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Edilizia residenziale pubblica: il 40% degli edifici nelle zone più a rischio non è antisismico

Dalla Ricerca «Patrimonio edilizio e rischio sismico. Necessità di conoscenza, possibilità di intervento nell’Erp», presentata da Federcasa, emerge un quadro preoccupante: sul totale di 2.760 edifici, gestiti dalle aziende casa, presenti nella zona sismica 1, ben 1.100 necessitano d'interventi di miglioramento urgenti.
Presentazione dei risultati dello studio Federcasa/Isi presso la Camera dei Deputati. Da sinistra: Franco Daniele (Coordinatore sezione Nuove Tecnologie Isi); Luca Talluri (Presidente Federcasa); Graziano Delrio (Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti); Luca Ferrari (Presidente Isi).

Il presidente di Federcasa Luca Talluri ha presentato i risultati di uno studio sul rischio sismico degli edifici gestiti dagli enti associati a Federcasa e i risultati illustrano che in Italia il 40% degli edifici di edilizia residenziale pubblica, localizzati in zona sismica 1 (la più pericolosa), sono stati costruiti prima del 1980 e quindi non rispondono agli attuali requisiti antisismici e necessitano di interventi di miglioramento-adeguamento di particolare urgenza.

In zona sismica 1.100 edifici sono a forte rischio

Questi dati emergono dalla ricerca Patrimonio edilizio e rischio sismico. Necessità di conoscenza, possibilità di intervento nell’Erp, presentata da Federcasa, che a partire dal 2015 ha avviato uno studio in collaborazione con l’Associazione Isi (Ingegneria Sismica Italiana), per valutare la vulnerabilità sismica delle case popolari, gestite dalle aziende casa, nelle zone a maggior rischio sismico (1, 2 e 3) e calcolare una stima del costo per incrementare la sicurezza dell’intero patrimonio a rischio. Sul totale di 2.760 edifici, gestiti dalle aziende casa, presenti nella zona sismica 1 (la più a rischio), 1.100 necessitano di interventi di miglioramento urgenti.

Lo studio condotto da Federcasa ed Isi ha permesso di raccogliere informazioni su un campione di 190.357 alloggi, per un totale di 20.448 edifici, che rappresentano circa il 30% del totale gestito nelle zone sismiche di riferimento (1, 2 e 3). Sono state analizzate importati informazioni, che influenzano fortemente la vulnerabilità sismica degli edifici considerati, ovvero le caratteristiche strutturali, geometriche e costruttive, la loro esposizione, nonché la pericolosità del sito di costruzione.

Informazioni, queste, che hanno consentito di elaborare una provvisionale stima del rischio sismico dell’intero patrimonio, nonché del costo di miglioramento-adeguamento sismico. L’8.4% degli edifici si trova in zona sismica 1, il 38.1% nella 2 ed il restante 53.5% nella zona 3.

Il 10.2% degli edifici rilevati risalgono a prima del 1940, mentre il 75,7% è stato realizzato dal 1941 al 1990. Gli edifici realizzati successivamente (dal 1991 al 2010) rappresentano l’11% del campione considerato. Una bassissima percentuale (3.9%) ha subito interventi di carattere strutturale, indipendentemente dall’anno. Per quanto riguarda la tecnologia costruttiva, il 44.6% è stato realizzato in cemento armato, mentre il 52% in muratura. Edifici in muratura realizzati prima del 1980 sono quelli maggiormente esposti agli effetti del sisma.

La collaborazione FedercasaIsi

La collaborazione con Federcasa è iniziata nel 2013 e ha come obiettivo primario il miglioramento della sicurezza degli occupanti degli alloggi gestiti dagli enti associati a Federcasa stessa. Una massiccia operazione di riqualificazione di tale patrimonio garantirebbe un forte impulso all’economia del paese e al settore edilizio. L’analisi della vulnerabilità sismica condotta sul patrimonio Erp è stata integrata con uno strumento tecnico-operativo, l’Abaco degli interventi strutturali, che individua una trentina di tecnologie di intervento innovative per l’adeguamento e il miglioramento sismico degli edifici esistenti e per ciascuna di esse pone in evidenza le metodologie di calcolo, le voci di capitolato d’appalto, i controlli di qualità e in cantiere e la valutazione costi/benefici.

Prosegue quindi l’azione di Isi per promuovere la cultura della prevenzione in ambito antisismico la cui pietra miliare è costituita are è costituita dal Manifesto Classificare la vulnerabilità sismica dei fabbricati – Come certificare la sicurezza e la sostenibilità del patrimonio immobiliare favorendo lo sviluppo economico presentato nel maggio 2013 all’allora ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi che ha posto le basi per l’introduzione del Sismabonus basato sulla Classificazione Sismica nella Legge di Bilancio 2017.

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