Nelle linee guida redatte dal Ministero dei Beni culturali sull’efficienza energetica degli edifici storici è specificato che la diagnosi energetica è uno dei processi fondamentali della riqualificazione energetica degli edifici storici. Ne consegue che il progettista termotecnico che si trova a dover intervenire su un edificio storico, soprattutto se questo è vincolato secondo il dlgs n. 42/2004, è tenuto ad acquisire la documentazione necessaria alla conoscenza del fabbricato, non solo per gli aspetti tecnici che gli competono, ma anche per quelli relativi al ruolo che l’edificio svolge all’interno del contesto urbano e paesaggistico in cui è inserito.
Modifiche organizzative. Per quanto concerne gli edifici storici, il miglioramento della prestazione energetica richiede spesso modifiche dell’organizzazione architettonica che, se non progettate in modo accurato sulla base di una corretta diagnosi energetica, possono portare a problemi che vanno dal pregiudicare il valore monumentale e documentale del manufatto fino a mettere in discussione la sicurezza statica dell’edificio.
Valutazione. Il fine principale della diagnosi energetica è la valutazione dei consumi energetici dell’edificio allo scopo di ridurli nel rispetto delle condizioni di qualità dell’ambiente interno. Per far questo è necessario identificare le funzioni che i sistemi architettonici e tecnologici devono soddisfare: dalla semplice climatizzazione, se l’edificio è destinato ad uso residenziale o terziario, al controllo del microclima, se nell’edificio vi sono collezioni, oppure al controllo dell’umidità da risalita in presenza di falde acquifere. Inoltre, devono essere ben identificati i vettori energetici utilizzati da ogni servizio e i flussi d’energia associati a ciascun vettore. Dopo questo è possibile effettuare la valutazione dell’efficienza energetica di ogni servizio identificando le opportunità di risparmio energetico (e anche economiche) che possono essere proposte per l’edificio preso in esame.