«Il Piano di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico deve partire subito e devono essere spese in tempi brevi le risorse che da anni sono bloccate»: è questo l’appello lanciato ancora una volta da Ance, architetti, geologi e Legambiente, ideatori, insieme a Next New Media, del web doc e del sito #DissestoItalia.
Ragionamento a scala di bacino idrografico. «Bene ha fatto il Governo, sin dal suo insediamento, a riaccendere l’attenzione su questo tema e ci auguriamo che l’unità di missione, coordinata da D’Angelis, riesca ad attuare una concreta azione di mitigazione del rischio su tutto il territorio nazionale, mettendo in campo subito i 2,5 miliardi di euro chiusi nei cassetti della pubblica amministrazione», continua l’appello dei professionisti specificando che il reperimento delle risorse è un punto fondamentale, «ma è anche importante mettere in atto un’efficace politica di prevenzione e difesa del suolo che non si limiti a interventi puntuali di messa in sicurezza ma che ragioni a scala di bacino idrografico puntando alla riqualificazione e alla rinaturalizzazione dei corsi d’acqua e del territorio. Territorio diventato oggi sempre più vulnerabile agli effetti dei cambiamenti climatici, anche a causa di una cattiva gestione e di un’intensa urbanizzazione, molto spesso abusiva, che ha coinvolto anche le aree a maggior rischio, come hanno dimostrato anche i tragici eventi di questi giorni. La cabina di regia nazionale dovrà quindi garantire che gli interventi siano ispirati a un modello di efficacia ambientale ed economica e trasparenza delle procedure».
Assegnazione dei fondi. Ance, architetti, geologi e Legambiente hanno poi ricordato che due mesi fa è stata «consegnata a Palazzo Chigi direttamente nelle mani del sottosegretario Delrio una petizione popolare che continua a raccogliere migliaia di firme, ma l’autunno è alle porte e i cantieri della manutenzione non sono ancora partiti. La rete di società civile, professionisti e costruttori è pronta per fare la propria parte, ma la risposta dello Stato dev’essere adeguata alla drammaticità degli eventi: non possiamo più permetterci ulteriori attese né risorse col contagocce. C’è bisogno di un’assegnazione di fondi che sia strutturale e continuata e un’esclusione di questi interventi dal patto di stabilità».