Restauro | Beni culturali

Consegnato il primo cantiere di restauro a Pompei

Un importante intervento a salvaguardia degli affreschi ha interessato il deflusso delle acque meteoriche attraverso opere di drenaggio nell’area del giardino.

È terminato il primo dei cinque cantieri del Grande progetto Pompei, la Domus del Criptoportico i cui lavori erano partiti il 6 febbraio 2013.
Nei tempi stabiliti, 370 giorni di lavoro, si è concluso l’intervento di consolidamento e restauro strutturale della casa.

Pompei, Domus del Criptoportico frammento pittorico.
Pompei | Domus del Criptoportico frammento pittorico.

Questa prima fase di lavoro è stata fondamentale in quanto propedeutica alla seconda tranche d’interventi che riguarderà il restauro degli apparati decorativi (stucchi, pitture parietali e pavimenti a mosaico), di cui a breve partirà il bando di gara.
L’intervento appena conclusosi, sotto la direzione dei lavori dell’arch. Maria Previti, per un costo complessivo di 304mila euro, si è sviluppato in 3 fasi che hanno riguardato:
1. il consolidamento e restauro delle strutture antiche, con integrazione dei precedenti restauri;
2. la restituzione della volumetria originaria attraverso la ricostruzione spaziale con strutture in legno di ciò che era andato perduto anche a seguito del bombardamento alleato che colpì Pompei nel 1943, soprattutto lungo via dell’Abbondanza.

In particolare si è proceduto alla riconfigurazione spaziale con centine (strutture in legno) sia della volta a botte del forno (praefurnium) sia dell’unica volta a crociera documentata nell’antica città di Pompei, presente nell’ambiente caldo delle terme (calidarium).
Infine la realizzazione di una passerella in legno che consentirà la visione dall’alto degli ambienti termali ipogei e delle rispettive superfici decorate.
Un importante intervento a salvaguardia degli affreschi ha, inoltre, interessato il deflusso delle acque meteoriche attraverso opere di drenaggio nell’area del giardino.

Pompei,  Domus del Criptoportico mosaico pavimentale.
Pompei | Domus del Criptoportico mosaico pavimentale.

Il cantiere ha inoltre offerto l’opportunità di aggiungere nuove e significative informazioni sulle fasi edilizie del complesso, documentate attraverso mirate indagini di scavo, che hanno interessato l’ambiente del tepidarium e uno degli ambienti periferici meridionali.
Il tepidarium è stato liberato dei detriti che vi erano stati accumulati dall’ultimo abitante pompeiano della domus, portando così in luce numerosi e interessanti frammenti d’intonaci dipinti e di stucchi a rilievo, che in gran parte decoravano le pareti dello stesso ambiente.
L’altra indagine archeologica è stata condotta nell’ambiente periferico subito all’esterno dell’oecus, rivelando l’esistenza di più livelli pavimentali sovrapposti, sia in mosaico che in cocciopesto, e le diverse destinazioni d’uso dell’ambiente negli ultimi decenni di vita di Pompei.

La Domus (Reg. I, Ins 6, 2) con ingresso da via dell’Abbondanza prende nome dalla presenza lungo tre lati del giardino quadrangolare di un portico sotterraneo fenestrato (criptoportico) sul quale si aprivano una stanza di soggiorno (oecus) e ambienti termali.
Il criptoportico e l’oecus presentavano lungo le pareti un ciclo pittorico ispirato agli episodi dell’Iliade, uno dei più pregevoli esempi di II stile finale. Raffinate e scenografiche pitture ornano anche i quattro ambienti termali. L’edificio risalente al III secolo aC e successivamente ampliato e modificato, fu portato alla luce agli inizi del Novecento.

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