Centro studi Cni | Analisi congiunturali

Cni auspica politiche economiche capaci di rimettere in circolo energie per la crescita

I dati rielaborati dal Centro studi del Cni indicano la fine della recessione e l'avvio di una piccola ripresa. Evidenziano anche l’impossibilità di tornare ai numeri del 2008, soprattutto circa gli investimenti per le grandi opere. Mancano le politiche economiche necessarie a rimettere in circolo quelle energie nuove nei processi manifatturieri tradizionali, nei servizi e nelle nuove tecnologie.

Il Centro studi del Cni >> ha diffuso alcune elaborazioni sulle stime di crescita dell’economia italiana: il Pil aumenta dello 0,8% o dello 0,9% (la forbice tra cui oscillano ormai le stime più recenti) ma resta il problema del mancato recupero dei livelli pre-2008. Anche nei prossimi 2 anni l’economia italiana non ritornerà ai livelli del 2007-2008, allargandosi la distanza che separa l’Italia dai principali paesi europei. Serve un cambio di passo sostanziale nelle politiche economiche che facciano da «acceleratori» della crescita economica. I consumi privati hanno ripreso tono e gli investimenti sono previsti in crescita dell’1,1% dopo un lungo e pericoloso ciclo declinante.

Fonte: elaborazione Cni su dati Eurostat.
Fonte: elaborazione Cni su dati Eurostat

Il Pil non supera i 1.550 miliardi di euro, lontani dai 1.670 miliardi del 2008. Gli investimenti fissi lordi si attestano sui 259 miliardi di euro, contro i 357 miliardi di euro del 2008. Inoltre, sebbene il Pil sia in ripresa resta uno dei più bassi degli ultimi 8 anni e gli investimenti tra i più bassi degli ultimi 15 anni. Se anche le stime per il  2016 e per il 2017 dovessero confermarsi, sia il Pil che gli investimenti si manterranno comunque al di sotto dei valori di inizio crisi.

Elaborazione cni su dati Istat
Elaborazione Cni su dati Istat

Crescono le macchine e rallentano le costruzioni. Il Centro studi del  Cni ha rilevato che a crescere nel 2015 è essenzialmente la  componente dei macchinari  ed  attrezzature, mentre la componente delle costruzioni (la più consistente degli investimenti fissi lordi pari al 50% del valore totale) nell’anno in corso è stimata dall’Istat ancora in rallentamento. Gli investimenti in costruzioni non seperano i 130 miliardi di euro: nel 2008 gli investimenti in costruzioni erano pari a 194 miliardi di euro.

Elaborazioni Cni su dati Cresme
Elaborazioni Cni su dati Cresme

Opere pubbliche. In particolare resta negativo il  fronte degli investimenti in opere pubbliche: nel 2015 si è avuta una crescita del 3,5% ovvero investimenti per 26 miliardi di euro, meno di quanto si spendeva nel 2000 (29 miliardi di euro) e fortemente al di sotto del periodo compreso tra il 2007 e il 2012, quando si sono registrate punte di 41 miliardi di euro. Sebbene anche per il sistema delle costruzioni il ciclo recessivo risulta chiuso, l’idea di un rapido recupero delle posizioni perse appare impossibile e spinge quindi a pensare ad un graduale cambiamento degli interventi di politica economica. Il Cni individua 4 ambiti nei quali le politiche economiche dovrebbero operare in forte discontinuità con il passato, cercando di innescare veri e propri acceleratori della crescita.

Elaborazione Cni su dati Istat
Elaborazione Cni su dati Istat
Armando Zambrano | Presidente Consiglio Nazionale Ingegneri
Armando Zambrano | Presidente Consiglio Nazionale Ingegneri

Armando Zambrano | Presidente Cni
«Ripresa fragile e dalle prospettive incerte. Quattro i possibili acceleratori della crescita: manifattura 4.0;  manifattura additiva legata alle stampanti 3d; incentivi per ricerca e innovazione nei settori medium e hi-tech; un piano organico, chiaro e immediatamente operativo per le opere pubbliche. I dati del nostro Centro Studi indicano che la strada della ripresa per il nostro Paese è molto stretta. I primi segnali di inversione del ciclo certamente ci sono. Per l’area dell’ingegneria, ad esempio, ci sono buone notizie, visto che il sistema produttivo ha espresso una domanda di ingegneri in crescita del 30% nel 2015 rispetto all’anno precedente. Occorre però fare i conti con la realtà complessiva della nostra economia, anche per capire con pragmatismo quali sono i limiti della crescita del nostro Paese e quali politiche mettere in campo per irrobustire una ripresa che appare, in verità, molto fragile. E’ fragile perché né quest’anno né nei prossimi due anni recupereremo le posizioni pre-crisi in termini di Pil e di investimenti, mentre gran parte dei nostri partner europei hanno già da tempo riacquisito le posizioni perse. Il Pil italiano, tra il 2008 ed il 2014 a valori correnti si è ridotto quasi dell’8% a fronte di un incremento del 2,1% in Francia, del 4,2% in Germania e del 4,5% nel Regno Unito. E la situazione appare più drammatica se si guarda al Pil procapite, sceso di oltre 1.400 euro in Italia e aumentato di oltre 2.800 euro in Germania. Non si può rimanere impassibili di fronte a  questi dati. L’allargamento della nostra «distanza» dall’Europa è un fenomeno che ci preoccupa molto. Occorre poi considerare che la crescita dello 0,8%/0,9% per il 2015 è tutta o quasi attribuibile alla dinamica di crescita del centro-nord, mentre il sud prosegue in una deriva di declino che tutti dobbiamo impegnarci a contrastare. Se guardiamo ai diversi ambiti in cui l’ingegneria è presente ed ha un ruolo forte emergono almeno 4 potenziali acceleratori della crescita. Intanto la Manifattura 4.0, ovvero l’unione tra processi manifatturieri tradizionali e  servizi ad elevato valore aggiunto (cloud, software, outsourcing, servizi di progettazione, progettazione di  impianti, studi di ingegneria e consulenza in campo tecnico). Si tratta di un comparto che coinvolge più di 700 mila imprese e più di 2 milioni di addetti in grado di offrire servizi di livello avanzato in che si integrano con la manifattura tradizionale, generando nuovi fattori competitivi. A seguire la  manifattura additiva  legata alle stampanti 3d utilizzate nei processi produttivi dei comparti più tradizionali. Le stime più accreditate indicano un possibile incremento di 16 miliardi di euro, in un anno, nel sistema delle pmi operanti nei principali comparti manifatturieri se si facesse ricorso estensivo a processi additivi. Quindi una decisa politica di incentivo alla ricerca e sviluppo in alcuni settori medium e hi-tech per i quali l’Italia non registra elevati livelli di specializzazione ma che sono risultati altamente performanti; tra il 2008 ed il 2014 il Centro Studi calcola un incremento del 38% dell’export di prodotti italiani hi-tech a fronte di un incremento dell’8,9% del sistema manifatturiero complessivo: dalla meccanica all’elettronica, dal settore farmaceutico a quello degli apparecchi per l’information technology abbiamo numeri e capacità per competere. L’ultimo asse della crescita riguarda le opere pubbliche. Dopo la presa d’atto del sostanziale fallimento della legge Obiettivo del 2001, il Governo  appare orientato a definire un nuovo piano strategico per le infrastrutture e per la logistica. Occorre tuttavia passare molto rapidamente dai programmi ai progetti esecutivi e all’apertura dei cantieri, seguendo procedure più snelle e trasparenti in materia di appalti pubblici, ponendo una  cesura netta con quanto accaduto negli ultimi 15  anni. La decrescita del settore negli ultimi anni è stata abnorme e non interrompere questa spirale potrebbe essere fatale per l’economia del Paese».

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