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Dimensioni d’architettura. Abitare la città, il valore del progetto nel dialogo con la committenza

120 pagine dedicate al tema dell’abitare la città e al valore del progetto nel dialogo con la committenza. Ma soprattutto un elenco di architetture di successo che segnano un cambiamento nel mestiere di architetto, contaminato dalla tecnologia, dagli ecosistemi virtuali e dai temi che guardano a un diverso approccio al cantiere.

È pronto per la stampa il terzo numero del booklet della società DVision Architecture di Brescia, società di architettura con Dna italiano e commesse in tutto il mondo che ha fatto del digitale e dell’innovazione, la sua cifra.

Sono 120 pagine dedicate al tema dell’abitare la città e al valore del progetto nel dialogo con la committenza. Ma soprattutto un elenco di architetture di successo che segnano un cambiamento nel mestiere di architetto, contaminato dalla tecnologia, dagli ecosistemi virtuali e dai temi che guardano a un diverso approccio al cantiere.

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Armando Casella | Co-founder di DVA

Armando Casella | Co-founder di DVA.

«La casa è da sempre luogo di protezione, intimità, identità personale e familiare. In questi mesi abbiamo sperimentato tutti un nuovo uso della casa, come luogo di lavoro, ma soprattutto come luogo aperto.

Durante gli innumerevoli collegamenti video, quante persone anche estranee sono entrate nel nostro mondo, nella nostra sfera più personale? Abbiamo cercato il posto migliore della casa per farci trovare pronti, luoghi adattati al momento, con le inquadrature più favorevoli. Una situazione nuova, mai sperimentata prima.

Oltre ai luoghi di lavoro, necessariamente anche la casa andrà ripensata, anch’essa dovrà essere “smart”, nell’accezione più ampia del termine. Dovrà essere intelligente, flessibile, sostenibile.

Nella casa probabilmente si dovranno pensare spazi per accogliere virtualmente le persone, dove lavorare, ma anche mostrare noi stessi, insomma la casa diventerà un po’ più pubblica.

Più in generale, la casa diventerà anche il luogo in cui ci cureremo, la telemedicina sarà sempre più presente. Immagino una casa che cambierà velocemente, con spazi e arredi che si potranno adattare alle nuove situazioni della vita, un concetto di flessibilità nuovo, non più legato solo all’evoluzione della famiglia, ma anche alle situazioni contingenti.

Gli scenari che nel tempo possono presentarsi dovranno essere pensati ma soprattutto resi possibili. La casa sarà sempre più una macchina performante, ma anche un organismo in grado di mutare e di adattarsi a situazioni nuove e non previste, proprio come il
nostro corpo.

Per fare questo, dovremo cambiare il modo in cui progetteremo e costruiremo le case, molto più assemblaggio a secco, molto più off-site, molta più circolarità dei materiali e delle soluzioni tecnologiche, con componenti che potranno essere riutilizzate in diversi assetti dello spazio funzionale.

Il tutto da pensare già in fase di concept e di sviluppo ingegneristico. In ottica circolare, progettare e realizzare per disassemblare ci porterà ad una condizione in cui l’edificio avrà un valore intrinseco anche come magazzino di materiali riciclabili e riutilizzabili.

Sta già evolvendo il modo in cui gli architetti approcciano il progetto, in gioco c’è la quarta dimensione, che l’evoluzione digitale ha consentito di introdurre, diventerà davvero determinante per definire anche gli aspetti qualitativi di un luogo da abitare».

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