Duff & Phelps, una divisione di Kroll, Società leader globale nella fornitura di servizi e prodotti digitali legati alla governance, alla mitigazione del rischio e alla trasparenza, ha annunciato i risultati della survey realizzata su un campione di aziende rappresentative dei principali settori produttivi italiani per analizzare lo scenario imprenditoriale nazionale dopo il lockdown e le prospettive di ripresa per i prossimi mesi.
I principali risultati mostrano che, a causa delle restrizioni introdotte per contenere la diffusione della pandemia di Covid-19, le aziende italiane guardano con un certo ottimismo al futuro: il 39,1% degli intervistati ritiene che già nel 2021 il giro d’affari ritornerà ai livelli pre-crisi, recuperando il gap causato dalla pandemia.
Per raggiungere questi obiettivi, secondo 1 imprenditore su 5, occorrerà puntare in modo massiccio sulla digitalizzazione, riconosciuta come una leva fondamentale per rendere più efficienti i processi, soddisfare le nuove esigenze dei consumatori emerse durante l’emergenza sanitaria e cogliere appieno le potenzialità della ripresa.
L’indagine è stata condotta tra dicembre 2020 e gennaio 2021 su un campione rappresentativo di oltre 100 figure manageriali in ruoli apicali appartenenti ad aziende attive nei principali settori produttivi del nostro Paese (manifatturiero, servizi finanziari, telecomunicazioni, Ict, utilities, distribuzione alimentare) in regioni con un significativo impatto sul Pil nazionale quali Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna e Lazio.
La survey ha fatto emergere come i mesi di lockdown forzato della primavera dello scorso anno abbiano lasciato un forte segno su attività e fatturato aziendali. I due terzi del campione ha infatti riportato di aver registrato una contrazione del fatturato nel 2020, nella maggior parte dei casi tra il 10% e il 50%, ma risulta interessante notare che il 21% non ha segnalato impatti significativi sul giro d’affari e il 13% ha addirittura registrato una crescita dei ricavi.
Guardando al futuro, non mancano però gli spunti positivi: la percentuale più ampia – il 41,7% degli intervistati – prevede infatti un aumento del fatturato nei prossimi 6-12 mesi, mentre per il 21,7% i ricavi rimarranno stabili; il restante 36,6% prevede invece una diminuzione degli introiti.
Il senso di ottimismo lo si ritrova anche in relazione alla previsione su quando il fatturato ritornerà ai livelli pre-crisi: il 40% del campione ritiene che ciò accadrà nel 2022, ma per il 39,1% questo si verificherà già nel 2021. Per il restante 20,9% occorrerà invece attendere oltre il 2022.
Nonostante gli evidenti disagi, la pandemia e le misure di contenimento hanno portato anche alcuni benefici a livello di organizzazione d’impresa, che fanno tutti capo a un utilizzo più pervasivo del digitale: nel 41,7% dei casi hanno promosso un’evoluzione delle modalità di lavoro, con un uso estensivo della pratica dello smart working, nel 25,2% una forte spinta verso la digitalizzazione dei processi e nel 13% hanno permesso di sviluppare nuovi modelli di business.
L’indagine ha inoltre sottolineato che, per il 42,6% del campione, il maggior aiuto alle imprese nella fase di ripartenza debba arrivare da un Governo credibile e forte, ma un ruolo centrale deve essere svolto anche dai business partner (37,4%) in modo da creare un ecosistema virtuoso che comprenda altre aziende, società di consulenza, associazioni di categoria, istituzioni finanziarie e agenzie governative, lavorando insieme verso obiettivi comuni.
Una funzione chiave sarà svolta anche dai giovani talenti (per il 13,9% degli intervistati), soprattutto grazie alla loro familiarità con gli strumenti digitali e il loro utilizzo e alla loro capacità di adeguarsi con grande flessibilità ai nuovi scenari evolutivi e a nuovi schemi di lavoro.
La digitalizzazione è infatti indicata quale fattore prioritario su cui puntare per la ripartenza (20,9% del campione), seguito dal potenziamento delle filiere italiane, per mantenere il know how, l’innovazione e la proprietà intellettuale all’interno nel nostro Paese (13,9%). Altri elementi importanti risultano essere la flessibilità organizzativa e la capacità di riconvertire e adeguare la produzione, indicato dal 13% degli intervistati, e, con la stessa percentuale, anche la formazione e la valorizzazione dei talenti presenti all’interno delle organizzazioni. Per l’11,3% del campione, inoltre, per una piena ripartenza si deve puntare sugli investimenti in ricerca & sviluppo e su operazioni di fusione e aggregazione.
Infine, se più di 2 intervistati su 3 non ritengono di avere necessità di operazioni di finanza straordinaria per sostenere lo sviluppo dell’azienda nel prossimo futuro, il 28,7% è disponibile a valutare una fusione con un altro player del settore o l’entrata nella compagine azionaria di un fondo o di un nuovo investitore di minoranza.
Enrico Rovere | Managing Director practice Valuation Advisory Duff & Phelps
«L’emergenza pandemica, pur tra mille difficoltà, ha rappresentato un forte propulsore di innovazione, organizzazione e evoluzione per le aziende italiane, introducendo nuovi modi di pensare, trasformando i processi di business e l’organizzazione del lavoro, cambiando l’approccio commerciale e impattando anche i modelli produttivi, dando ad esempio vita a nuove filiere o a riconversioni di intere linee produttive per far fronte all’emergenza. La digitalizzazione ha giocato un ruolo chiave in questo radicale cambiamento e continuerà ad essere un asset fondamentale anche nel mondo post-pandemia, come evidenziato anche dai risultati della survey, che la considerano tra le maggiori forze propulsive per la ripartenza. Proprio per questo, Duff & Phelps ha intrapreso un importante processo di evoluzione verso una digital company, per diventare un business partner in grado di rispondere adeguatamente ai nuovi bisogni dei clienti. La spinta verso una sempre maggiore digitalizzazione permette di facilitare anche i rapporti con il Governo, indicato come il principale partner per una ripresa efficace, rendendo l’apparato più snello, veloce, sicuro e con meno vincoli burocratici, e la comunicazione e collaborazione pubblico-privato più agevole e immediata. Consente inoltre di rendere gli investimenti più veloci e facili e di essere più pronti nel rispondere alle esigenze dei clienti negli spostamenti e nei pagamenti. La survey mette in evidenza anche la grande rilevanza della globalità degli asset intangibili presenti nelle aziende come spinta per la ripartenza: oltre agli investimenti in nuove tecnologie e la valorizzazione di marchi e brevetti, è quindi fondamentale coltivare i giovani talenti e sviluppare risorse di qualità, con alle spalle una solida formazione scolastica, e anche trattenerli, per diffondere l’uso degli strumenti digitali e aumentare la flessibilità delle imprese e, di conseguenza, la loro capacità di adattarsi alle richieste di un mercato in continua evoluzione. Rivestiranno un ruolo centrale anche gli investimenti in r&s e la valutazione di operazioni di m&a, con l’obiettivo di fare sistema, aumentando la dimensione, la diversificazione e la spinta all’internazionalizzazione, per diventare più solidi e accedere a nuovi mercati e nuove linee di credito, trovando nuovi spunti e prodotti sul mercato». (vb)