L’apertura del parlamento e delle Regioni a una reintroduzione degli studi professionali tra i beneficiari della Cig (dopo che un decreto ministeriale in materia li aveva esclusi) non basta a tranquillizzare le rappresentanze del comparto.
Per questo Confprofessioni, la Confederazione dei liberi professionisti e le sigle sindacali di settore (Filcams – Cgil, Fisascat – Cisl e Uiltucs – Uil) si sono riunite a Roma per opporsi alle discriminazioni cui sono sottoposti i liberi professionisti e per sensibilizzare l’opinione pubblica e il Governo sulle problematiche occupazionali del settore.
Ora bisogna vedere cosa intende fare il Governo. Se non ci dovessero essere modifiche rispetto al parere favorevole delle commissioni parlamentari e della conferenza Stato – Regioni, tutti gli studi professionali figureranno di nuovo tra i beneficiari della cassa integrazione.
«Lo scorso anno Fondoprofessioni (il fondo interprofessionale per la formazione continua del settore) ha contribuito con oltre il 30% delle risorse al sostegno della Cig in deroga» ha spiegato Pierangelo Raineri di Fisascat – Cisl.
Gaetano Stella, presidente Confprofessioni ha evidenziato: «noi andremo avanti fino a quando il governo non confermerà l’importanza di tale strumento per i nostri dipendenti nel contesto attuale. Siamo di fronte a un impegno di civiltà per combattere assurde discriminazioni che colpiscono un settore che non si è lasciato deprimere dalla crisi».
Il comparto dei professionisti pesa poco sull’ammortizzatore della Cig in deroga raggiungendo l’1% delle ore coperte: da qui si evidenzia il risparmio che deriverebbe dall’esclusione degli studi per le finanze dello Stato.