Guida Viero | Facciate intonacate, pitturate e rivestimenti murali «plastici»

Conoscere, prevenire e riparare le fessurazioni in facciata

Le fessurazioni vengono spesso considerate un problema «estetico», poco ricorrente e di facile risoluzione, in realtà ne sono colpite moltissime facciate, con problemi sia estetici che di durabilità, manutenzione e salubrità dell’edificio. Questa guida, realizzata da Viero, illustra le principali cause delle fessurazioni presenti sulle facciate intonacate o rifinite con pitture e rivestimenti murali «plastici» e come risolverle.
Dott. Diego Marcucci | Group Brand Manager Cromology «Le fessurazioni vengono spesso considerate un problema «estetico», poco ricorrente e di facile risoluzione, in realtà ne sono colpite moltissime facciate, con problemi sia estetici che di durabilità, manutenzione e salubrità dell’edificio. La guida realizzata da Viero illustra le principali cause delle fessurazioni presenti sulle facciate intonacate o rifinite con pitture e rivestimenti murali «plastici» e come risolverle per supportare l’attività di progettisti, imprese e applicatori»
Diego Marcucci | Group Brand Manager Cromology «Le fessurazioni vengono spesso considerate un problema «estetico», poco ricorrente e di facile risoluzione, in realtà ne sono colpite moltissime facciate, con problemi sia estetici che di durabilità, manutenzione e salubrità dell’edificio. La guida realizzata da Viero illustra le principali cause delle fessurazioni presenti sulle facciate intonacate o rifinite con pitture e rivestimenti murali «plastici» e come risolverle per supportare l’attività di progettisti, imprese e applicatori»

Affrontare lavori di riqualificazione del patrimonio edilizio edificato tra gli anni ‘50 e ‘70 ma anche costruzioni di scarsa qualità realizzate negli anni ‘80 e ‘90 vuol dire quasi certamente dare una soluzione a uno dei problemi più ricorrenti: il fenomeno delle fessurazioni sulle facciate degli edifici. Le cause del fenomeno sono molteplici e il problema è veramente molto vasto. La guida messa a punto da Viero >> ha inquadrato le fessurazioni presenti sulle facciate e sulle superfici verticali intonacate o rifinite con pitture e rivestimenti murali definiti «plastici». Prima di tutto bisogna fare attenzione alla parola «plastico» che ha tratto spesso in errore i professionisti (progettisti, imprese e applicatori). La definizione «rivestimenti plastici» era infatti stata ideata per identificare questo tipo di rivestimento «modellabile», a differenza dei rivestimenti rigidi tipo piastrelle, mosaico o gres. Il rivestimento murale plastico, quando è essiccato, diventa parte integrante dell’intonaco, per cui ne segue tutte le vicissitudini, riuscendo a contenere solo le microfessurazioni. Superato il livello di resistenza di questo composto alla trazione, alla compressione e al taglio si formano lesioni di diversa natura e gravità.

Cause delle lesioni e tipi di ritiro. La facciata dell’edificio è un sistema composto da più strati (struttura muraria di supporto, intonaco, rivestimento di finitura) e soggetto a continue sollecitazioni e alla formazione di lesioni dovute a diversi fattori:
• cause esterne: cedimento delle fondazioni, concentrazioni degli sforzi, vibrazioni.
• cause interne: caratteristiche dei materiali usati per la costruzione (per esempio ritiro, dilatazioni, reazioni chimiche). In particolare osserveremo due dei fenomeni che più sono responsabili del problema delle fessurazioni: la variazioni di umidità, le variazioni di temperatura.
Le variazioni di umidità sono dovute sia all’umidità intrinseca dei materiali sia all’umidità atmosferica successiva alla fabbricazione. Il problema più importante è la variazione dell’umidità nel tempo, cioè il tempo o la velocità di essiccamento di un materiale. I materiali aventi una forte capillarità (il calcestruzzo di pomice per esempio) si essiccano per diffusione; prima gli strati esterni e successivamente, molto lentamente, la parte interna. Il tempo di essiccamento è quindi lungo. Al contrario, per i materiali con capillari molto fini, quale il laterizio, l’evaporazione dell’umidità avviene molto rapidamente.

Per ridurre al minimo il fenomeno delle lesioni, è necessario che al momento della consegna dei blocchi (calcestruzzo, laterizio…) in cantiere il ritiro d’indurimento sia in gran parte compiuto.
Per ridurre al minimo il fenomeno delle lesioni, è necessario che al momento della consegna dei blocchi (calcestruzzo, laterizio…) in cantiere il ritiro d’indurimento sia in gran parte compiuto.

È la velocità di essiccamento a determinare il ritiro, che comprende tre distinti fenomeni: 1. ritiro di presa e d’idratazione: nel rappresentare il fenomeno d’idratazione del cemento su un sistema di coordinate, si constaterà, prima di tutto, che dopo un primo periodo, alla fine della presa si produce un ritiro detto «ritiro di idratazione». Se l’indurimento ha luogo all’aria si produrrà un nuovo ritiro detto «ritiro di indurimento »; se invece l’indurimento avviene in acqua, si verificherà una dilatazione; 2. Il ritiro d’indurimento dipende in gran parte dall’umidità dell’aria dove esso si produce. Se rappresentiamo anche questo fenomeno su un diagramma possiamo constatare che in condizioni di umidità dell’aria del 100% non si produce alcun ritiro; con umidità per esempio del 50% si ha dopo l’indurimento un ritiro del 0,3 % e così via; 3. ritiro ciclico: viene definito «ritiro ciclico» o reversibile quello dovuto al riumidificamento e al riessiccamento del materiale. È a questo tipo di ritiro che si deve imputare la massima parte delle lesioni. Per ridurre al minimo il fenomeno delle lesioni, è necessario che al momento della consegna dei blocchi (calcestruzzo, laterizio…) in cantiere il ritiro d’indurimento sia in gran parte compiuto. Nella realtà dei fatti, però, le cose si complicano in conseguenza dei cicli di riumidificazione e di riessiccamento che gli elementi subiscono prima e dopo la messa in opera. Perciò, al fine di ottenere dei dati di effettiva utilità, è stato introdotto nei regolamenti il concetto di «ritiro da essiccamento».

Alcuni tipi di fessurazioni e cavillature dovute a variazioni di umidità e di temperatura.
Alcuni tipi di fessurazioni e cavillature dovute a variazioni di umidità e di temperatura.

Aspetto delle lesioni causate dal ritiro. Le lesioni causate dal ritiro sono di tre tipi principali: 1. A ragnatela. Questo fenomeno si presenta in relazione alla presa dei leganti (calce e cemento) e allo specifico ritiro, le forze di coesione esistenti generano una tensione che può dare origine alle cavillature. Tale effetto è più evidente quando l’intonaco ha una quantità di legante elevata rispetto agli inerti. Particolari condizioni di alte temperature, forti ventilazioni e una quantità di acqua di presa insufficiente, creano una evaporazione superficiale che contribuisce alla formazione delle cavillature. 2. Fessurazioni lineari da escursione termica.

04_A_FESSURE CHE PARTONO DALLE APERTURE

Possono essere provocate da movimenti termici dovuti all’escursione della temperatura con conseguente dilatazione massima e minima; tali movimenti non sono uguali per tutti i componenti della struttura, per cui vengono a crearsi tensioni tra i vari materiali con conseguente distacco tra le superfici di contatto. Queste fessure si formano normalmente tra parti in cemento armato (pilastri, architravi, solette, cordoli, parapetti) e parti di muratura in laterizio, cotto, poroton, tufo, blocchi in argilla espansa; sono soggette, inoltre, a continuo allargamento e restringimento in funzione degli sbalzi di temperatura. 3. Fessurazioni lineari da tensioni o compressioni. Causate da movimenti aciclici provocati da assestamenti delle fondazioni, dal normale ritiro dell’intonaco, a sollecitazioni causate da sovraccarichi accidentali. Questo genere di fenditure, che in certi casi assumono dimensioni macroscopiche, tendono generalmente a stabilizzarsi nel tempo e a presentare modeste variazioni dimensionali.

05CAVILLATURE 0,1-0,25

 

Prevenzione delle fessurazioni dovute a variazioni di umidità. Adottando alcuni accorgimenti di progettazione e posa, è possibile prevenire il fenomeno delle lesioni. Tra gli aspetti principali da tenere sotto controllo vi sono accorgimenti relativi alla progettazione come l’adozione di giunti da ritiro ed eventuali armature supplementari. Prima della posa in opera va fatta attenzione alla stagionatura, allo stoccaggio e al trasporto. Durante la posa in opera bisogna impedire che l’umidità penetri nei materiali e verificare la giusta resistenza della malta (armonia dei materiali). Dopo la messa in opera bisogna aspettare il più a lungo possibile prima di applicare l’intonaco.

06 FESSURAZIONI

Come riparare le lesioni. Prima di procedere alle riparazioni bisogna stabilire se si tratta di lesioni da ritiro iniziale da indurimento o ritiro ciclico. Nel primo caso la riparazione può essere effettuata dopo due o tre anni, quando cioè, la parete è sufficientemente secca. Nel secondo caso la riparazione sarà insufficiente se non verrà eliminata la sorgente di umidità. Risulta perciò efficace creare dei giunti di ritiro per le lesioni verticali. Le variazioni di temperatura a cui sono sottoposti i materiali da costruzione sono dovute alle variazioni stagionali e giornaliere, all’insolazione, alle modalità di occupazione dei locali, e ad altri fattori. Si possono riassumere in 4 categorie: variazioni della temperatura esterna; variazioni di temperatura nello spessore dei materiali; differenza fra temperatura esterna e interna. Sotto il loro effetto, i materiali subiscono delle dilatazioni e delle contrazioni che generano danni, generalmente alla congiunzione degli elementi in cemento armato con la muratura, dove si manifestano gli sforzi prodotti dall’allungamento differenziato dei materiali ponendo in evidenza la separazione fra le parti calde e quelle fredde.

07 MICROFESSURE 0,25-0,5

Le soluzioni Viero. 1. Vieroflex Stuk per la preparazione del supporto. Si tratta di uno stucco elastomerico fibrorinforzato per il ripristino di cavillature e crepe della facciata con un ottimo potere riempitivo, elevata elasticità, ritiro controllato anche ad alti spessori, facile da applicare 2. Vieroflex Fond è un fondo intermedio elastomerico per il ripristino di supporti cavillati e assicura l’adesione del ciclo al supporto, mantiene l’adesione del ciclo al supporto e funge da speciale protezione anti alga e antimuffa. 3. Fatex, una garza in fibra sintetica. 4. Vieroflex Silox, pittura elastomerica liscia a base di resine silossaniche. 5. Vieroquarz Flex, pittura riempitiva anti cavillature a base di resine acri silossaniche ed elastomeriche. 6. Vieroacryl Flex, rivestimento spatolato anti cavillature con granulometria da 1,2 mm e 1,5 mm a base di resine acriliche. Viero è una società del Gruppo Materis Paints Italia che opera da oltre 40 anni nel campo dell’edilizia professionale con una vasta gamma di soluzioni: prodotti di preparazione, finiture per la facciata, risanamento del calcestruzzo, deumidificazione, malte e rasanti a calce, Vieroclima sistema a cappotto, sistema elastomerico, prodotti speciali.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here