Guida Pratica | Affresco

Descialbi, stilature e recupero del colore

Interventi di rimozione di scialbi e successiva integrazione sui dipinti di Palazzo Grillo in piazza Vigne a Genova. Gran parte dei muri interni nascondono affreschi in parte coperti da pittura o carta da parati. La ristrutturazione del Palazzo comporta la realizzazione al suo interno di un albergo e di una struttura espositiva di circa 400 metri quadrati.

Palazzo Grillo, nel cuore del centro storico, è un edificio monumentale, nell’elenco dei palazzi dei Rolli dal 1588 e sottoposto a vincolo da parte della Soprintendenza ai Beni architettonici e paesaggistici della Liguria dal 1934; ora è anche patrimonio Unesco. Fino a vent’anni fa ospitava attività commerciali e abitazioni private ed era pesantemente degradato. Attualmente è oggetto di un intervento di restauro. L’edificio ha un volume di circa 12.500 metri cubi e cinque piani separati da diversi ammezzati. La facciata principale durante il 2003 e il 2004, in occasione di Genova capitale Europea della Cultura, è stata sottoposta a un restauro conservativo. Gran parte dei muri interni nascondono affreschi in parte coperti da pittura o carta da parati.

Diverse superfici del piano terra, primo piano ammezzato e secondo piano nobile sopra le superfici affrescate presentavano diversi strati di scialbo. Solo in punti particolari la caduta parziale degli strati soprastanti permetteva di vedere alcune piccole aree dipinte.
Diverse superfici del piano terra, primo piano ammezzato e secondo piano nobile sopra le superfici affrescate presentavano diversi strati di scialbo. Solo in punti particolari la caduta parziale degli strati soprastanti permetteva di vedere alcune piccole aree dipinte.

La ristrutturazione del Palazzo comporta la realizzazione al suo interno di un albergo e di una struttura espositiva di circa 400 metri quadrati.
Le zone del palazzo di maggior interesse sono: il primo piano nobile, con sale affrescate di probabile attribuzione al Bergamasco; il salone dei Busti al secondo piano nobile che contiene quattro busti in marmo e pareti affrescate; la cappella al secondo piano nobile, affrescata completamente, anche sulle pareti, con affreschi inediti e di probabile attribuzione al Piola; le stanze del Bergamasco al secondo piano nobile con l’affresco a soffitto che necessita di consolidamento e successivo restauro.
L’intervento descritto in questa scheda riguarda alcuni ambienti a piano terra, al primo piano ammezzato e al secondo piano nobile.

Pulizia con bisturi elettrico e stilatura. Una prima pulitura del soffitto è avvenuta a bisturi utilizzando sia lo strumento manuale che quello elettrico. Quest’ultimo è stato adoperato là dove l’apparato murario era arrivato in aderenza lasciando quindi parte d’intonaco a calce coeso al soffitto.
Pulizia con bisturi elettrico e stilatura. Una prima pulitura del soffitto è avvenuta a bisturi utilizzando sia lo strumento manuale che quello elettrico. Quest’ultimo è stato adoperato là dove l’apparato murario era arrivato in aderenza lasciando quindi parte d’intonaco a calce coeso al soffitto.

Stato precedente l’intervento. Diverse superfici del piano terra, primo piano ammezzato e secondo piano nobile sopra le superfici affrescate presentavano diversi strati di scialbo. Solo in punti particolari la caduta parziale degli strati soprastanti permetteva di vedere alcune piccole aree dipinte. Tra gli interventi progettati in queste parti vennero inserite le operazioni di descialbo.
In alcune parti, inoltre, gli ambienti non solo erano stati ridipinti più volte ma, in alcuni casi erano anche stati suddivisi in vani di dimensioni più piccole. In questi casi, le pareti realizzate per la partizione andavano ad appoggiarsi alla superficie dipinta o agli strati di scialbo su di essa. Le operazioni di descialbo, dunque, sono state opportunamente calibrate a seconda delle situazioni, anche molto differenti, incontrate.

03 GUIDA AFFRESCO N 16 stilatura fessurazioni 7

In sintesi per le operazioni di descialbo si è tenuto conto di:
– tipo di supporto sottostante l’intonaco dipinto: strato di canniccio, ardesia, muratura
– consistenza e grado di adesione tra i diversi strati di scialbo
– numero di strati di scialbo.

Intervento sul Lambrino ricoperto da strati di scialbo | Primo piano ammezzato (pianerottolo scalone monumentale). In presenza di più strati di scialbo particolarmente coesi e apposti nel tempo a ricoprire affreschi su apparato murario (quindi con substrato rigido – non canniccio) viene prevista una leggera picchettatura a martello per rimuovere la maggior parte degli strati di scialbo. Dopodiché si procede con tecnica manuale a bisturi e successiva integrazione del colore con tecnica concordata in presenza della Soprintendenza.

Quando le lacune pittoriche erano di limitata estensione si è provveduto con una semplice velatura di colore, nel caso, invece, di aree più ampie alla velatura è stata associata la tecnica «a rigatino». Spesso nell’intervento di restauro si devono fare i conti anche con queste situazioni.
Quando le lacune pittoriche erano di limitata estensione si è provveduto con una semplice velatura di colore, nel caso, invece, di aree più ampie alla velatura è stata associata la tecnica «a rigatino». Spesso nell’intervento di restauro si devono fare i conti anche con queste situazioni.

Intervento sugli affreschi su apparato murario | Localizzazione: 2° Piano Nobile, Salone dei busti. Il salone a doppia altezza presenta, sottomessi a strati di scialbo in tutti gli apparati murari, affreschi raffiguranti un colonnato dorico.
Gli strati di scialbo non si presentavano eccessivamente spessi e pertanto nelle porzioni in cui si è deciso di restaurare gli affreschi non è stato necessario utilizzare la picchettatura a martello ma si è potuto procedere direttamente con l’asportazione a bisturi manuale.
Si è poi provveduto al recupero del colore con tipo di integrazione a rigatino o con velature a seconda della necessità.

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Intervento su affreschi su soffitto con substrato in aderenza a canniccio | Localizzazione: 2° Piano Nobile, Sala a cura di G.B. Castello detto il Bergamasco. Il soffitto alla prima analisi presentava solo alcuni distacchi di scialbo, di modeste dimensioni, che però permettevano di intravedere l’affresco sottostante. Inoltre la stanza in cui sussiste l’affresco era stata nel tempo sottoposta a suddivisioni murarie fino all’aderenza col soffitto.
Una di queste pareti per necessità progettuali è stata rimossa con l’intento di ridare unità, per quanto possibile, al soffitto e conseguentemente alla sala così come doveva presentarsi in origine.
Si è proceduto quindi a una prima pulitura a bisturi utilizzando sa lo strumento manuale che quello elettrico. Quest’ultimo è stato adoperato là dove l’apparato murario era arrivato in aderenza lasciando quindi parte d’intonaco a calce coeso al soffitto.

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La pulitura dell’affresco ha portato alla luce un ciclo pittorico dedicato alla storia di Alessandro Magno: nel riquadro centrale appare Timoclea davanti ad Alessandro, negli ovali laterali Alessandro che doma Bucefalo, l tenda di Rossana, accampamento di battaglia, Alessandro che attraversa il fiume.
La tipologia delle integrazioni di colore e i materiali utilizzati sono state concordate dai restauratori direttamente con la dott.sa Traversone della Soprintendenza ai beni artistici.

Le cornici in ardesia di questi portali presentavano diversi strati di smalti sovrapposti. Il de-scialbo, in questo caso, aveva come obiettivo la rimozione di questi smalti per ripotare a vista il materiale costitutivo del portale: l’ardesia. Il procedimento di rimozione degli strati di smalto è stato preceduto dall’applicazione di impacchi con polpa di cellulosa e argille.
Le cornici in ardesia di questi portali presentavano diversi strati di smalti sovrapposti. Il de-scialbo, in questo caso, aveva come obiettivo la rimozione di questi smalti per ripotare a vista il materiale costitutivo del portale: l’ardesia. Il procedimento di rimozione degli strati di smalto è stato preceduto dall’applicazione di impacchi con polpa di cellulosa e argille.

Interventi sui portali in ardesia ricoperti da strati pittorici | Localizzazione: Piano terra, androne d’ingresso. Le cornici in ardesia di questi portali presentavano diversi strati di smalti sovrapposti. Il de-scialbo, in questo caso, aveva come obiettivo la rimozione di questi smalti per ripotare a vista il materiale costitutivo del portale: l’ardesia. Il procedimento di rimozione degli strati di smalto è stato preceduto dall’applicazione di impacchi con polpa di cellulosa e argille (tipo seppiolite o attapulgite) capaci di assorbire l’acqua e rilasciarla poi lentamente; il vantaggio ottenuto è stato quello di mantenere lo strato da rimuovere a contatto con l’acqua per un tempo maggiore. Per aumentare l’effetto emolliente è stato sovrapposto un foglio di alluminio che limita l’evaporazione dell’acqua. Dopodiché lo strato di smalto è stato distaccato con un intervento di tipo manuale a bisturi.

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Riflessioni a margine dell’esperienza. Anche la semplice operazione di de-scialbo può comportare problematiche particolari e di conseguenza deve opportunamente essere calibrata e studiata. Il caso in esame, proprio per la ricchezza di elementi che ha e per la stratificazione nel tempo con la quale tali elementi hanno dovuto misurarsi, mostra una casistica quanto mai varia e articolata. Anche nel caso dell’integrazione pittorica si sono adottate soluzioni diverse in relazione al contesto. Quando le lacune pittoriche erano di limitata estensione si è provveduto con una semplice velatura di colore, nel caso, invece, di aree più ampie alla velatura è stata associata la tecnica «a rigatino». Spesso nell’intervento di restauro si devono fare i conti anche con queste situazioni. L’intento progettuale deve saper mediare fra le varie istanze: si segnala a questo proposito la soluzione adottata in presenza di partizioni con tramezze di vani più grandi che ancora presentavano ben visibile una decorazione dei soffitti e delle pareti unitaria. In questo caso, la parziale apertura nella parte superiore della tramezza restituisce una parte della visione complessiva del vano come era nella sua prima realizzazione, mantenendo però al contempo la suddivisione del vano in aree più contenute (rispettando anche le successive stratificazioni). Il linguaggio contemporaneo in questo caso risulta essere adeguato all’intervento e porta a una valorizzazione dell’insieme.

Daniela Pittaluga, Università di Genova
Paula Debbia, Arte Genova

Chi ha fatto Cosa
Committenza Arte Genova
Progettazione preliminare Arch. Luisa Crescimanno (Arte Genova)
Progettazione architettonica Arch. Enrico Pinna
Progettazione strutturale Ing. Paolo Costa
Progettazione impiantistica Studio Villa & Cevasco Associati
Progettazione acustica Ergon srl
Responsabile unico del procedimento Ing. Giovanni Paolo Spanu (Arte Genova)
Supporto al Rup e coordinatore della sicurezza Arch. Marco Panattoni (Arte Genova)
Direzione lavori architettonica Arch. Enrico Pinna
Direzione lavori strutturale Ing. Paolo Costa
Direzione lavori impiantistica Per. Ind. Franco Cevasco, Ing. Paolo Villa
Direttore tecnico restauri Giacomo Causa
Restauratore Marco Parodi, Ikuna Tachibana
Imprese esecutrici Geom. Stefano Cresta srl (Genova), Teknika srl (Genova)
Alta sorveglianza Soprintendenza per i Beni storici, artistici ed etnoantropologici della Liguria, dott.ssa Paola Traversone, Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici della Liguria, arch. Giuliano Peirano

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