Sostenibilità

Criteri ambientali minimi per il servizio di gestione del verde pubblico

La revisione dei Cam verde pubblico è stata fatta con l’obiettivo di affrontare la tematica della gestione del verde pubblico in un’ottica ampia, estesa a una visione strategica di medio-lungo periodo, finalizzata a raggiungere obiettivi di sostenibilità complessiva (ambientale, sanitaria, sociale ed economica), tenendo conto delle indicazioni che nel corso degli anni sono emerse dalle norme e dai piani elaborati sia dal Parlamento sia da vari organismi istituzionali ed enti di ricerca.

Al fine di raggiungere gli obiettivi ambientali definiti nell’ambito del Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione (Pan Gpp) adottato ai sensi dell’art. 1, commi 1126 e 1127 della legge n. 296/2006 con decreto del ministro dell’Ambiente della tutela del territorio e del mare di concerto con il ministro dello Sviluppo economico e dell’economia e delle finanze 11 aprile 2008, fornisce alcune indicazioni per le stazioni appaltanti e stabilisce i Criteri Ambientali Minimi per l’affidamento del servizio progettazione di nuova area verde o riqualificazione di un’area già esistente, per l’affidamento del servizio di gestione e manutenzione del verde pubblico e per la fornitura di prodotti per la gestione del verde pubblico (materiale-florovivaistico, prodotti fertilizzanti e impianti per l’irrigazione).

L’attuale revisione ha l’obiettivo di incrementare e valorizzare il patrimonio del verde pubblico, considerati i noti e importanti benefici sulla salute umana e sull’ambiente, mediante un approccio sistematico, integrato e innovativo alla gestione del verde intesa sia come manutenzione dell’esistente e sua valorizzazione e sia come realizzazione del nuovo, applicando una logica di sistema con una visione olistica proiettata sul lungo termine piuttosto che mirata all’immediato e alla gestione delle emergenze.

Secondo tale principio, il documento, pur non contemplando tutte le attività che possono essere oggetto delle gare d’appalto relative al verde pubblico, dà indicazioni circa quelle principali che devono essere svolte per la sua gestione, inquadrandole in un approccio integrato che risulta essere il sistema più efficace per garantire la qualificazione e il miglioramento del servizio di gestione e manutenzione delle aree verdi.

Tale approccio deve avvenire in tutte le tipologie di gare di appalto, anche in quelle che riguardano solo l’affidamento di singoli servizi, in tal caso, selezionando le attività riportate dal documento che la stazione appaltante ritiene coerenti con l’oggetto dell’appalto e inserendole nel proprio bando di gara, o in altre non richiamate esplicitamente nel documento garantendo che le modalità di esecuzione di queste ultime avvengano sempre con una visione complessiva e integrata.

Oltre gli obiettivi specifici suddetti, i Cam oggetto di tale documento perseguono gli obiettivi ambientali strategici definiti nel Pan Gpp: efficienza e risparmio nell’uso delle risorse; riduzione dell’uso di sostanze pericolose; riduzione quantitativa dei rifiuti prodotti.

Per il raggiungimento delle finalità suesposte è essenziale l’applicazione da parte delle stazioni appaltanti delle indicazioni riportate nel paragrafo seguente che garantiscono validità e completa efficacia al documento.

Infine, si sottolinea la stretta relazione che sussiste tra i Cam verde pubblico e quelli relativi ad altre categorie merceologiche e servizi: per tale motivo, nel presente articolo, verranno fatti i dovuti riferimenti e richiami ai Cam per l’affidamento del servizio di gestione rifiuti urbani e ai Cam per la fornitura di arredi urbani e di apparecchi per l’illuminazione pubblica con l’intento di creare sinergia e coerenza tra le diverse attività previste sul territorio.

Nel sito del ministero dell’Ambiente della tutela del territorio e del mare, nella sezione argomenti, alla pagina dedicata al Gpp – Acquisti verdi – Criteri ambientali minimi, potranno essere pubblicate, qualora ritenuto necessario, note su specifici aspetti tecnici, metodologici.

La revisione del Cam, sinora vigente, è fatta con l’obiettivo, già richiamato, di affrontare la tematica della gestione del verde pubblico in un’ottica ampia, estesa a una visione strategica di medio-lungo periodo, finalizzata a raggiungere obiettivi di sostenibilità complessiva (ambientale, sanitaria, sociale ed economica), tenendo conto delle indicazioni che nel corso degli anni sono emerse dalle norme e dai piani elaborati, sia dal Parlamento, sia da vari organismi istituzionali ed enti di ricerca, tra i quali si segnalano:

Tale approccio è garanzia affinché l’amministrazione pubblica e la collettività possano cogliere tutti i benefici che derivano dal poter disporre della presenza di un apparato di verde pubblico ampio, accessibile e ben tenuto.

Per garantire l’approccio strategico di medio-lungo periodo, è essenziale che le stazioni appaltanti, in particolare le amministrazioni comunali, siano in possesso e applichino concretamente strumenti di gestione del verde pubblico come il censimento del verde, il piano del verde, il regolamento del verde pubblico e privato e il bilancio arboreo che rappresentano la base per una corretta gestione sostenibile del verde urbano.

Il censimento del verde, in particolare, rappresenta lo strumento fondamentale per la corretta pianificazione di nuove aree verdi, per la programmazione del servizio di manutenzione del verde, per la progettazione degli interventi di riqualificazione del patrimonio esistente, e per la stima degli investimenti economici necessari al mantenimento e potenziamento della funzionalità del patrimonio verde.

Tale strumento deve essere supportato dalla costituzione di una banca dati di conoscenze e informazioni (geo referenziate), senza la quale risulta difficile predisporre interventi efficaci di pianificazione e gestione del verde urbano.

Per tali motivi, l’amministrazione qualora non ne sia ancora dotata, deve prevedere la realizzazione di un censimento minimo di livello 1 (si veda la scheda B presente nel documento) prima di procedere all’affidamento del servizio di gestione e manutenzione.

Per attuare una pianificazione strategica del verde urbano in un’ottica di riqualificazione territoriale e di miglioramento della gestione è necessario partire quindi dalla valutazione del patrimonio pubblico esistente, del contesto e delle risorse presenti sul territorio, proseguendo con la redazione del «Piano del verde».

Infatti, va sottolineato che il patrimonio del verde è un sistema vivente in continua evoluzione e richiede un’analisi puntuale, una costante attività di monitoraggio e manutenzione e, per questo motivo, gli interventi condotti in tale ambito devono essere ispirati a criteri di tutela e valorizzazione da condurre in maniera pianificata per garantire nel tempo le migliori condizioni e lo sviluppo dell’intero sistema.

Il Piano del verde rappresenta lo strumento necessario integrativo della pianificazione urbanistica generale, che stabilisce, in base alle priorità determinate dalle esigenze del territorio, gli obiettivi previsti in termini di miglioramento dei servizi ecosistemici, gli interventi di sviluppo e valorizzazione del verde urbano e periurbano a lungo termine, le risorse economiche da impegnare e le modalità di monitoraggio degli obiettivi raggiunti (previsti dal Piano stesso) e di coinvolgimento delle comunità locali.

Nella programmazione delle attività, le stazioni appaltanti possono, inoltre, pianificare le forniture di materiale florovivaistico attraverso la stipula di contratti di coltivazione, pratica già adottata in diversi Paesi europei che assicura vantaggi all’amministrazione sull’esito delle realizzazioni, sui prezzi di mercato e sulla probabile riduzione dei contenziosi.

Oltre all’utilizzo di idonei strumenti di gestione che consentano una corretta pianificazione e gestione del territorio, un elemento di grande importanza è la garanzia che i servizi di progettazione e di manutenzione delle aree verdi vengano commissionati a personale dotato di competenze tecniche idonee ad effettuare i corretti interventi sul territorio, evitando interventi qualitativamente scarsi e persino dannosi che compromettono lo stato di salute delle piante con conseguente aggravio di costi per la comunità.

Va sottolineato che una corretta manutenzione e gestione, oltre a migliorare la qualità del verde, riduce la necessità di interventi di emergenza e previene possibili eventi pericolosi per le persone e le cose.

A tal fine appare opportuno prevedere requisiti minimi di competenza posseduti dal personale che svolge il servizio e di formazione continuativa degli operatori che garantisca la qualità del servizio nel tempo.

La progettazione per le nuove realizzazioni o per le riqualificazioni delle aree già esistenti dovrà considerare come fattore prioritario il loro inserimento nel sistema del verde urbano esistente, allo scopo di costituire un elemento integrato della rete di spazi verdi e integrarsi nell’infrastruttura verde urbana.

L’organizzazione spaziale delle nuove realizzazioni dovrà favorire il massimo accorpamento delle superfici evitando frammentazione e collocazioni residuali delle singole aree. La progettazione dovrà perseguire la qualità estetica e funzionale ottimizzando costi della realizzazione e della futura manutenzione.

In particolare, per raggiungere l’obiettivo prefisso di riduzione degli impatti ambientali ed economici di gestione, dovrà privilegiare specie vegetali autoctone e rustiche, pur tuttavia tenendo in considerazione i prevedibili cambiamenti delle condizioni ambientali legate ai mutamenti climatici, che necessitano di bassa intensità di manutenzione, valutando opportunamente distanze e sesti di impianto, selezionando e attuando soluzioni tecniche che riducano il consumo della risorsa idrica e di sostanze chimiche, adottando soluzioni idonee all’ambiente, al paesaggio e alle risorse economiche disponibili per la manutenzione dell’opera progettata.

Gli elementi da considerare nella progettazione e nel censimento sono riportati rispettivamente nella scheda A) e nella scheda B) contenute nel documento.

SCHEDA A | Contenuti per la progettazione di nuove aree verdi e di riqualificazione e gestione di aree esistenti.

Elementi conoscitivi di base. È necessario disporre di analisi del terreno, possibilmente eseguite secondo i metodi e i parametri normalizzati di prelievo e di analisi pubblicati dalla Società italiana della scienza del suolo S.I.S.S. che stabiliscono le caratteristiche fisiche e chimiche e la qualità della sostanza organica presente nel suolo oggetto di progettazione. È necessario disporre di un censimento almeno di livello 1 (vedi scheda B relativa al censimento).

Caratteristiche generali per scelta delle specie vegetali. Ogni opera di verde urbano rappresenta un frammento della complessa rete dell’«Infrastruttura verde della città». Affinché tale struttura sia efficace sul piano della fornitura di servizi ecosistemici, è necessario che risponda ad un approccio «che copia» criteri e regole di natura ( Nature-Based Solution ).

In tale contesto la scelta delle specie impone che: conformemente agli obiettivi ambientali, paesaggistici, culturali, sociali, e naturalistici previsti dal progetto il pool di specie introdotte sia coerente con il sito sia sotto il profilo floristico che vegetazionale;

    1.  le specie selezionate siano autoctone, al fine di favorire la conservazione della natura e dei suoi equilibri. Laddove si ravveda che tale caratteristica non sia adeguata all’area specifica, deve esserne data valida motivazione scientifica inserita nel progetto, basata su principi di riduzione degli impatti ambientali e di efficacia dell’operazione di piantagione, considerando i vincoli paesaggistici eventualmente esistenti, i limiti stazionali di spazio per la chioma e per le radici della futura pianta, i sostanziali vantaggi attesi dall’utilizzo della eventuale specie alloctona selezionata;
    2. sia verificata, con idonea documentazione scientifica, la inesistenza di problematiche fitopatologiche e per la salute dell’uomo collegabili all’utilizzo della specie selezionata considerando esperienze in analoghe situazioni ambientali-stazionali, nonché la inesistenza di problematiche di diffusione incontrollata di tale specie, considerando le diverse tipologie di propagazione tipiche della specie e il contesto ambientale di destinazione;
    3. siano tenuti in debito conto i cambiamenti climatici in corso nell’area geografica interessata dalla piantagione, e dei principali fattori di inquinamento presenti, partendo dalle principali forme di stress rilevabili su piante già esistenti nell’area interessata;
    4. le nuove realizzazioni, evitando, ove possibile e opportuno, ogni motivo di monospecificità, comprendano pool di specie afferenti ad associazioni vegetali coerenti con la serie della vegetazione potenziale del luogo e con le condizioni ecologiche specifiche;
    5. le specie selezionate, a basso consumo idrico, ad elevata resistenza agli stress ambientali e alle fitopatologie, presentino la migliore potenzialità per attivare capacità autonome di organizzazione verso forme più evolute di comunità vegetali;
    6. le specie arboree devono essere specificatamente selezionate per il tipo di impiego previsto (esempio alberate stradali con definita altezza di impalcatura, apparato radicale contenuto preferibilmente con sviluppo in profondità, filari con una specifica morfologia della chioma omogeneità della chioma).
    7. I principali elementi di cui tenere conto nella scelta delle specie per la realizzazione di nuovi impianti sono:
  1. l’adattabilità alle condizioni e alle caratteristiche pedoclimatiche;
  2. l’efficace resistenza a fitopatologie di qualsiasi genere;
  3. la resistenza alle condizioni di stress urbano e all’isola di calore;
  4. l’assenza di caratteri specifici indesiderati per una specifica realizzazione, come essenze e frutti velenosi, frutti pesanti, maleodoranti e fortemente imbrattanti, spine, elevata capacità pollinifera, radici pollonifere o forte tendenza a sviluppare radici superficiali;
  5. la presenza di limitazioni per il futuro sviluppo della pianta, a livello delle radici e delle dimensioni della chioma a maturità, quali ad esempio la presenza di linee aeree o d’impianti sotterranei, la vicinanza di edifici, etc.;
  6. la presenza di specie vegetazionali autoctone o storicizzate riconosciute come valore identitario di un territorio.

Per definire un Organismo Vegetale, infatti, ci ha detto Linneo che al progettista è sufficiente indicarne il nome con i due termini latini scritti in corsivo: Genere (maiuscolo) specie (minuscolo).

 

Specie arboree

La selezione delle specie arboree da collocare a dimora è eseguita in funzione delle caratteristiche della specie con particolare riferimento allo sviluppo in altezza e alle dimensioni della chioma e della parte ipogea dell’apparato radicale, a maturità. Per tale motivo il progetto descrive lo sviluppo della pianta per le parti aeree e le porzioni ipogee in relazione a: strutture prossime al punto d’impianto (edifici, lampioni, opere d’arte, linee alimentazione elettrica, ecc.); sottoservizi, superfici carrabili e pedonali, ricadenti nella Zra (Zona di rispetto alberatura), corrispondente alla proiezione a terra della chioma dell’albero maturo.

Le caratteristiche delle alberature, elencate di seguito, sono valutate nella scelta delle specie arboree destinate a nuovi impianti e alla sostituzione graduale degli alberi ormai vetusti:

          1. grande stabilità strutturale;
          2. bassi costi di gestione;
          3. ridotti conflitti con le infrastrutture aeree e sotterranee e con le pavimentazioni;
          4. rusticità e resistenza ai fattori di stress biotico e abiotico;
          5. adattabilità al mutamento climatico.

Specie arbustive ed erbacee perenni

La scelta delle specie arbustive ed erbacee perenni considera i potenziali limiti alla visibilità e i rischi di favorire l’occultamento di cose e persone dovuto alle caratteristiche morfologiche di tali specie; inoltre la selezione è eseguita considerando i potenziali pericoli dovuti alle proprietà allergeniche specie-specifiche e alla presenza di spine o di parti tossiche. Per i costi onerosi di manutenzione, sono selezionate preferibilmente bordure arbustive in forma libera anziché siepi formali, ad eccezione di luoghi ove ci siano vincoli paesaggistici, storici.

Tappeti erbosi

I tappeti erbosi sono realizzati con specie erbacee adeguate alle condizioni pedoclimatiche e all’articolazione spaziale (aree in scarpata, aree in ombra, aree ornamentali ad alta manutenzione, aree arbustive, aiuole fiorite, alberi, ecc.) del sito d’impianto. La scelta delle specie erbacee poliennali è effettuata tenendo conto della capacità di consociazione.

Sono applicate le modalità di esecuzione delle attività contemplate per la messa a dimora delle piante, indicate di seguito:

  1. scelta del posizionamento della pianta tenendo conto della necessaria zona di rispetto, dotata di copertura permeabile che permetta il corretto sviluppo della pianta, della distanza minima fra pianta e sede stradale, delle distanze adeguate fra le piante e le reti d’utenza sotterranee;
  2. preparazione allo scasso e alla fertilizzazione del terreno; dimensionamento della buca che deve essere adeguata alle dimensioni della zolla e delle piante da mettere a dimora, evitando la formazione della «suola di lavorazione»;
  3. predisposizione dei sistemi di tutoraggio/ancoraggio adeguati alla pianta e al sito;
  4. posizionamento della pianta all’interno della buca; posizionamento del colletto della pianta a livello del piano campagna tenendo conto del futuro possibile assestamento del terreno ed evitando di riportare sulla zolla strati aggiuntivi come « top soil » per il tappeto erboso;
  5. riempimento della buca di impianto per strati e leggera costipazione del terreno privilegiando miscele di substrato specifico con curva granulometrica adatta a ridurre il rischio di compattamento mantenendo idonee caratteristiche di aerazione, drenaggio e riserva idrica;
  6. tutoraggio della pianta eseguito con castello a tre o quattro pali evitando assolutamente il doppio o singolo tutore, protezione del colletto/fusto con collari o shelter;
  7. eventuale connessione all’impianto irrigazione automatico; prima irrigazione; distribuzione pacciamatura con materiale organico e minerale.

È garantita la conservazione e la tutela della fauna selvatica attraverso il rispetto dei seguenti requisiti:

  1. realizzazione di punti in cui è disponibile acqua;
  2. promozione della connessione del territorio al sistema dei giardini e delle aree verdi della città attraverso la realizzazione di corridoi ecologici laddove l’area verde sia interrotta da infrastrutture viarie;
  3. inserimento di zone con vegetazione permanente spontanea con assenza di interventi, qualora le caratteristiche del progetto e dell’area lo consentano;
  4. inserimento di strutture per favorire la nidificazione/riproduzione (esempio nidi artificiali);
  5. scelta delle specie vegetali in funzione della creazione di zone per alimentazione, accoppiamento e rifugio per la fauna;
  6. utilizzo di specie arboree e arbustive caratteristiche della zona; utilizzo di specie nettarifere ecc.;
  7. incentivazione della stratificazione della vegetazione (cespugli bassi, cespugli medi, cespugli grandi e alberi) al fine di favorire habitat differenziati;
  8. utilizzo in modo equilibrato di specie decidue e specie sempreverdi con lo scopo di creare rifugi e zone di occultamento;
  9. inserimento nell’area, qualora sia possibile, di componenti arbustive per creare macchie e zone di difficile accesso alle persone.

Considerate la morfologia dell’area, la tipologia e concentrazione degli inquinanti, la caratteristica dei suoli, la fragilità delle falde, è prevista la corretta gestione delle acque meteoriche attraverso:

  1. la conservazione e il ripristino delle superfici permeabili;
  2. il contenimento del deflusso superficiale;
  3. il ricarico delle falde;
  4. l’utilizzo della capacità filtrante dei suoli.

Laddove la modellazione del terreno e l’oculata selezione del materiale vegetale non siano sufficienti a garantire risultati ottimali, sono individuate soluzioni tecniche atte a rallentare lo scorrimento dell’acqua e stoccarla temporaneamente per poi restituirla in maniera controllata (piccoli bacini di ritenzione/infiltrazione, esempio rain garden, fossati inondabili, bacini interrati a cielo aperto inondati permanentemente o parzialmente in funzione della pioggia).  Nella realizzazione dell’impianto di irrigazione, si tiene conto delle condizioni del sito (clima, suolo, sistema di raccolta delle acque pluviali, articolazione spaziale, morfologia del terreno, orografia, utilizzo, ecc.), della tipologia di formazioni arbustive ed erbacee da irrigare e di tutti gli elementi che costituiscono l’impianto eventualmente esistente (tubazioni, valvole, irrigatori, pozzetti, centralina, sensori, pozzo, settori, ecc.).

In tutti gli interventi pertinenti, come la sistemazione idrogeologica di scarpate o la riqualificazione dei versanti o corsi d’acqua, si prevedono tecniche di ingegneria naturalistica.

Impianti di illuminazione pubblica

Gli impianti di illuminazione sono conformi al criterio 4.2.3.5 Apparecchi per illuminazione delle aree verdi contenuto nel documento dei Cam «Acquisizione di sorgenti luminose per illuminazione pubblica, l’acquisizione di apparecchi per illuminazione pubblica, l’affidamento del servizio di progettazione di impianti per illuminazione pubblica» emanato con decreto ministeriale 27 settembre 2017, in Gazzetta Ufficiale n. 244 del 18 ottobre 2017 e successive modificazioni ed integrazioni.

Opere di arredo urbano

Gli elementi di arredo urbano rispondono ai requisiti contenuti nel documento di CAM «criteri ambientali minimi per l’acquisto di articoli per l’arredo urbano», emanato con decreto ministeriale 5 febbraio 2015, in Gazzetta Ufficiale n. 50 del 2 marzo 2015 e successive modificazioni ed integrazioni.

Fase di cantiere

Sono realizzati gli interventi di seguito indicati con la finalità di preservare la salute e lo sviluppo delle piante e la fertilità del suolo nella fase di cantiere:

  1. sistemi di protezione delle aree e degli alberi e delle altre formazioni vegetali non interessate direttamente dall’intervento (come ad esempio il divieto di deposito materiali sotto la chioma delle alberature, nell’area dell’apparato radicale);
  2. sistemi di protezione da fonti di calore artificiali;
  3. sistemi di protezione del suolo dalla compattazione nelle aree interessate dalle lavorazioni e dal passaggio dei mezzi d’opera;
  4. perimetrazione e protezione del suolo (da compattazione e contaminazione) delle aree destinate alla sosta dei mezzi d’opera;
  5. utilizzo di oli lubrificanti biodegradabili (con valori di soglia di biodegradabilità di almeno il 60%) per la manutenzione dei macchinari
  6. allestimento delle aree di stoccaggio e lavorazione. Inoltre, si richiede di inserire nel progetto gli ulteriori accorgimenti indicati di seguito necessari a evitare qualsiasi danneggiamento in modo diretto o indiretto la salute, lo sviluppo e la stabilità delle piante:
  7. le procedure di ripristino del suolo nelle aree alterate dal cantiere (come criteri per la movimentazione del terreno);
  8. l’indicazione della tipologia e della dimensione delle attrezzature che dovranno essere utilizzate nei lavori previsti per la realizzazione delle opere, i mezzi e attrezzature in fase di esecuzione delle opere;
  9. l’indicazione di idonei accessi e strutture che agevolino il passaggio dei mezzi destinati alla manutenzione (esempio smussi carrabili, accessi carrabili di adeguata dimensione in funzione delle necessità manutentive);
  10. un apposito elaborato in cui sia stimata la quantità e la tipologia dei rifiuti che verranno prodotti durante le lavorazioni, la possibilità di riutilizzo e/o riciclo degli stessi e le modalità di smaltimento previsti dalla normativa vigente. Ove tecnicamente possibile, dovrà essere previsto il riutilizzo delle terre e rocce nello stesso sito, verificata la non contaminazione delle stesse ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 120/2017. 

Per la programmazione e la pianificazione delle operazioni di manutenzione si devono utilizzare schemi che riportano le singole operazioni/processi con i periodi ottimali in cui eseguire gli interventi. Tale attività di organizzazione del servizio ordinario è rappresentata da un piano di manutenzione costituito principalmente dai seguenti elementi: cronoprogramma dei lavori, modalità esecutive, planimetria area, schemi tecnici degli impianti, stima dei costi, impiego orario di manodopera e mezzi, etc.

Il piano di manutenzione è redatto sulla base del censimento, ovvero della realtà territoriale oggetto di intervento e secondo il principio della «gestione differenziata» per cui si definiscono livelli di manutenzione diversi — più o meno intensivi, ovvero maggiori o minori numero di interventi all’anno — in funzione della tipologia di area, delle sue dimensioni, destinazioni d’uso e modalità di fruizione, ai sensi di quanto specificato nelle linee guida elaborate dal Comitato per lo sviluppo del verde.

Inoltre, nella pianificazione del servizio ordinario oltre alle principali attività quali la conservazione dei tappeti erbosi, la manutenzione di siepi e arbusti, la manutenzione del patrimonio arboreo, lo sfalcio dei cigli stradali e gli interventi di diserbo, sono contemplati:

    1. il monitoraggio periodico della comunità vegetale (comprendente le specie inserite da progetto e quelle che spontaneamente si sono inserite nell’opera);
    2. il monitoraggio periodico della comunità animale (vertebrata);
    3. il monitoraggio periodico della qualità chimico-fisica dei terreni;
    4. il monitoraggio periodico della qualità delle acque e il controllo del funzionamento e delle chiusure degli impianti di irrigazione;
    5. il controllo del funzionamento e manutenzione degli impianti di illuminazione; la manutenzione delle eventuali opere di ingegneria naturalistica, se presenti;
    6. il controllo dello stato e manutenzione degli arredi urbani; la pulizia dei principali elementi di arredo urbano come le fontane;
    7. l’applicazione di strategie fitosanitarie mirate alla somministrazione di prodotti diserbanti solo laddove necessari con la definizione di livelli di distribuzione differenziati in base alla tipologia e la destinazione d’uso dell’area verde oggetto del trattamento e l’implementazione di programmi di monitoraggio sul terreno e sulle piante e di diagnostica per prevenire e controllare la diffusione di eventuali patogeni;
    8. l’attivazione e avvio di processi di gestione del rischio per la valutazione dello stesso e lo sviluppo di strategie per governarlo mediante la definizione del contesto, l’identificazione del rischio, la valutazione del rischio, la scelta degli interventi di mitigazione e la comunicazione delle decisioni alla comunità (32);
    9. l’aggiornamento del Censimento delle aree verdi (vedi scheda B) .
    10. Nella pianificazione temporale delle attività infine si tiene conto del rispetto della fauna eseguendo le operazioni in modo da arrecare un disturbo contenuto alle specie presenti nell’area oggetto dell’appalto.

Predisposizione di un’area di compostaggio

Ove la dimensione dell’area verde da progettare lo consenta, è prevista la predisposizione di un’area di compostaggio delimitata da un’adeguata recinzione che vieti l’accesso ai non addetti ai lavori. Tale area è realizzata favorendo le migliori condizioni climatiche che con gli opportuni accorgimenti e pratiche consentano un processo naturale di decomposizione ottimale per l’ottenimento di un terriccio ricco di humus da impiegare come fertilizzante all’interno del sito stesso.

servizio a cura di Marco Caserio

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