L'intervista | Angelica Krystle Donati, Presidente Ance Giovani

Costruzioni? «Innovazione, digitalizzazione, sostenibilità. Tre strade, un unico obiettivo»

Angelica Krystle Donati, presidente di Ance Giovani, con Imprese Edili torna sui temi che stanno più a cuore all’associazione dei giovani costruttori: innovazione, digitalizzazione e sostenibilità. E a proposito di lavoro e giovani ammette che «la percezione che si ha del nostro comparto non è più in linea con le reali condizioni di lavoro odierne. Serve un progetto di rebranding delle costruzioni e dell’attività edilizia in genere».
Angelica Donati | Presidente Ance Giovani.
Angelica Donati | Presidente Ance Giovani.

A margine di un workshop nella sede di Hilti Italia a Sesto San Giovanni, Imprese Edili ha intervistato la presidente nazionale di Ance Giovani, Angelica Krystle Donati. Oltre all’impegno all’interno dell’Associazione nazionale dei costruttori edili, Donati è responsabile Sviluppo del business per Donati Spa, ceo di Donati Immobiliare Group e imprenditrice e investitrice nel proptech, come venture partner di Concrete VC. Diversi gli argomenti affrontati durante l’incontro, incentrato in particolare sui temi che stanno più a cuore all’associazione dei giovani costruttori: innovazione, digitalizzazione e sostenibilità.

Presidente, in edilizia, quando si parla di innovazione, è sempre più frequente il riferimento all’off-site, alla produzione in stabilimento. Cosa ne pensa Ance Giovani di questa nuova frontiera?

Ance Giovani è impegnata a sostenere tutto ciò che riguarda innovazione e sostenibilità. Ne siamo convinti, soprattutto perché il mondo delle costruzioni di domani non può essere plasmato con le abitudini di ieri. E in questo mutamento la produzione off-site è fondamentale per cambiare. Non può certo essere una formula adattabile a tutto il patrimonio edilizio del nostro Paese, non certo al vasto patrimonio storico, architettonico e monumentale italiano, dove il processo di produzione sarà ancora perlopiù di tipo artigianale. Ma sicuramente, per molti comparti delle costruzioni, questa sarà la formula vincente. Non mi riferisco necessariamente all’edilizia: nel campo delle infrastrutture, ad esempio, il processo costruttivo si sta industrializzando sempre più e il cantiere si sta trasformando in un luogo di assemblaggio di componenti prodotti industrialmente. Quello della produzione in stabilimento è uno dei percorsi che possono garantire qualità e durabilità delle opere. Quindi, noi intendiamo l’off-site come occasione di miglioramento del processo e del prodotto edilizio. È una risposta che nulla a che vedere con la prefabbricazione degli anni Settanta e Ottanta. L’idea alla base è l’industrializzazione dei processi, non costruire delle scatole.

Cosa ostacola l’affermazione di questa forma di produzione edilizia?

La non omogeneità del prodotto e la natura profondamente artigianale di questo mestiere. In altri settori la produzione avviene all’interno di uno stabilimento, in spazi chiusi: il nostro invece è un comparto condizionato dall’ecosistema in cui operiamo. Quando pensiamo all’edilizia non dobbiamo riferirci a un prodotto – alla casa, a una strada, a un ponte -, dobbiamo pensare al contesto entro il quale si opera. Sul piano puramente teorico possiamo immaginare soluzioni innovative industrializzate, poi però quando si opera nel centro storico di Roma l’approccio off-site non può che essere di innovazione del processo, non tanto del prodotto. E l’innovazione può avvenire, ad esempio, anche attraverso un monitoraggio delle attività lavorative, grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie, utili a migliorare il processo stesso.

In materia di digitalizzazione, in quali fasi del processo si dovrebbe concentrare l’investimento di un’impresa?

Idealmente in tutte le fasi. Non parlo solo della gestione legata al Bim. Nella mia azienda, ad esempio, stiamo andando verso la gestione totale del processo di produzione: dalla pianificazione alla gestione alla sicurezza. Poi, quando parliamo di innovazione, non possiamo riferirci solo al Building information modeling. C’è il vasto campo legato all’utilizzo delle tecnologie e delle attrezzature che vengono impiegate durante le lavorazioni, con soluzioni che possono condurci verso l’obiettivo della produzione sempre più just in time. Ad esempio, si può lavorare in modo efficiente limitando lo stoccaggio, gli sprechi, utilizzando ciò che ci serve solo quando effettivamente ci serve.

Esiste una componente generazionale nello sviluppo della digitalizzazione? Il settore delle costruzioni ha un problema di reclutamento di manodopera. Come fare per rendere il settore attrattivo?

Quello della carenza di manodopera è un problema enorme, non solo italiano, ma globale. L’età media dei lavoratori del nostro comparto a livello internazionale è di 55 anni. Ed è un dato pre Covid, che con la pandemia si è aggravato. Abbiamo un problema enorme di invecchiamento e di mancata sostituzione delle competenze. L’unico modo per ovviare al depauperamento delle conoscenze e delle professionalità, come confermano molti studi in materia, è l’immigrazione. Una strada, quella, che non vale solo per il nostro Paese. Ma in Italia noi ci dobbiamo misurare con un altro fenomeno, quello dell’altissimo tasso di disoccupazione giovanile. Non si riesce ancora a risolvere la discrepanza tra il bisogno di manodopera e la disoccupazione dei nostri giovani.

In che modo le costruzioni possono diventare attrattivi per i giovani?

Il nostro è sempre stato considerato un mestiere faticoso, non pulito, povero, usurante. Con l’introduzione delle tecnologie digitali, la crescita della sostenibilità e una sempre maggiore sicurezza si può creare un ambiente interessante, sicuro, pulito, salubre. E questo sta già avvenendo. Questa è la ricetta per far diventare attrattiva l’edilizia. Poi esiste anche un fattore di marketing. La percezione che si ha del nostro comparto non è più in linea con le reali condizioni di lavoro odierne. Serve un progetto di rebranding delle costruzioni e dell’attività edilizia in genere. Su questo tema Ance Giovani è molto impegnata.

E la formazione che ruolo può giocare?

È il vero punto di partenza. Nella scuola esiste uno scollamento tra insegnamento, percorsi formativi e indirizzi lavorativi, al punto che pare esista una sorta di disincentivo culturale alla scelta dei mestieri edili. Su questo tema tutta l’Ance sta lavorando con le scuole di primo e secondo grado, per far cogliere ai giovani studenti opportunità e prospettive di lavoro del nostro comparto.

In questo, le nuove tecnologie possono aiutare…

Esatto. E l’impegno di Ance, attraverso le scuole edili, c’è da sempre. Ma non è sufficiente. Non basta l’intervento puntuale degli attori della filiera: serve una rivisitazione della didattica scolastica.

Qual è il pensiero e l’impegno di Ance Giovani sulla sostenibilità?

Per noi è il fulcro del futuro. Il nostro comparto contribuisce per il 40% alle emissioni di CO2 e a un terzo dei rifiuti di cantiere prodotti a livello europeo. Il nostro Paese è parte  del green deal europeo e deve portarsi rapidamente sulla traiettoria della decarbonizzazione. Sappiamo di avere obiettivi vincolanti per il raggiungimento degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e sappiamo che il 50% del Piano passa attraverso il nostro comparto. Nel percorso della sostenibilità noi di Ance siamo pienamente investiti; ed è un percorso che procede necessariamente attraverso l’innovazione: le due cose sono indissolubilmente legate. Per tutti questi motivi come Ance abbiamo avviato numerose azioni e iniziative rivolte alle imprese medio-piccole, che rappresentano la massa imprenditoriale del nostro settore. Per loro stiamo definendo delle best practice apposite. È fondamentale che ciò avvenga e che riguardi l’insieme delle piccole e medie imprese italiane, perché insieme si possa offrire un grande impulso alla sostenibilità.

Che relazione vede tra il Pnrr e innovazione, digitalizzazione e sostenibilità?

Il Pnrr è una grandissima opportunità, non solo per il rilancio del Paese, ma per un investimento nell’innovazione e nella sostenibilità. Nelle gare del piano nazionale sempre più spesso vengono premiati questi contenuti. Così facendo si può veramente sostenere il cambiamento tecnico e culturale e lo si può raggiungere attraverso il sistema delle premialità, che stanno alla base delle aggiudicazioni degli appalti. Le nostre sono imprese virtuose e l’obiettivo della sostenibilità lo vogliono raggiungere, ma è bene ricordare come il nostro settore sia un comparto a bassa marginalità, dove la competizione avviene sul prezzo. Ora, finalmente, si intravede uno spostamento verso l’obiettivo della qualità. Un atteggiamento che fa ben sperare, affinché in futuro si possa procedere nella direzione che anche noi auspichiamo.

Infine, su quali dei tre temi – innovazione, digitalizzazione, sostenibilità – il Pnrr concentrerà i suoi effetti?

Per come è stato concepito, il Piano punta soprattutto sulla sostenibilità. Il 70% dei fondi destinati all’efficientamento energetico si realizzano nelle costruzioni. Però non penso che si possano suddividere gli effetti. Penso che innovazione, digitalizzazione e sostenibilità debbano sempre procedere di pari passo.

intervista a cura di Pietro Mezzi

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here