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Codice appalti: Schiavo (Ance), correttivi subito per eliminare le contraddizioni  

Il vicepresidente Ance, Luigi Schiavo, ascoltato in Commissione Ambiente e Lavori pubblici del Senato ha sottolineato i punti critici che rischiano di far restare sulla carta i buoni principi contenuti nel nuovo Codice dei contratti. Fra questi si ricordano: i ritardi che si annidano nella fase a monte della gara; il principio del risultato che non non si concilia con l’avvenuta eliminazione del tetto massimo al punteggio da attribuire al prezzo in sede di offerta economicamente più vantaggiosa; il principio della fiducia; la revisione dei prezzi.
Luigi Schiavo | Vicepresidente Ance.
Luigi Schiavo | Vicepresidente Ance.

La bozza di nuovo Codice dei contratti presenta una serie di buoni principi che rischiano però di rimanere sulla carta, perché contraddetti palesemente dalle norme che devono attuarli. Per questo è necessario apportare subito dei correttivi. È quanto ha sottolineato ieri il vicepresidente Ance, Luigi Schiavo, ascoltato in Commissione Ambiente e Lavori pubblici del Senato.

La prima preoccupazione espressa da Schiavo riguarda il mercato

Il nuovo Codice, infatti, consentirà a un’ampia quota di appalti di non essere più sottoposti alle regole di piena pubblicità e concorrenza. Si pensi anzitutto a quelli compresi fino alla soglia comunitaria, vale a dire, per i lavori pubblici, fino a 5,3 mln di euro.

Il Codice sta optando per rendere stabili le procedure emergenziali introdotte con il decreto semplificazione, rendendo possibile utilizzare le procedure ordinarie solo sopra un milione di euro e solo se tale scelta venga accompagnata da adeguata motivazione.

«Si tratta di una soglia eccessivamente elevata – ha spiegato Schiavo – che rischia di azzerare il mercato e che è in contraddizione con il principio di concorrenza e trasparenza». In altre parole, ha sottolineato il vicepresidente, si è preferito tagliare sui tempi delle procedure di gara, quando invece la maggior parte dei ritardi si annida nella fase a monte della gara, in tutto quel labirinto di atti di autorizzazioni preventive rimasto pressoché intatto.

Principio del risultato

Un altro punto estremamente contraddittorio è quello che riguarda il principio del risultato, secondo il quale l’opera pubblica deve essere aggiudicata a chi è in grado di assicurare il miglior rapporto qualità-prezzo.

«Ma ciò non si concilia con l’avvenuta eliminazione del tetto massimo al punteggio da attribuire al prezzo in sede di offerta economicamente più vantaggiosa», ha spiegato il vicepresidente dei costruttori, «anzi così facendo, in aperto contrasto con la disciplina europea, si reintroduce di fatto il massimo ribasso».

Il principio della fiducia

Ma non basta. Nel nuovo Codice è del tutto condivisibile il principio della fiducia: si tratta di una svolta nei rapporti tra Pa e imprese rispetto al passato. Proprio per questo, ha spiegato il vicepresidente Schiavo, «appare del tutto contraddittoria la figura dell’illecito professionale la cui definizione appare piuttosto aperta e per di più ancorata ad accertamenti anche non definitivi, come un semplice rinvio a giudizio. È evidente che in questo modo resta in piedi il principio di colpevolezza a carico delle imprese che permea tuttora il Codice 50».

Revisione dei prezzi

Tra i punti che preoccupano maggiormente le imprese anche la norma scritta sulla revisione dei prezzi, che prevede troppi limiti (alea e percentuale di riconoscimento delle variazioni) e meccanismi di funzionamento troppo complessi per essere efficace. «Si perde così l’occasione di risolvere una volta per tutte un problema su cui si è dovuti intervenire finora con innumerevoli decreti d’urgenza e non si scongiura il rischio, in caso di aumento dei prezzi, di bloccare tutti i cantieri», ha concluso il vicepresidente dei costruttori.

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