Edilizia residenziale | Casa Caramel-Durante, Oderzo (Treviso)

Demolizione integrale con ricostruzione fedele della facciata d’epoca

Dal punto di vista strutturale l’edificio è stato ricostruito adottando uno schema a telaio in calcestruzzo armato. Le fondazioni superficiali a trave rovescia sono state più volte cambiate durante la progettazione per rispettare le valutazioni della Soprintendenza. I pilastri in cemento perimetrali sorreggono le travi in calcestruzzo esterne mentre il setto a L centrale al piano terra è deputato a sorreggere la trave in acciaio centrale dove appoggiano le travi in legno del solaio. I tetti sono entrambi in legno, a quote diverse, il primo più basso copre la camera matrimoniale il secondo copre la zona mansarda all’ultimo piano.

Nel contesto archeologico-culturale di Oderzo ci si trova a dover intervenire con ristrutturazioni, nuove edificazioni e modifiche del tessuto urbano dovendo tener conto di un centro storico all’interno del quale tutte le attività edilizie che vanno a interferire con il sottosuolo sono vincolate al parere della Soprintendenza per i Beni archeologici del Veneto. Ogni scavo, anche superficiale viene monitorato; se ne risultano ritrovamenti, viene tutto catalogato, fotografato e in alcuni casi riqualificato e successivamente esposto. I progetti quindi spesso subiscono modificazioni o veri e propri stravolgimenti per esigenze storico-archeologiche impreviste.

Per gli esterni si è dovuto rispettare il vincolo di conservazione e ripristino dell’immagine complessiva della facciate preesistenti, degli andamenti e delle sporgenze dei tetti, nonché dell’intero apparato decorativo. Le parti di mosaico in buono stato di conservazione sono state installate su un pannello espositivo nel punto più visibile dell’edificio per rendere fruibile a chiunque un reperto di tale importanza.

Le richieste della committenza

All’interno del centro storico in via delle Grazie, lungo una delle vie principali, troviamo una parete edilizia formata da diverse abitazioni addossate una all’altra, alcune storiche del ‘700, altre ricostruite in epoche più recenti. Proprio due porzioni di questa cortina di edifici sono della proprietà Caramel-Durante. I due edifici si trovano accostati uno all’altro, uno ha due piani fuori terra e l’altro tre piani fuori terra, ricadono entrambi in zona territoriale omogenena A1 (zone culturali e ambientali nei centri abitati).

Si tratta di due edifici di realizzazione contemporanea ricadenti all’interno di una cortina di fabbricati storici già in parte ristrutturati o in via di ristrutturazione. I committenti avevano l’intenzione di ristrutturare le due porzioni di edificio per realizzare la loro abitazione privata. Le esigenze principali erano una spaziosa zona giorno, un accesso frontale per l’ingresso carraio e 3 camere da letto con gli annessi servizi. I due edifici hanno sul retro un ampio spazio coperto che poteva essere utilizzato come giardino interno privato. L’architetto Giovanna Igne assieme all’ing. Mauro Bellinzani dello studio bfA+ architettura design ingegneria, hanno redatto il progetto architettonico, strutturale e impiantistico e seguita la cantierizzazione.

Ing. Mauro Bellinzani | Vincoli e idee progettuali

Ing. Mauro Bellinzani | Progettista.

«All’interno del centro storico di Oderzo siamo in presenza di limiti e vincoli prestabiliti per intervenire sugli edifici ma soprattutto sul suolo. Secondo il Prg per questi due fabbricati era previsto un grado di protezione ‘3a’ ovvero ristrutturazione con vincolo parziale. In particolare si dovevano rispettare queste prescrizioni:

  • conservazione e ripristino dell’immagine complessiva della facciate esterne non alterate, degli andamenti e delle sporgenze dei tetti, nonché dell’intero apparato decorativo;
  • sostituzione dei solai e modifica della quota dei solai nel rispetto della forometria del prospetto principale, non erano ammesse la realizzazione di nuovi orizzontamenti che comportavano aumento della superficie utile, la modificazione delle quote dei solai esistenti in misura superiore a 0.30 ml, né la modificazione delle quote d’imposta e di colmo delle coperture.
Un piccolo varco carrabile è stato necessario per poter accedere all’interno dell’abitazione.

Questo stava a significare che si doveva operare mantenendo intatta la facciata principale e sviluppare la disposizione interna mantenendo come vincolo la posizione forometrica e il volume esistente dei due blocchi, con la loro differenza di altezza e di quote di solaio.
Le problematiche non finivano lì. Bisognava pensare a un accesso carraio, visto che il giardino interno non permetteva un accesso sul retro; bisognava pensare all’operatività di cantiere, visto che la via delle Grazie è molto trafficata e stretta e non permetteva l’allestimento del cantiere sul fronte dell’edificio. Un ulteriore limite era imposto dal fatto che, per rendere la casa indipendente, soprattutto dal punto di vista sismico, si dovevano creare dei giunti di dilatazione rispetto agli edifici limitrofi. Alla fine si è concordato con il comune di Oderzo che il prospetto principale veniva mantenuto esattamente com’era. Si è proceduto a un rilievo puntuale della facciata esistente ed è stata concessa la demolizione integrale con la ricostruzione fedele della facciata dell’epoca. Un piccolo varco carrabile è stato necessario per poter accedere all’interno dell’abitazione. Dal punto di vista compositivo, a seguito dei vincoli imposti, l’abitazione è stata sviluppata con la zona giorno al piano terra, le camere al piano primo e una zona relax-mansarda con un’ampia terrazza al piano secondo».

 

Prima delle demolizioni è stata installata una gru permanente all’interno del lotto, utilizzando un autogru per permettere lo scavalco dell’edificio alto circa 10 metri.

Cantiere in centro storico e tecnologie costruttive

Una volta sciolta la riserva della Soprintendenza, che ha rallentato il cantiere per quasi 4/5 mesi, si è potuto procedere celermente alla realizzazione dell’opera. Le fondazioni sono state modificate rispetto al progetto iniziale trasformando le travi rovesce in una platea unica appoggiata su un letto di sabbia che protegge i rimanenti ritrovamenti archeologici di minor importanza. Di seguito il telaio con le travi in calcestruzzo e in acciaio hanno formato l’ossatura antisismica dell’abitazione.

La demolizione di parti dell’edificio è avvenuta con l’ausilio di macchinari di piccole dimensioni e le macerie man mano venivano raccolte e trasportate in discarica.

I solai in legno sbiancato con soletta collaborante sono stati installati senza intoppi e in poco tempo la casa era coperta. Le tecniche costruttive utilizzate sono state quelle tradizionali, si è fatta attenzione ai dettagli d’interfaccia dei cartongessi con le travi in acciaio e della scala con il parapetto in vetro. Ogni dettaglio doveva essere previsto e analizzato perché la conformazione della pianta, essendo un rifacimento da un edificio esistente, risultava irregolare e spesso con dei fuori squadra problematici. Ogni appaltatore si è coordinato perfettamente con gli altri e in circa un anno l’opera è stata conclusa.

Una squadra di archeologi ha rinvenuto una porzione di Domus Romana con all’esterno il pozzo dell’epoca. Alcune porzioni di pavimento interno erano intatte altre, purtroppo parecchio danneggiate.

Finito il progetto, lo studio bfA+ con l’ing. Mauro Bellinzani e l’arch. Giovanna Igne si sono occupati delle delicate fasi del cantiere. Da subito si poneva la problematica di allestire il cantiere all’interno del giardino in modo da non occupare la strada prospiciente considerato il fatto che sarebbe stato impossibile transitare. Prima ancora delle demolizioni è stata installata la gru permanente all’interno del lotto, utilizzando un autogru per permettere lo scavalco dell’edificio alto 10 m. Le operazioni di scavalco e di allestimento interno sono state piuttosto delicate coinvolgendo per un’intera giornata di lavoro un’autogru con braccio di 40 m. Una volta installata la gru, internamente, si è dato seguito alla demolizione integrale dell’edificio, avendo cura particolare delle costruzioni limitrofe e puntellando le facciate con puntoni in acciaio appositamente calcolati. Una volta demoliti i due blocchi si è proceduto con gli scavi per le fondazioni e com’era prevedibile, pochi centimetri sotto la superficie della casa esistente, sono emersi dei ritrovamenti di epoca romana.

La costruzione del nuovo edificio. I piani fuori terra, compresa la copertura, sono stati realizzati con telaio in c.a. e i pilastri opportunamente rivestiti. Le paratie perimetralie sono in blocchi di laterizio da 25 cm, all’esterno cappotto in eps da 12 cm e controparete interna in cartongesso.

 

Inizio dei lavori tra Soprintendenza e archeologia

L’intervento è stato lungo e costoso, le operazioni di scavo sono state effettuate a mano e con la massima cura. Una squadra di archeologi ha rinvenuto una porzione di Domus Romana con all’esterno il pozzo dell’epoca. Alcune porzioni di pavimento interno erano intatte altre, purtroppo parecchio danneggiate. Inizialmente sia lo studio di progettazione sia la committenza nutrivano preoccupazione e incertezza su quello che poteva emergere dai ritrovamenti archeologici. Non si può sapere se quello che c’è nel sottosuolo permetta la realizzazione dell’opera o se la Soprintendenza ritenga di far modificare il progetto in modo da proteggere o valorizzare i reperti. Un altro aspetto che preoccupava era l’incertezza di non poter prevedere i costi di queste lavorazioni.

Per la protezione delle opere controterra è stata utilizzata una membrana bugnata in polietilene ad alta densità resistente agli urti la cui elevata densità al mq conferisce al prodotto eccezionali caratteristiche di resistenza alla compressione (Fondaline di Onduline).

È necessario rivolgersi a imprese specializzate e accreditate presso la Soprintendenza, gli scavi vengono effettuati a mano, spesso con pennellino e spatoletta, e non c’è modo di sapere quanto dureranno e che area occuperanno. Nel nostro caso, come già anticipato, è emerso l’impianto ben conservato di una Domus, in cantiere si percepivano perfettamente gli spazi della casa Romana, si intuivano gli spessori dei muri e le due stanze rinvenute avevano porzioni di pavimento in mosaico ben conservate. A quel punto è sorto il dubbio di come fare le fondazioni senza danneggiare i ritrovamenti. Si è pensato di mantenerli a terra e creare un pavimento in vetro interno in modo da valorizzare la zona giorno, la soluzione però risultava complicata e sostanzialmente irrealizzabile.
In accordo con la Soprintendenza si è proceduto a rimuovere le parti di mosaico in buono stato di conservazione e installarle su un pannello espositivo. In accordo con il committente è stato scelto il punto più visibile per permettere anche ai molti appassionati e turisti di poter visionare un reperto di tale importanza. Se inizialmente l’aspetto archeologico del progetto destava preoccupazioni esecutive ed economiche, il risultato finale, con il mosaico in bella mostra sul portico interno ha dato valore all’edificio e soddisfazione sia ai progettisti sia alla committenza.

Demolizioni, diaframmi, sbancamenti

La demolizione di parti dell’edificio è avvenuta con l’ausilio di macchinari di piccole dimensioni e le macerie man mano venivano raccolte e trasportate in discarica. Gli accordi con il quartiere e l’amministrazione pubblica sono stati proprio quelli di procedere alla demolizione con l’impegno di contenere la polvere e sgomberare subito le macerie, anche per i brevi i tempi di permesso di chiusura delle strade. In seguito sono stati realizzati diaframmi e cordoli, isolamento dell’interrato e realizzazione della piastra a platea in c.a. Per la protezione delle opere controterra è stata utilizzata una membrana bugnata in polietilene ad alta densità (hdpe) resistente agli urti la cui elevata densità al mq conferisce al prodotto eccezionali caratteristiche di resistenza alla compressione (Fondaline di Onduline). La membrana funge anche da efficace barriera contro il radon, gas radioattivo che potrebbe essere presente nel terreno e quindi preserva la salubrità delle pareti interrate. Dove è stato possibile crearlo, è stata realizzata, in aggiunta all’intercapedine da 8 mm della membrana, un’altra intercapedine d’aria per una ventilazione costante consistente nella realizzazione di una controparete che mantiene asciutte le strutture, garantendo un elevato grado di protezione dall’umidità da risalita verso le facciate e gli interni.

Strutture in elevazione

I piani fuori terra, compresa la copertura, sono stati realizzati con telaio in c.a. e i pilastri opportunamente rivestiti. La copertura del piano terra è realizzata in legno e sovrastante soletta in calcestruzzo, le travi in legno lamellare sono incastrate all’interno di putrelle in acciaio (lasciate a vista) opportunamente ancorate al cordolo perimetrale. Anche il secondo solaio è realizzato in orditura secondaria in legno lamellare, con soprastante soletta in calcestruzzo e tavolato in perline. Il solaio di copertura è in legno lamellare, perlinato, barriera al vapore, isolamento termico, orditura a listelli per la ventilazione, tavolato di chiusura e guaina. Per la coibentazione termica e acustica delle facciate si è ricorsi all’isolamento delle pareti degli edifici applicando il materiale isolante all’esterno con appositi sistemi di fissaggio e ricoperti da una rete porta-intonaco per la finitura. Il materiale usato è polistirene espanso classe 150 spessore 120 mm.
L’isolamento acustico al calpestio dei piani superiori è stato realizzato ponendo sul sottofondo bistrato dei solai Calpestop e Lecamix forte di Lecasistemi e Laterlite.

  • Il primo è un materassino elastico in polietilene espanso reticolato chimicamente a cellule chiuse con densità di 30 kg/mc e spessore 3 nella versione super. Il materassino è rivestito su un lato da un foglio alluminato e goffrato per aumentarne la resistenza all’abrasione, al passaggio al vapore e per facilitare le fasi di posa in opera.
  • Il secondo è il massetto un premiscelato leggero e isolante per ritiro e asciugatura controllati. È stato desolidarizzato dai muri perimetrali e dai pilastri con una banda in materiale cedevole di circa 5 mm di spessore alta almeno come lo spessore del massetto più il pavimento.
L’isolamento acustico al calpestio dei piani superiori è stato realizzato ponendo sul sottofondo bistrato dei solai Calpestop e Lacamix forte di Lecasistemi e Laterlite.

Tamponamenti

La parete perimetrale è realizzata in blocchi di laterizio da 25 cm, all’esterno cappotto in eps da 12 cm per un alto isolamento termico e controparete interna in cartongesso. Le pareti interne sono state realizzate in cartongesso.

Lattoneria in rame

La gronda è stata pensata per resistere alla raccolta di acque meteoriche sempre più violente, il loro disegno ben s’inserisce sulla cornice in cemento a gradini di taglio semplice e lineare. Le relative calate delle acque sono posizionate a divisione delle facciate e sono in rame crudo. Così come sono in rame i camini anti vento, tipici dell’entroterra trevigiano.

Infissi in legno

Gli infissi delle finestre sono stati costruiti da una ditta specializzata e certificati nella categoria coibente più alta, sono bianchi ral 9010 e al piano terra, sul lato giardino, sono costituiti da due serramenti scorrevoli in modo da dare massima luce all’interno dell’edificio. Gli scuri sono in tinta ral 7040 e sono stati eseguiti dal falegname su disegno del progettista.

Marciapiede

Il progetto ha reso necessario anche la realizzazione di un marciapiede ex novo, in maniera da permettere l’accesso alle macchine e il camminamento per l’accesso dal giardino. Il marciapiede e l’accesso sono realizzati in ghiaino lavato gettato in opera, intervallato da cordoli in pietra d’Istria. Il piccolo spazio verde ospita una Quercus suber «Quercia da sughero» perfettamente in linea con le abitudini della committenza che produce Vino di Valdobbiadene (Canevel Spumanti) e il sughero caratterizza la loro attività.

Arch. Giovanna Igne | Arredo interno

Arch. Giovanna Igne | Arredo interno.

L’architetto Giovanna Igne che ha curato anche le scelte d’arredo interno ha ricreato un ambiente elegante. I colori tenui e il legno sono i temi predominanti. La cucina bianca tecnica con piano in acciaio spazzolato contrasta con il tavolo da pranzo in legno rustico. Gli accessori semplici ma eleganti valorizzano l’ambiente giorno e le ampie vetrate illuminano la scena in modo completo. È stato curato ogni dettaglio anche in fase di arredo. La scala frontale all’entrata è stata alleggerita ma valorizzata dal parapetto in vetro che si sviluppa su tutti i piani. La parete di fondo assomiglia più a una scultura che a una finitura pittorica, la matericità della lavorazione conferisce la profondità necessaria per enfatizzare la scala.

La gronda è stata pensata per resistere alla raccolta di acque meteoriche sempre più violente, il loro disegno ben s’inserisce sulla cornice in cemento a gradini di taglio semplice e lineare.

Studio delle cromie e delle finiture interne

Ci si è avvalsi di una direzione artistica delle cromie per le tinteggiature dell’edificio e delle verniciature dei manufatti, coordinata con la scelta dei materiali utilizzati all’interno. Le tinte esterne sono tutte a base di calce. Le scelte fatte si sono incentrate nelle tinte tenui, nei legni e nei bianchi. Si voleva una casa elegante, calda, senza scivolare nel minimalismo e nel tecnico. Per questo il pavimento è in legno di rovere spazzolato tinto naturale, i solai d’interpiano sono in travi in legno sbiancate e la scala ha una parete in finitura a pittura murale, eseguita da un artigiano, materica e calda.

I tagli del controsoffitto e le travi in acciaio del solaio d’interpiano e in copertura equilibrano quel mood romantico con un aspetto tecnico e freddo che fa da contrapposizione. I serramenti sono in legno con gli scuri nelle finestre più piccole, mentre i due ampi finestroni al piano terra hanno delle tende tecniche a rullo filtranti. Nei bagni si è preferita la resina al rivestimento ceramico, mentre il pavimento è rimasto in legno.

Impianto idro-termo-sanitario

Al committente è stato proposto un impianto radiante a pavimento sia in caldo sia in freddo. La scelta è ricaduta su un sistema di questo tipo perché il comfort abitativo di una climatizzazione radiante è notevolmente superiore rispetto ai sistemi a split di un tempo. Quindi, la produzione dell’acqua calda sanitaria e la produzione per le serpentine del pavimento sono demandate a una caldaia a gas, mentre in estate l’acqua fredda è prodotta da un ciller esterno che sfrutta anche l’energia elettrica prodotta dai pannelli fotovoltaici a tetto. Tutto il sistema di controllo climatico è effettuato su Rdz, con la possibilità di remotizzarlo e gestirlo in ogni suo aspetto.

Impianto elettrico e illuminazione

L’impianto elettrico è tradizionale con placche Axolute bTicino, solo la parte del quadro caldaia lavora in domotica con protocollo Konnex. Le lampade e le luci d’arredo sono state scelte in tema con l’arredo interno. L’eleganza degli spazi e la ricchezza di dettagli è accompagnata dalle luci Mesmeri di Artemide, i lampadari imponenti e luminosi sono Caboche di Foscarini.

Chi ha fatto Cosa

Committente: Carlo Caramel – Luisa Durante
Luogo: Comune di Oderzo, Tv
Progettazione definitiva, esecutiva e direzione lavori: arch Giovanna Igne
studio bfA+ architettura design ingegneria ing. Mauro Bellinzani
Progettazione impianti meccanici e idraulici: p.i Roberto Ervas
Progettazione impianti elettrici: p.i Sandro Secolo
Impresa edile: Zanchetta Aurelio srl
Impianti elettrici: Vignotto Fratelli snc
Impianti idraulici e impianti meccanici: Drusian Termotecnica di Drusian Ernesto srl

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