L'intervista | Maurizio Savoncelli, Presidente Consiglio Nazionale Geometri

Al rafforzamento degli incentivi fiscali in edilizia deve corrispondere un approccio interdisciplinare

Per fronteggiare una crisi come quella che stiamo vivendo, autenticamente epocale, come professioni tecniche delle costruzioni, dobbiamo essere pronti ad agire rapidamente, attraverso una “catena di valore condiviso”, costituita dall’apporto delle singole abilità, conoscenze e competenze.

Il “Next Generation EU” annunciato lo scorso 27 maggio dalla Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, mette sul tavolo una dotazione complessiva di 750 miliardi per interventi in linea con il Green deal, dei quali 172,7 destinati all’Italia: 81,8 in aiuti a fondo perduto e 90,9 in prestiti, secondo le stime del Policy Forum di Algebris.

Maurizio Savoncelli | Presidente Consiglio Nazionale Geometri.

Il Piano – al vaglio degli Stati membri, chiamati ad approvarlo – rappresenta uno sforzo economico senza precedenti, al quale deve corrispondere un analogo sforzo di programmazione: l’emergenza richiede risposte immediate, ed è vitale che le indicazioni fornite dall’Italia in merito ai piani di utilizzo delle risorse si possano subito tradurre in progetti concreti.

Tra gli interventi pianificati, un ambizioso progetto di riqualificazione e messa in sicurezza del patrimonio immobiliare esistente pubblico e privato, al quale il Governo vuole assegnare slancio mediante la detrazione fiscale prevista nel decreto “Rilancio”: ecobonus e sismabonus al 110% per interventi di efficientamento energetico e prevenzione antisismica.

Sull’impatto di questo intervento nel più generale piano di ripresa post Covid-19 ne parliamo con Maurizio Savoncelli, alla guida di una categoria professionale che, in virtù delle specifiche conoscenze, è chiamata a svolgere un ruolo operativo di primo piano: i geometri.

Presidente Savoncelli, la politica di rafforzamento degli incentivi fiscali basterà a trasformare l’edilizia in volano economico?

Sicuramente darà una grossa spinta in questa direzione, auspicata da tempo dal mondo delle costruzioni. La stessa categoria dei geometri non ha mai mancato, nell’ultimo decennio, di manifestare pieno sostegno ad un modello economico basato sull’edilizia sostenibile, espresso tanto in occasione di audizioni parlamentari quanto in progetti di sensibilizzazione, in partnership con i più autorevoli stakeholder di settore: ultima, in ordine di tempo, la campagna di comunicazione  “Eco e Sisma Bonus”, promossa dalla Filiera delle costruzioni della quale fanno parte ANCE, i Consigli nazionali di ingegneri, architetti, geometri e geologi, Legambiente, ANACI, OICE, ISI e Federcostruzioni. Detto ciò, ritengo che per realizzare un piano di riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente quale quello necessario al Paese, di ampia portata e di respiro europeo, gli incentivi fiscali, da soli, non bastino: per fare il salto di qualità occorre mettere in campo altre azioni strutturali e lungimiranti, la prima delle quali in capo proprio ai professionisti di area tecnica, in primis ingegneri, architetti, geometri e geologi.

Entriamo nel dettaglio…

Premesso che ciascun profilo tecnico sopra menzionato (e non solo) possiede elevate specializzazioni verticali, ciò di cui abbiamo assolutamente bisogno per affrontare questa crisi senza precedenti è un approccio interdisciplinare, che per sua natura richiede contiguità e interazione tra professionisti di diversa provenienza. Ciò che è apparso evidente nei mesi appena trascorsi, di picco emergenziale, è che per affrontare la crisi sanitaria si è resa necessaria l’integrazione delle competenze: al modello del distanziamento fisico, ad esempio, hanno lavorato medici, matematici e informatici; alla misurazione dell’impatto economico-sociale della pandemia, sociologici, economisti e statistici. Analogamente deve avvenire tra i professionisti: a loro spetta il compito (e la responsabilità) di rendere la multidisciplinarietà un patrimonio condiviso e al servizio del Paese; di valorizzare la capacità di interazione tra profili tecnici eterogenei; di avviare nuove modalità di dialogo e confronto. E, soprattutto, di rendere questa collaborazione strutturale, e non più episodica.

Quello che propone è un vero e proprio cambio di paradigma

Esattamente. Le sfide che ci aspettano, e che come professionisti abbiamo il dovere di raccogliere, ci impongono di rimettere in discussione dinamiche di organizzazione del lavoro e di business tradizionali e consolidate, spesso “tarate” su prospettive di medio-lungo periodo. Per fronteggiare una crisi come quella che stiamo vivendo, autenticamente epocale, dobbiamo invece essere pronti ad agire rapidamente, attraverso una “catena di valore condiviso”, costituita dall’apporto delle singole abilità, conoscenze e competenze.

In che modo è possibile garantire e salvaguardare questa “catena di valore condiviso”?

In primo luogo, investendo in percorsi formativi capaci di favorire dinamiche di condivisione e collaborazione (progettuale, esecutiva e di networking) durature, che puntino a delineare una visione strategica per il futuro dell’Italia. In secondo luogo, alimentando la fiducia nell’apporto di valore che ogni altro professionista, seppure con un diverso bagaglio di conoscenze tecniche, può dare al nostro lavoro, anche attraverso specifiche azioni di sensibilizzazione: pensare a cosa possiamo imparare gli uni dagli altri è la premessa per costruire qualcosa assieme. In terzo luogo, investendo nelle relazioni umane: per rilanciare il Paese c’è bisogno di una pluralità di attori disposti e motivati ad interagire e collaborare. In ultimo, lasciando che le scelte professionali siano guidate innanzitutto dall’etica e dal bene comune, all’insegna di un patto sociale, prima ancora che economico.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here