Edilizia | Lavoro

Opera, formazione in carcere e lavoro in impresa

Firmato oggi nel carcere milanese di Opera il protocollo d'intesa per l’avvio delle attività formative in edilizia delle persone detenute. Una volta conclusi i corsi, con la qualifica di manovale, potranno lavorare in cantiere con tutte le garanzie contrattuali. Scontata la pena, trovare un’occupazione stabile sarà più facile.
Il momento della firma del protocollo d’intesa: da sinistra, don Gino Rigoldi, Regina De Albertis e Silvio Di Gregorio.
Il momento della firma del protocollo d’intesa: da sinistra, don Gino Rigoldi, Regina De Albertis e Silvio Di Gregorio.

Con la firma di questa mattina del protocollo di intesa, prende il via nel carcere di Opera l’attività di formazione edile di persone detenute.

Il documento è stato sottoscritto dall’amministrazione penitenziaria, da Assimpredil Ance di Milano, Lodi e Monza Brianza, dalle tre sigle sindacali di categoria – Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil – dall’ente di formazione Esem-Cpt, dall’agenzia per il lavoro Umana e dalla Fondazione don Gino Rigoldi.

La formazione, che vedrà impegnati i docenti dell’ente paritetico di formazione, l’Esem-Cpt, avverrà all’interno del laboratorio appositamente realizzato all’interno delle mura del penitenziario milanese: una volta formati, con la qualifica di manovale, i detenuti potranno lavorare in cantiere, fuori del carcere.

Da sinistra, Maria Raffaella Caprioglio, presidente di Umana, Katiuscia Calabretta, segretario generale della Fillea Cgil, e Luca Cazzaniga, presidente di Esem-Cpt.
Da sinistra, Maria Raffaella Caprioglio, presidente di Umana, Katiuscia Calabretta, segretario generale della Fillea Cgil, e Luca Cazzaniga, presidente di Esem-Cpt.

«Sarà una formazione continua – ha sostenuto il direttore di Opera, Silvio Di Gregorio -, grazie alla quale le persone detenute, dopo il periodo di formazione, potranno lavorare all’esterno. Un lavoro, il loro, retribuito e contrattualmente inquadrato. In questo modo le imprese potranno trovare la manodopera qualificata che oggi il mercato del lavoro non è in grado di offrire».

Il protocollo, valido cinque anni, prevede l’istituzione di una cabina di regia che avrà il compito di elaborare proposte e di realizzare le iniziative utili ad attuare il protocollo, monitorare, con rapporti periodici, l’operatività del protocollo stesso, raccordare le azioni e le attività di tutti i soggetti firmatari il protocollo, valutare l’eventuale estensione della partecipazione di altri soggetti circa le finalità dell’accordo e, infine, promuovere e comunicare i contenuti dell’intesa sottoscritta anche attraverso l’organizzazione di eventi e pubblicazioni sui media locali e nazionali.

«Con la firma di oggi – ha affermato Regina De Albertis, presidente di Assimpredil Ance – creiamo una scuola edile all’interno delle mura del carcere. Avremo uno spazio fisso, appositamente attrezzato, per fare formazione al lavoro e alla sicurezza in cantiere. In questo modo, le persone detenute potranno lavorare fuori del carcere e un domani, scontata la pena, trovare un lavoro nel nostro settore. Gli imprenditori milanesi sono pronti ad aprire i loro cantieri consapevoli che il lavoro è l’occasione per il reinserimento nella vita sociale e civile. Così facendo le nostre imprese fanno propri i principi di sostenibilità sociale che come associazione promuoviamo. Anche così, perseguiamo gli obiettivi di governance ambientale, sociale e aziendale in materia di investimenti».

Anche le organizzazioni sindacali di Feneal, Filca e Fillea hanno espresso soddisfazione per l’avvio di questa iniziativa, ottenuta anche grazie alla disponibilità del sistema bilaterale e degli stessi sindacati.

Don Gino Rigoldi, dell'omonima Fondazione.
Don Gino Rigoldi, dell’omonima Fondazione.

«Questa iniziativa – ha concluso don Gino Rigoldi, presidente dell’omonima Fondazione – è un passo verso la piena attuazione dell’articolo 27 della Costituzione. I detenuti hanno ora la possibilità di ricostruire il loro futuro in un percorso che inizia all’interno del carcere e che, grazie all’articolo 21 dell’ordinamento penitenziario, si conclude nella società civile, con un lavoro che consentirà loro di realizzare un nuovo progetto di vita».

di Pietro Mezzi

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