Punti di Vista | Fabrizio Capaccioli

Covid-19: «per l’edilizia occorre un percorso da terapia intensiva adesso»

Fabrizio Capaccioli: «... il punto è che l’Italia che produce chiede interventi immediati e deburocratizzati. È fondamentale la ripresa delle attività in tutta sicurezza, per non essere il Paese che in Europa è stato il primo a essere investito dalla crisi e l’ultimo a uscirne con le ossa rotte, più di altri. Noi siamo già ai blocchi di partenza, pronti allo start!»
Fabrizio Capaccioli, amministratore delegato Asacert e consigliere delegato per il settore Costruzioni Conforma

L’emergenza covid-19 ha recato fatali ripercussioni su un settore già provato da anni di politiche dannose, che hanno praticamente messo in ginocchio tutta la filiera dell’edilizia. L’Italia che produce è ai blocchi di partenza: le aziende fanno il countdown per il tanto necessario riavvio delle attività. Non sarà facile.

L’Italia ha deciso, seppur a singhiozzo di bloccare tutte le attività produttive, a eccezione di quei settori ritenuti vitali e strategici. Evidentemente l’edilizia non è ritenuta tale dal nostro Governo.

Diversamente da quanto ritenuto in Italia, all’estero le fondamentali misure per contenere la diffusione del contagio e tutelare la sicurezza dei lavoratori che lavorano nei cantieri, non hanno interrotto del tutto il comparto edile, garantendo servizi essenziali forniti dal settore delle costruzioni come il corretto funzionamento dei sistemi di fornitura di acqua, elettricità e gas per edifici e ospedali, arginando guasti strutturali per non arrecare ulteriore disagio ai cittadini, già tanto provati dall’emergenza che li ha privati della serenità, del lavoro e nei casi peggiori della salute.

Penso, ad esempio, alla manutenzione delle infrastrutture critiche, mi viene in mente la tragedia sfiorata in Toscana per il crollo del ponte di Albiano. Le imprese di costruzione italiane saranno pesantemente colpite finanziariamente e i progetti, sia privati sia pubblici, sono stati ritardati nella migliore delle ipotesi o cancellati.

Il settore edile sta perdendo molto è sotto gli occhi di tutti. Si tratta di un comparto che in Europa rappresenta il 9% del Pil e dà lavoro a più di 16 milioni di europei. Partiamo da un dato pre-Covid19: dal 2008 al 2017 sono oltre 3,4 milioni i posti di lavoro persi nel settore delle costruzioni a livello europeo, di cui 539 mila solo in Italia.

E mentre gli altri Paesi dell’area euro hanno visto un aumento degli occupati nel settore edile, l’Italia ha continuato a perdere posti di lavoro. In questo quadro già desolante, si inquadra l’analisi dell’Osservatorio Oice-Informatel sulle gare di progettazione emesse nel periodo 9 marzo-9 aprile, conseguentemente alle restrizioni anti-covid19, su 324 gare di progettazione (per un importo di 84,6 milioni), ne sono state rettificate (sospese o prorogate) il 34,9%, per un importo di circa 12 milioni (il 14,6% del valore totale delle gare del periodo considerato).

Dati agghiaccianti, che meritano più di una riflessione. Occorre azione. Ciò che sembra consapevolezza universalmente condivisa, è l’inadeguatezza dell’attuale quadro normativo, che non sarà in grado di rispondere ai requisiti di semplificazione e sburocratizzazione, richiesti a gran voce dalle imprese e dagli amministratori.

È di  questi giorni un dato fornito da Unioncamere sull’edilizia nel suo complesso che, con il corollario della compravendita di case, dovrebbero subire un’emorragia di 30.800 lavoratori in Italia.

È necessario mettere in campo massicci programmi d’iniezioni di liquidità, misure che non possono escludere il comparto edile e delle infrastrutture e intendo nuovi progetti, ma anche attività manutentiva, senza dimenticare l’intera filiera di fornitori, supporto fondamentale per mandare avanti l’intero settore.

Da questo punto di vista la comunicazione della Commissione europea sull’attuazione delle corsie verdi nell’ambito delle linee guida per le misure di gestione delle frontiere per facilitare la diffusione di merci poteva andare in questa direzione.

Ma, a quanto pare, nel nostro Paese si è preferito scegliere la linea dell’intransigenza inflessibile. Sia chiaro, sono un imprenditore che ben prima che le misure regionali e governative per il contenimento biologico del virus fossero introdotte, ha immediatamente applicato e fatto rispettare in Asacert tutti i provvedimenti di sicurezza e tutela per la salute dei propri lavoratori.

Sono ugualmente convinto che si potesse fare quanto dovuto, senza dare uno stop in alcuni casi fatale a una serie di settori già asfittici, come quello edile.

Molti hanno esso in dubbio la capacità delle imprese del settore, in caso di riapertura, di garantire le misure di sicurezza anti-Coronavirus. Io, invece, sono assolutamente convinto che gli imprenditori edili, anche piccoli e piccolissimi, saranno per primi a essere i custodi della salute dei propri addetti ai lavori.

Coloro che hanno sulle spalle la responsabilità di decine, centinaia, migliaia di  famiglie, sarebbero ben contenti di ricominciare a mettere la testa sul cuscino, senza l’angoscia di come fare a garantire ai propri collaboratori il compenso che gli spetta.

Ben vengano le misure precauzionali, i presidi di tutela come mascherine – ce ne fossero! – guanti, sanificazioni pur di dare prospettive, visione del futuro, entusiasmo, fiducia. È questo ciò che occorre, oggi , adesso.

Assicuro che si può andare avanti nelle attività nel pieno rispetto delle direttive in tema di contenimento. Pensate che Asacert è stata incaricata di eseguire le attività ispettive di Controllo Tecnico in corso d’opera per il nuovo Ponte di Genova, con il compito di verificare la conformità delle opere realizzate al progetto e la qualità delle opere stesse, compresa l’assistenza durante le fasi di collaudo. Siamo in attesa di autorizzazione per ripartire con le nostre attività pur con grande scrupolo nei confronti delle normative in tema di sicurezza coronavirus.

Per quanto riguarda poi, il futuro e le prospettive, sono convinto che questa crisi di proporzioni storiche ha in sé un potenziale distruttivo in grado di esaurire  il flusso di cassa delle imprese e di paralizzare l’intero comparto delle costruzioni anche per gli anni a venire, decretando la fine di migliaia di Pmi, ma in misura cospicua anche di grandi imprese.

È di tutta evidenza, stando così le cose che, ancor prima di pensare a misure a medio e lungo termine, bisogna pensare a un percorso in Terapia intensiva del comparto, adesso.

Regolamentazioni asfissianti e paralizzanti, troppi lacci, troppi vincoli, troppa burocrazia. La crisi socio-economica, originata da quella sanitaria, richiede soluzioni rapide, intelligenti, agili. Emerge, in uno scenario di auspicata semplificazione, il ruolo degli organismi accreditati di certificazione, ispezione e valutazione, per far ripartire in volata e in tutta sicurezza la ripresa delle attività del Paese.

D’altronde, l’Italia resta un Paese a sé nella gestione dell’emergenza e della produttività del Paese. All’estero, seppur con un le dovute precauzioni e in “modalità bio contenimento On”, Asacert continua ad erogare i suoi servizi, in particolare in Gran Bretagna e a Dubai.

In Gran Bretagna continuiamo a fornire i nostri servizi di certificazione e sebbene abbiano impiegato un po’  per realizzare la gravità e l’entità globale della situazione, l’economia e determinati comparti è stata rallentata ma non messa in fermo immagine.

Per quanto riguarda Dubai,  dove Asacert effettua molte delle sue attività di supporto alle aziende, restiamo a supporto di uno dei più grandi mercati immobiliari della regione. Gli Emirati Arabi Uniti hanno annunciato un pacchetto d’incentivi economici di rilancio per 35 miliardi di dollari che include iniezioni di liquidità nel mercato azionario e un sostegno vero a vari settori, di cui beneficerà senz’altro anche il settore immobiliare ed edile.

Il punto è che l’Italia che produce chiede interventi immediati e deburocratizzati. È fondamentale la ripresa delle attività in tutta sicurezza, per non essere il Paese che in Europa è stato il primo a essere investito dalla crisi e l’ultimo a uscirne con le ossa rotte, più di altri. Noi siamo già ai blocchi di partenza, pronti allo start!

Fabrizio Capaccioli, amministratore delegato Asacert e consigliere delegato per il settore Costruzioni Conforma

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