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Dissesto idrogeologico: subito gli interventi di messa in sicurezza del territorio

Per Paolo Buzzetti, presidente di Ance, occorre mettere subito in campo le risorse disponibili sia a livello centrale sia a livello locale e pianificare gli interventi per porre rimedio ai danni idrogeologici del territorio. Per Inu vi è la convinzione che sia necessario collegare urbanistica e sicurezza con un’azione rilevante di prevenzione.

Le dichiarazioni del presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti, intervenuto agli Stati Generali contro il dissesto idrogeologico, iniziativa alla quale hanno partecipato anche altre categorie professionali e associative. Con loro anche l’Inu, che fa parte della cabina di regia della struttura di missione creata ad hoc dal governo e guidata da Erasmo D’Angelis.dissesto-idrogeologico

«È finita l’epoca della rimozione collettiva del problema, il piano nazionale contro il dissesto idrogeologico deve essere la priorità dell’azione del Governo dei prossimi mesi per la sicurezza e la crescita economica. Tenere per cinque anni nel cassetto 2,4 miliardi di risorse già stanziate per la manutenzione e mai spese è stata una responsabilità gravissima, ora dobbiamo poterli spendere. Mettiamo subito in campo tutte le risorse disponibili a livello centrale e locale, è paradossale e inaccettabile che su 62 miliardi di euro di nuovi fondi strutturali europei 2014-2020 solo l’1,4%, pari a 876 milioni, sia stato destinato alla riduzione del rischio idrogeologico. E che dire del fatto che l’Europa non ci consente d’investire per opere di prevenzione ma ci dà il via libera per spendere ogni anno fuori Patto di Stabilità ben 3,5 miliardi di euro per riparare i danni! Sono anni che insieme a professionisti e ambientalisti abbiamo segnalato questo stallo e ora diamo atto al Governo di aver iniziato, con l’Unità di missione guidata da Erasmo D’Angelis, a velocizzare la spesa, ma ancora non basta. Dobbiamo quindi passare dalle buone intenzioni ai fatti aprendo i cantieri necessari e facendo le gare con regole certe e trasparenti a garanzia della qualità delle opere che dobbiamo realizzare. Solo così saremo in grado di dare risposte concrete a una richiesta di sicurezza e di serenità che tutti noi cittadini chiediamo allo Stato».

É convinzione dell’Inu che la pianificazione sia un’azione rilevante di prevenzione e che sia necessario collegare urbanistica e sicurezza.
«
Sono senz’altro positivi i passi mossi dal Governo sulla strada delle misure normative per l’effettiva messa a disposizione dei fondi necessari e la facilitazione di spesa per la realizzazione delle opere di prevenzione su tutto il territorio nazionale (troppo spesso bloccate in passato), ma per utilizzare al meglio queste misure è fondamentale il ruolo del governo del territorio. Dove non vengono applicati i principi e le buone pratiche in materia di pianificazione a cominciare dalla sottovalutazione degli effetti nefasti che un’eccessiva pressione insediativa può determinare sui territori più a rischio – le catastrofi e le tragedie si verificano con maggiore probabilità.
Nel cambio di paradigma, il piano urbanistico, a tutti i livelli territoriali, deve diventare un punto di riferimento imprescindibile per l’utilizzo delle risorse e le priorità di intervento. Attraverso il piano si possono unire programmazione territoriale e programmazione di spesa (un patto sociale per le priorità d’intervento e di costo per la collettività), riducendo i rilevanti oneri finanziari della riparazione conseguente alle calamità e soprattutto le gravi perdite in termini di vite umane. Attraverso il piano si può fare in modo che sostenibilità ambientale, contenimento del consumo di suolo, corretta progettazione degli interventi di rigenerazione urbana, prevenzione dal rischio non siano considerati obiettivi generali ma pre-requisiti dei progetti pubblici e privati
».

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