Residenziale | Ristrutturazione

Da legnaia a studio dal sapore anglosassone

L’edificio si trova ad uno dei 4 angoli di un quadrivio di strade disassate, in un isolato posto ai limiti del centro storico di Livorno Ferraris, in provincia di Vercelli, un paese prevalentemente agricolo e, per più della metà, lambito dalle risaie.

Un basso fabbricato ad un piano, adibito a garage e ripostiglio una volta, ospitava una legnaia e ancora prima un porcile. All’angolo della facciata, su strada, un quadrato di colore rosso ricorda la traccia di una vecchia finestra, che una volta, 70 anni fa, si affacciava su una strada di terra, che conduceva nei campi e nelle risaie, poco lontane.

Dario Lusso

L’edificio si trova ad uno dei 4 angoli di un quadrivio di strade disassate, in un isolato posto ai limiti del centro storico di Livorno Ferraris, in provincia di Vercelli, un paese prevalentemente agricolo e, per più della metà, lambito dalle risaie.

Il progetto. Al di sopra del garage è stata posato un fascione marcapiano in cemento armato, e, sopra ancora, una stanza. Una «micro» sopraelevazione,una piccola biblioteca privata e studio. La sopra-elevazione della torretta è realizzata con mattoni scuri dal sapore anglosassone, colore testa di moro, finiti a sabbia e posati a punta e fascia.

Il prospetto verso il cortile nord, è caratterizzato da un balcone sporgente, nascosto da una gabbia di ferro traforata con delle lame, da una scaletta a chiocciola e da una veletta in korten che chiude il tetto. Il balcone è un’estensione della fascia marcapiano in cemento, che circonda il perimetro del fabbricato.

Dario Lusso

La gabbia-ringhiera del balcone è fatta di profili e piattine di ferro grezzo di larghezza 10 cm e di spessore 0,3 cm e 0,5 cm, saldati a 90°, rispetto al piano verticale, che escono, nel vuoto, in modo libero (30 cm, 25 cm, 20 cm e 15 cm). Un gioco infinito e mai uguale di ombre e di luce su una materia cruda e dura. Una scultura di ferro grezzo che aspetta le piogge per arrugginirsi e colorare di rosso le lose di pietra del cortile al di sotto. Per raggiungere il livello sopraelevato, si utilizza una scala elicoidale, progettata e realizzata in cemento armato prefabbricato, con stampi su misura.

La ringhiera della scala è costituita da montanti in ferro di sezione circolare di diversa altezza (4 per ogni gradino); sul pianerottolo di sbarco, invece, i paletti sono di cemento e sono sormontati da lattine di coca-cola, sempre in cemento (sono state fatte con stampi di una lattina accartocciata). La «balaustra» del pilone centrale è realizzata, invece, con un tubo di ferro grezzo arrugginito, utilizzata per la realizzazione delle reti del gas-metano, dal diametro di 12 centimetri, sormontato da una palla di cemento.

Dario Lusso

Le tettoiette che coprono le finestre dei 4 lati sono in korten. I moduli delle tettoiette hanno 2 differenti inclinazioni. Nei prospetti delle facciate, esse, disegnano piani sfalsati in movimento: ogni tettoietta, si conclude con una forma geometrica diversa: vogliono ricordare, «le mantovane» delle comuni tende di tessuto. Sul pilastro della porta carrabile, che conduce dalla strada al cortile, è posizionata una vasca con alette di ferro verniciato di nero.

La capsula del bagno, localizzata nell’angolo sud-est è staccata dal soffitto e i muri che la contengono sono leggermente ruotati, rispetto ai muri perimetrali: essa è rivestita da tesserine di vetro rosse, sigillate da stucco color antracite. Una lingua di piastrelline rosse esce fuori dal bagno ed entra nel palchetto di rovere sbiancato della stanza. Entrando dal balcone, nell’ingresso, l’andamento del pavimento di legno, posato secondo un determinato angolo, è interrotto da un tappeto di sassi di fiume, grigi e neri. Le forme delle due lingue a pavimento, non sono casuali: le direzioni, riprendono le inclinazioni di geometrie individuate dai muri e dalla posizione delle finestre perimetrali.

Dario Lusso

La stanza ha tre finestre in legno: la 1°, quella a est, è grande e permette allo sguardo di tra-guardare, fuori, il giardino e il prato; è ripartita in 3 parti, secondo equilibri dettati dal disegno; la 2°, quella a sud – sulla strada – è lunga e poco alta: «un equilibrio esagerato tra l’altezza e la lunghezza»; la 3° piccolina si affaccia sul cortile e serve per vedere chi suona al campanello dell’ingresso, sotto nel cortile. Nella capsula del bagno una finestrella quadrata inquadra perfettamente «l’enfilade» dei portici del centro del paese, posti a circa cento metri.

Il colore delle pareti interne sono il blu e il giallo: due colori primari. Il soffitto è costituito da travi in legno lamellare, verniciate ad acqua di colore bianco: reggono il pacchetto del tetto, la cui perlinatura interna è anch’essa tinteggiata di bianco. Il soffitto è bucato da 2 pozzi di luce circolari, da cui, la luce, zenitalmente «piove» all’interno.

Nel suo interno, la leziosa micro-capsula a tesserine rosse del bagno, è illuminata da una lampada sempre accesa, che riflette una luce rossa. La luce rossa e i muri interni rossi si scorgono dai portici del centro storico, lontano più di cento metri. Lungo le strade di Tokyo, si trovano i «Kôban»: micro-architetture (6 m di lato), inserite nelle intersezioni stradali e utilizzate come cabine della polizia e piccoli uffici pubblici. Punti di orientamento per «viaggiatori attenti» e «viandanti» che percorrono le strade.

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