfici di facciata mostravano il paramento murario per lo più costituito da mattoni rossi concentrati nelle parti “speciali” (spalle e piedritti, archi o piattabande di scarico), paramento messo a nudo dal lungo periodo di assenza di interventi manutentivi o riparatori.

Il progetto di restauro
L’intervento ha riguardato la facciata principale sud e la laterale ovest, cioè le principali ed uniche caratterizzate da intonaci con decorazioni dipinte. L’intervento di restauro, di tipo conservativo e filologico, si è posto l’obiettivo di conservare integralmente per quanto possibile, le tracce superstiti, e di riconfigurare una visione unitaria dell’architettura originaria, tramite l’integrazione geometrica dei tracciati delle modanature dipinte e la ricostituzione delle ampie zone di intonaco decorato mancante. Si è operato uno studio cromatico e tentata una simulazione dell’aspetto complessivo della facciata principale.
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