Punti di vista | Bruno Gabbiani, presidente Ala assoarchitetti

Gare, concorsi, appalti, lavoro

Ai progettisti interessa poter lavorare con imprese idonee, che intendono partecipare, al giusto prezzo, alla realizzazione delle opere così come progettate, agli appaltatori interessa competere sulla base di progetti eseguibili, chiari ed esaurienti, che consentano l'attendibile definizione del corrispettivo da offrire per l'appalto.
Bruno Gabbiani | Presidente Ala Assoarchitetti
Bruno Gabbiani | Presidente Ala Assoarchitetti

Gare d’appalto e concorsi di progettazione per la realizzazione delle infrastrutture e delle opere d’architettura, pubbliche e private, sono strumenti messi a punto per ottenere i migliori risultati possibili, secondo principi d’interesse pubblico, nella più ampia accezione del termine.

Vogliamo dire con questo, che se non vi sono dubbi che le opere pubbliche siano di pubblico interesse, è necessario considerare che anche gli effetti delle costruzioni private su beni di rilevanza comune, come il paesaggio e l’ambiente, rivestono una portata che trascende il perimetro della proprietà nella quale l’opera è realizzata e quindi l’insindacabile libertà imprenditoriale di chi la promuove.

Questo del resto è il principio che giustifica il controllo pubblico sull’esercizio dei servizi di architettura e ingegneria, per la realizzazione delle opere pubbliche e private.

In ossequio a tale principio, si presume quindi che gare d’appalto e concorsi di progettazione debbano mettere in concorrenza una pluralità di soggetti economici e professionali, le loro idee e capacità specifiche, e consentire così di raggiungere il miglior equilibrio tecnico – economico e il miglior rapporto tra costi e benefici.

Bisogna tuttavia anche dire che sono necessari alcuni presupposti fondamentali, per ottenere i risultati sperati con questo sistema, che affida al mercato l’individuazione della soluzione più vantaggiosa: le regole devono essere semplici e chiare, i contenuti di quanto è messo a gara devono essere perfettamente definiti, la selezione deve essere trasparente e neutrale, deve essere certo che quanto è stato offerto dal concorrente vincitore, in termini economici e qualitativi, sarà preteso e verificato nel risultato, in modo sistematico e rigoroso.

Tutto questo equilibrio deve essere applicato nella sua interezza, con costante perseveranza, perché soltanto così il mercato può produrre benefici e risparmi.

Se tutti o soltanto una parte degli elementi che costituiscono questo sistema di garanzie vengono eliminati o mal applicati, il mercato sarà perturbato e quindi non solo non sarà più in grado di selezionare le proposte migliori, ma bensì finirà per favorire in modo un perverso, soggetti che in diversi modi sapranno aggirare le regole.

Ne risulterà danneggiato certamente l’interesse pubblico come sopra definito, che non otterrà più la selezione delle proposte migliori, ma con esso anche il sistema dell’industria delle costruzioni e del progetto, in quanto gli sforzi e gli investimenti dei concorrenti corretti, saranno vanificati dall’attività opaca di altri soggetti, che utilizzano mezzi trasversali, quali le offerte sotto costo, i contenuti insufficienti dei progetti, il lavoro nero o sottopagato, le perizie di variante in aumento per rifarsi dei ribassi insostenibili.

A questo punto tuttavia, a oltre cento cinquant’anni dalla riunificazione del Paese e considerato quanto imperfetto è ancora il sistema dei concorsi e delle gare, è lecito chiedersi se gli appaltatori, i progettisti e le rispettive associazioni ritengono veramente che il suo corretto funzionamento rappresenti, oltre che una garanzia per il pubblico, anche una necessità per l’incremento dell’efficienza delle strutture che producono i progetti e le costruzioni.

Se così non è risulta chiaro che la battaglia è perduta e che la crisi ormai decennale che ha devastato il settore in tutte le sue componenti, non è stata ancora sufficiente per creare la coscienza diffusa della necessità inderogabile di condurlo a darsi e a rispettare regole virtuose.

Se questo è un quesito al quale è difficile rispondere, a noi rimane la convinzione che l’interesse degli studi di progettazione sani – quelli che non partecipano in alcun modo alle attività di perturbazione di gare e concorsi – e quello delle imprese di costruzione virtuose – quella che non presentano strumentalmente offerte sotto costo alle gare d’appalto, avendo preventivamente messo in atto gli accorgimenti utili a rifarsi in corso d’opera – sono del tutto convergenti.

Ai progettisti interessa poter lavorare con imprese idonee, che intendono partecipare, al giusto prezzo, alla realizzazione delle opere così come progettate, agli appaltatori interessa competere sulla base di progetti eseguibili, chiari ed esaurienti, che consentano l’attendibile definizione del corrispettivo da offrire per l’appalto.

L’interesse del committente, pubblico e privato, è che professionisti e appaltatori collaborino fattivamente in contraddittorio, ciascuno nell’ambito del proprio ruolo, per concorrere alla realizzazione delle opere commissionate, nei tempi, con le qualità e con i costi stabiliti.

Solo ritrovando un equilibrio complessivo di questo tipo, il settore delle costruzioni potrà riprendere a fornire qualità e innovazione ad un prezzo giusto, contribuendo a creare lavoro e ricchezza. Soltanto in questo modo sarà possibile che l’Italia assuma nuovamente, in modo non subalterno, il ruolo che le compete anche per le realizzazioni all’estero, in concorrenza con le economie più progredite.

Bruno Gabbiani, presidente Ala Assoarchitetti

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