Analisi congiunturale | Unioncamere – Ance Lombardia 

Continua la crescita delle imprese edili lombarde

Il 59% delle imprese edili lombarde dichiara un volume d’affari in crescita su base annua, un dato in contrazione rispetto al 70% registrato nel secondo trimestre, quando però il confronto avveniva con il punto di minimo raggiunto nel 2020; per la quasi totalità delle imprese in espansione (57%) l’incremento è stato superiore ai cinque punti percentuali. Il 26% delle imprese dichiarano di essere impegnate nell’adozione di misure green che vanno oltre gli obblighi normativi, volte a una gestione efficiente e sostenibile dell’energia, dei trasporti, dei rifiuti e delle emissioni.

Le rilevazioni di Unioncamere Lombardia per il terzo trimestre 2021 registrano ancora una crescita del volume d’affari delle imprese lombarde delle costruzioni: la variazione su base annua è pari al +16,9%, un incremento significativo considerato che l’analogo periodo del 2020, con il quale viene fatto il confronto, era stato caratterizzato da un’intensa ripartenza dei livelli di attività dopo il blocco dei cantieri avvenuto durante il primo lockdown.

Su base trimestrale la crescita risulta prossima al 4%, una velocità di marcia che, benché in lieve rallentamento rispetto ai due trimestri precedenti (entrambi avevano sfiorato il 5%), si conferma comunque molto elevata e con pochi precedenti nella serie storica. Tale ulteriore aumento consente all’indice del volume d’affari, calcolato ponendo pari a 100 il valore medio del 2010, di superare quota 105, un livello che non si vedeva da 12 anni a questa parte.

Il 59% delle imprese dichiara un volume d’affari in crescita su base annua, un dato in contrazione rispetto al 70% registrato nel secondo trimestre, quando però il confronto avveniva con il punto di minimo raggiunto nel 2020; per la quasi totalità delle imprese in espansione (57%) l’incremento è stato superiore ai cinque punti percentuali.

Il resto del campione risulta diviso tra imprese con un volume d’affari stabile (15%) e imprese che hanno invece subito una riduzione nell’ultimo anno (26%) che sono comunque 1/4 del totale con un incremento di quelle in forte contrazione.

Il trend crescente del volume d’affari è spinto anche dall’accelerazione dei prezzi, che in questo trimestre mettono a segno un incremento del +5,7% su base congiunturale: la serie storica mostra in maniera evidente il surriscaldamento dei listini nell’ultimo periodo, indice del tentativo delle imprese di compensare i rincari registrati dagli input produttivi.

I dati Istat relativi ai costi di costruzione dei principali manufatti edili certificano infatti il raggiungimento di livelli record, sebbene i valori più recenti relativi al mese di settembre suggeriscano una possibile stabilizzazione.

Segnali incoraggianti giungono dal fronte occupazionale, con una variazione positiva del numero di addetti tra inizio e fine trimestre (+0,6%). Si tratta del terzo incremento congiunturale positivo, che conferma l’inversione di tendenza rispetto all’andamento negativo degli ultimi anni, che solo nel 2019 aveva mostrato una stabilizzazione.

Diverse fonti informative, tra cui l’indagine Excelsior condotta dal sistema camerale, evidenziano d’altra parte come le imprese edili facciano fatica a reperire mano d’opera per fronteggiare il significativo aumento della domanda.

I fattori che stanno sostenendo l’attuale fase espansiva (incentivi fiscali per le ristrutturazioni, condizioni favorevoli di accesso al credito, rinnovata attenzione verso gli spazi abitativi, ripresa degli investimenti pubblici) non sembrano destinati a venir meno nel breve periodo.

Di conseguenza le aspettative degli imprenditori sul prossimo trimestre rimangono orientate in senso ampiamente positivo, con previsioni di crescita per fatturato (35%) e occupazione (22%) che sopravanzano nettamente quelle di diminuzione (rispettivamente 7% e 6%). I saldi si confermano su valori storicamente molto elevati, anche se in fase di stabilizzazione dopo la forte crescita dei trimestri passati.

Green economy ed economia circolare

Nell’ambito del Green Deal, la Comunità Europea sta accelerando la transizione verso la circolarità, considerata tra le condizioni necessarie per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, anche tramite il Piano di azione per l’economia circolare e la nuova Strategia industriale – mentre resta attiva la ricerca di soluzioni che possano ulteriormente spingere al raggiungimento degli obiettivi di riduzione dell’uso di materie prime vergini e d’incremento del contenuto di materiali riciclati nei prodotti.

Per l’Italia secondo l’ultimo rapporto Greenitaly 2021 (realizzato su dati 2020) si conferma il trend espansivo del numero di imprese che decidono d’investire in soluzioni definite green. In particolare, sarebbero oltre 441mila le aziende che nel quinquennio 2016-2020 hanno investito in tecnologie e prodotti green, il 31,9% del totale. Con riferimento al solo 2020 la quota risulta pari al 21,4%, un dato in linea rispetto al 2019, nonostante l’impatto della pandemia. Si nota tuttavia una forte correlazione tra propensione ad investire e dimensione d’impresa.

La distribuzione geografica conferma che la Lombardia – con quasi 90mila imprese investitrici – è la regione che ha la concentrazione di valori più elevati: il 20,3% del totale nazionale.

Il rapporto sottolinea peraltro la redditività generata dagli investimenti realizzati, riferendosi al triennio 2017-2019: le imprese eco-investitrici evidenziano una produttività superiore del 17% rispetto alle altre, e hanno visto una crescita della stessa del +5,9% (per le altre è stata del +3,3%).

Riferendosi più specificatamente al tema dell’economia circolare, i dati forniti dal Circular Economy Network mostrano i risultati raggiunti nell’ambito della produzione, del consumo, della gestione circolare dei rifiuti oltre che degli investimenti e dell’occupazione nel riciclo, nella riparazione e nel riutilizzo, da cui emerge come le performance nazionali di circolarità siano migliori rispetto alle altre quattro principali economie europee.

Il focus di approfondimento realizzato da Unioncamere Lombardia sull’edilizia lombarda evidenzia come in questo comparto il 26% delle imprese dichiarino di essere impegnate nell’adozione di misure green che vadano oltre gli obblighi normativi, volte a una gestione efficiente e sostenibile dell’energia, dei trasporti, dei rifiuti e delle emissioni.

La dimensione si conferma una variabile fondamentale: le imprese impegnate in azioni green sopra i 50 addetti sono più della metà del campione, mentre quelle al di sotto dei 50 addetti sono meno di un quarto.

Le azioni principali in quest’ambito – tra quelle rilevate – hanno riguardato l’acquisto di mezzi elettrici o ibridi (39% delle imprese che hanno realizzato interventi green) e di macchinari più efficienti dal punto di vista energetico (35%), oltre all’installazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile (31%) e all’isolamento termico degli edifici (24%).

Tra le imprese si sta comunque diffondendo progressivamente la consapevolezza della centralità delle tematiche ambientali nelle traiettorie di sviluppo futuro: la percentuale di quante intendono investire in tecnologie green nei prossimi anni sale al 38%, evidenziando anche in questo caso una propensione crescente all’aumentare della dimensione aziendale.

La volontà di ridurre l’impatto ambientale della propria attività è la finalità più diffusa (57%) tra quanti intendono investire nella sostenibilità ambientale nei prossimi anni, ma a questa motivazione di carattere etico si affianca la consapevolezza di una normativa che si sta facendo via via più stringente (38%) e considerazioni legate all’immagine dell’impresa (37%) e al contenimento dei costi (31%).

Le imprese non intenzionate a investire in tecnologie green, che rappresentano ancora la maggioranza, indicano in gran parte la complessità dei processi come ostacolo principale (63%), a cui si aggiungono la preoccupazione relativa ai costi di transizione (22%), diffusa soprattutto tra le micro e piccole imprese, e il fatto di avere già investito nell’ultimo triennio (17%), in particolare tra le realtà medio-grandi.

Il tema più specifico dell’economia circolare coinvolge una minoranza ristretta d’imprese: solo il 17% dichiara di aver intrapreso o di voler intraprendere azioni in questo senso, quota che sale a un’impresa su tre sopra la soglia dei 50 addetti.

I principali interventi messi in campo in quest’ambito riguardano soprattutto la gestione dei rifiuti e, in misura molto minore, la rigenerazione/rifabbricazione, mentre ancora sporadiche sono le indicazioni riguardanti l’implementazione di modelli di product service system, simbiosi industriale ed ecodesign.

Alla base delle azioni di economia circolare intraprese rimangono prevalenti le considerazioni etiche, ma, rispetto a quanto visto per gli investimenti green in generale, guadagnano peso le considerazioni relative all’ottimizzazione dei costi e all’individuazione di nuovi segmenti di mercato: le imprese orientate verso modelli circolari di produzione sono una minoranza, caratterizzata però da un elevato grado di maturità nel percorso verso la transizione ecologica.

Per le imprese, e sono la gran parte, non propense ad azioni di economia circolare i principali ostacoli sono due: il primo, di carattere interno, riguarda la carenza di esperienza e competenze in azienda (41%), il secondo è esterno e ha a che fare con gli elevati costi d’innovazione (26%), l’insufficienza di informazioni a riguardo (23%) e lo scarso apprezzamento da parte dei clienti (21%).

La scarsa conoscenza dell’argomento trova conferma nell’elevata percentuale di quanti non sanno indicare il modello di business circolare più adatto alle proprie esigenze aziendali (61%). Le imprese più consapevoli segnalano come possibile traiettoria di sviluppo soprattutto la rigenerazione (16%), seguita dall’upcycling (9%): queste due opzioni vengono indicate da circa un’impresa su 5 se limitiamo l’analisi alle sole imprese con almeno 50 addetti. Life-extension (7%) e sharing (6%) ottengono invece percentuali inferiori, senza differenze significative tra imprese di dimensioni diverse.

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