Punti di Vista | Arch. Vincenzo Guzzo

Essere architetto oggi

L’arch. Vincenzo Guzzo illustra il suo punto di vista riguardo la professione di architetto oggi. Il consiglio ai giovani colleghi che si apprestano ad entrare nella professione e le aspettative per il futuro.
Arch. Vincenzo Guzzo.

Noi architetti stiamo riprogrammando il nostro modo di lavorare. Smart working e conference call sono diventate prassi tra tutti i componenti dello studio. Devo dire che forse si lavora meglio. Meno tempo perso in viaggi e code. Certo, i cantieri non sono e non saranno gestibili da remoto, ma credo che con attente valutazioni da parte di tutti gli addetti si potrà ripartire.

Da diverso tempo lavoravamo con i nostri partner in remoto. Basti pensare che ad esempio alcuni dei nostri collaboratori non li vediamo da molti mesi, anche prima dell’emergenza oppure alla nostra sede di Berlino, che nonostante il blocco dei voli, prosegue la sua attività. Oggi il lavoro è pressoché gestibile da remoto in ogni luogo del mondo.

Il mestiere dell’architetto è sempre stato visto come colui che rende “belle le cose”. Molte volte, quando qualcuno mi chiede che mestiere faccia, dopo aver saputo che faccio l’architetto, mi domandano” Da interni o da esterni”? Ogni volta la mia reazione è sempre di spiazzamento, come se vi fosse una reale linea di divisione tra i due aspetti. Interno ed esterno, nel nostro mestiere, viaggiano di pari passo. Non ho mai visto luoghi di architettura indipendenti dal loro involucro esterno. Credo che il linguaggio urbano di un intervento, in qualche modo possa rilevarsi anche all’interno degli ambienti che se ne determinano. La frase di Una casa è una macchina per abitare” di Le Corbusier, credo riassuma al meglio questo aspetto.

Oggi più che mai la nostra professione spazia tra diversi ambiti: edilizia, acustica, risparmio energetico, composizione urbana, impiantistica e strutture. Ognuno di questi aspetti è strettamente correlato tra di loro. Ecco: mi piace immaginare l’architetto come il regista di tutti i componenti di questa orchestra, come colui che ha la regia di tutto e coordina tutto e tutti verso l’obiettivo finale. L’architetto è colui che non sa nulla e sa tutto allo stesso tempo…

Da sempre ci occupiamo di tutti gli aspetti del nostro lavoro. Ci occupiamo con passione sia della ristrutturazione che del semplice bagno, della progettazione di un nuovo edificio residenziale e della riprogettazione di un quartiere dismesso.

Crediamo inoltre che le specializzazioni siano importanti. Non sempre si deve saper fare tutto. Credo che specializzarsi possa offrire molte opportunità piuttosto che limitarne. Da molti anni siamo sempre più diretti verso la realizzazione e/o la trasformazione di edifici ecosostenibili ( parola iper inflazionata che odio in un certo qual modo), che si tratti di nuove costruzioni o della riqualificazione di un edificio esistente. La crisi finanziaria degli anni passati ci ha spinto a rivalutare la nostra professione, concentrando le nostre energie verso aspetti nuovi e tecnologie più innovative.

Per questo siamo specializzati in progettazione anche (e non solo ) di edifici in legno ( siamo partner di Lignius )  e siamo esperti in riqualificazione di edifici esistenti ( siamo consulenti di Casa Clima da diversi anni).

Il rispetto per l’ambiente e la sempre più critica situazione climatica credo debba far riflettere ogni professione in ogni settore della vita quotidiana, a maggior ragione gli architetti.

L’ultima generazione di architetti non è stata molto fortunata. La crisi ha messo in ginocchio il mondo dell’edilizia. Chi si è laureato negli ultimi anni ha avuto davvero pochissime opportunità di inserirsi all’interno del mondo dell’architettura.

Occorre fare più esperienze possibili, preferibilmente all’estero in quanto sono diverse le opportunità di lavoro in ambito europeo. Bisogna avere poi passione, tanta! Questo è un mestiere per il quale la passione è tutto.

Quando passo davanti ad un edificio che ho progettato mi vengono in mente tutti gli schizzi e le idee iniziali che ci hanno poi portato alla realizzazione finale. E il fatto che un’idea, un’intuizione, un’immaginazione possano prendere forma e materializzarsi per molto molto tempo è la cosa che più mi affascina della nostra professione. L’architettura stessa è presente nei ricordi di ognuno di noi.

Un edificio o un contesto urbano, brutto o bello che sia, fa parte del nostro vivere quotidiano. Molti dei nostri ricordi sono legati ai luoghi e al contesto in cui sono avvenuti. Della mia infanzia ricordo ad esempio il quartiere dove sono cresciuto, limitrofo alla zona industriale ricco di edifici produttivi.

Il periodo della mia adolescenza è legato alla piazza della mia città, enorme anfiteatro (molto utilizzato negli anni 60-70) dove ci si radunava con gli amici. Il ricordo dell’università è inevitabilmente legato al quartiere Città Studi. La casa in cui vivo con la mia famiglia e lo studio dove lavoro sono stati progettati dal me.

Il nostro mestiere ha sicuramente una grossa e importante responsabilità: disegna e caratterizza il luoghi dell’abitare e del vivere quotidiano, luoghi che rimarranno per sempre all’interno delle esperienze di ognuno di noi. Per questo il nostro lavoro va fatto bene.

La nostra professione deve necessariamente guardare sempre al futuro. Le nuove tecnologie costruttive, i nuovi software e le nuove competenze tecniche richieste sono in continua evoluzione. È impensabile immaginare di essere arrivato. Occorre sempre porsi in maniera critica verso la professione, avere voglia di scoprire nuove strade.

Approfondire ogni giorno ed ogni nuova esperienza. Con passione. Una cosa mi manca: mi piacerebbe sviluppare competenze nuove in ambito culturale/aggregativo. Gli spazi culturali collettivi mi hanno sempre affascinato. Mi piacerebbe confrontarmi con queste tematiche almeno una volta nella vita.

Altro sogno è la sburocratizzazione della professione: oggi come non mai siamo dei burocrati più che dei progettisti. Gli aspetti normativi, se pur importanti e fondamentali, spesso prevalgono sulle scelte architettoniche. M i piacerebbe poter lavorare in maniera meno rivolta alla sola normativa, ma concentrare l’attenzione verso la vera essenza del nostro lavoro: la creatività.

Ma un sogno viene prima di ogni altra cosa: una volta raggiunta l’età della pensione, ritirarmi a vivere a Ischia, un’isola alla quale sono molto legato e dove mi piacerebbe invecchiare serenamente con mia moglie.

di arch. Vincenzo Guzzo

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