Punti di Vista | Uncem, Delegazione piemontese 

Fabbricati rurali da accatastare: Uncem richiede la revisione delle procedure e per evitare il pagamento dei ravvedimenti

Uncem ha richiesto in una nota inviata alle istituzioni regionali e nazionali, al ministro Padoan e ai parlamentari piemontesi una modifica della normativa e dei regolamenti, nonché di definire al più presto un migliore percorso d’intesa con l’Agenzia delle Entrate al fine di agevolare cittadini ed enti locali. Le soluzioni per far emergere e rendere noti gli immobili non dichiarati deve essere individuata senza vessare i proprietari, anzi con norme veloci e snelle che agevolino il recupero di chi vuole recuperare, la compra-vendita degli edifici, anche la dismissione e l'abbattimento di alcune situazioni non recuperabili.

La Delegazione piemontese dell’Uncem (Unione dei comuni e degli enti montani) ha ricevuto da molti sindaci di comuni montani molteplici segnalazioni relative alle complessità e ai costi conseguenti alle richieste di accatastamento di immobili rurali inviate ai cittadini negli ultimi mesi dall’Agenzia delle Entrate. Solo per il Piemonte sarebbero 150mila le lettere trasmesse.

In merito, Uncem specifica che:

  1. Uncem considera necessaria e urgente una legge nazionale di riforma del Catasto che il Paese aspetta da troppi decenni. La proposta di legge nazionale esiste, bipartisan, e prevede un opportuno riequilibrio del prelievo ottenuto con l’aggiornamento dei valori che vengono allineati a quelli di mercato. Con questa revisione, nelle aree montane e rurali molti cittadini andrebbero a pagare cifre inferiori rispetto alle imposte attuali. La riforma consentirebbe di inquadrare con un nuovo ruolo i Comuni e le Unioni, con conseguenze importanti positive anche sulla fiscalità locale.
  2. Le 150mila lettere mandate dall’Agenzia delle Entrate ai cittadini piemontesi negli ultimi mesi, per accatastare edifici rurali mai registrati (da 172 euro in caso di «ravvedimento operoso» fino a 8.264 euro in caso di ulteriori controlli sugli inadempienti; le particelle sono ricercabili per comune online) sorprendono per numero e sorprende anche il metodo adottato. Il percorso andava condiviso con le Associazioni degli enti locali e non fatto con queste modalità. A una necessità positiva, quale appunto l’accatastamento e l’emersione di situazioni anomale, segue un’azione poco efficace, in certi casi dannosa per i cittadini e per gli enti locali che sono poi il primo front office al quale il contribuente si rivolge.
  3. Le possibili conseguenze negative sono infatti note agli enti locali e ben evidenziate in diverse missive già trasmesse dai sindaci dei comuni montani all’Agenzia delle Entrate e ai rappresentanti politici: il rischio concreto è che molti non dichiarino il bene, molti per non pagare rimuovano il tetto o abbattano direttamente gli interi edifici, ovvero possano anche sbagliare dichiarazione.
  4. Sono state previste dall’Agenzia delle Entrate alcune «deroghe», secondo le quali non è necessario l’accatastamento. Tra queste, vi sono anche i «fabbricati che presentano un accentuato livello di degrado (collabenti)». Questa deroga in particolare deve essere chiarita meglio; può infatti valere ed essere importante per molti borghi alpini in stato di abbandono e di forte degrado, ma da tutelare e non vedere abbattuti o ulteriormente compromessi.
  5. É fondamentale prevedere che il ravvedimento venga fatto senza costi a carico dei cittadini, abbattendo i costi per il registro, con dichiarazioni – secondo i moduli disponibili sul sito dell’Agenzia – da presentare al proprio comune, dando però agli enti locali (anche in forma associata attraverso le Unioni di comuni) informativa e supporto chiari e semplici.
  6. Il tema dell’accatastamento va orientato all’interno di una più ampia visione rispetto a cosa si vuole fare di un immenso patrimonio edilizio italiano, storico e prezioso, speso lasciato in stato di abbandono. Uncem si riferisce in particolare ai ruderi singoli e soprattutto a interi borghi alpini e appenninici (dai tre ai cinquanta immobili) diventati luogo attrattivo per il turismo, per nuovi insediamenti di persone e di imprese, per attività legate all’agricoltura e anche all’innovazione, secondo criteri green e smart.
  7. Viste anche le norme sul consumo di suolo, sempre più da limitare – come sancito dalla Cop21 di Parigi e da altri disegni di legge in fase di esame a livello nazionale e regionale – deve essere agevolato e incentivato il recupero, il restauro, la ristrutturazione dei ruderi e dei borghi. Esistono già gli importantissimi bonus fiscale sulle ristrutturazioni e l’ecobonus. Ma non bastano. Possono essere individuati in ciascuna Regione, per esempio dai Piani di Sviluppo rurale, dei nuovi incentivi, con contributi a fondo perduto per il recupero (anche da parte di privati e non solo di enti pubblici) di immobili all’interno di borghi, da rivitalizzare secondo piani condivisi dai Comuni con la Regione. Bene ha fatto la Regione Piemonte nel 2008 ha stanziare 35 milioni di euro del Psr 2007-2013 (fondi Ue) per la rivitalizzazione di 32 borghi alpini. A gennaio si apriranno due altri bandi per enti locali con altri 19 milioni di euro disponibili per il recupero di borgate. Un fronte sul quale abbiamo insistito d’intesa con gli Ordini professionali competenti.
  8. Il lavoro fatto da Uncem sui borghi alpini (concentrato sul sito www.borghialpini.it) ha evidenziato che un interesse per il recupero, il restauro, la rivitalizzazione di villaggi e borgate esiste e continua a crescere. L’Agenzia delle Entrate non si può esimere nel condividere e comprendere questo decisivo tema nazionale relativo appunto al blocco del consumo di suolo, alla rigenerazione di edifici storici in aree rurali e montane, alpine e appenniniche, al futuro delle aree interne e dello sviluppo socio-economico di aree troppo spesso considerate erroneamente marginali. Le soluzioni per far emergere e rendere noti gli immobili non dichiarati deve essere individuata senza vessare i proprietari, anzi con norme veloci e snelle che agevolino il recupero di chi vuole recuperare, la compra-vendita degli edifici, anche la dismissione e l’abbattimento di alcune situazioni non recuperabili. Si tratta di un percorso da fare con massima attenzione. Uncem dà la massima disponibilità a definirlo e il Piemonte, con i suoi borghi alpini, che può essere una Regione-modello per il Paese.

Uncem, Delegazione piemontese 

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