Punti di Vista | Gabriele Buia, Presidente Ance

Gli investimenti in costruzioni devono tornare a trasformarsi in cantieri

Siamo l’unico comparto che anche nel primo semestre di quest’anno continua a perdere occupati, in caduta del 2,7%, e a registrare un pesante segno meno per gli investimenti, scesi del 5,6%. Le imprese di costruzione sono pronte a lavorare e a mettersi in gioco. Cambiando, se necessario, la nostra mentalità e il nostro approccio rispetto al costruire, aprendoci alle innovazioni, superando i tanti limiti e le barriere dovuti alla elevata frammentazione della filiera.

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Gabriele Buia | Presidente Ance.

Dopo dieci anni di dura crisi il settore delle costruzioni continua a essere l’anello mancante della ripresa economica del Paese. Siamo l’unico comparto che anche nel primo semestre di quest’anno continua a perdere occupati, in caduta del 2,7%, e a registrare un pesante segno meno per gli investimenti, scesi del 5,6%. Eppure il 2018 doveva rappresentare il momento di svolta, anche grazie alla dote considerevole di stanziamenti messi a disposizione per le infrastrutture.

Ma la verità è che questi soldi – ben 150 miliardi, come ribadito più volte anche dal ministro Tria – non si trasformano in cantieri. La paralisi della Pa è tale che oltre il 54% dei tempi di realizzazione di un’opera si perdono tra adempimenti, procedure e processi decisionali infiniti.

Solo per la fase che va dalla progettazione preliminare a quella esecutiva ci vogliono in media 4 anni e mezzo. Un’attesa inaccettabile, che non ha eguali in nessun altro Paese al mondo. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: opere incompiute, scuole cadenti, periferie degradate, territori insicuri.

La recente tragedia di Genova ha messo ancora una volta in evidenza questa fragilità e lo stato di abbandono in cui versa la gran parte delle infrastrutture del Paese. Un quadro che impone scelte rapide e urgenti per rendere possibile quanto prima quel grande piano di messa in sicurezza e manutenzione del patrimonio, sia pubblico che privato, che invochiamo da anni ma che finora non è ancora realmente mai partito.

E questo perché serve, prima di tutto, un serio pacchetto di semplificazioni e snellimento delle procedure, capace di dare finalmente all’Italia un sistema di regole semplici, chiare e facilmente applicabili. A cominciare dal Codice Appalti, una riforma incompiuta che ha fallito i suoi obiettivi e che dev’essere modificato.

Solo così potremo sbloccare questo Paese in perenne codice rosso, colmare le distanze, adeguare le strutture ai bisogni reali delle persone, migliorare la qualità della vita nelle nostre città. Le sfide da affrontare sono tante: sicurezza antisismica, ricostruzione post-terremoto, efficienza energetica, rigenerazione urbana.

È arrivato il momento di fare quel salto di qualità che tutti ci meritiamo e che ha bisogno del contributo di ognuno di noi, nessuno escluso. Le imprese di costruzione sono pronte a lavorare e a mettersi in gioco. Stanno dimostrando di essere in grado di realizzare prodotti di grande qualità e ad alto valore tecnologico.

Un know how e un bagaglio di competenze che sono da sempre il nostro fiore all’occhiello all’estero e che dobbiamo avere la possibilità di esprimere anche a casa nostra, nell’interesse del Paese intero. Cambiando, se necessario, la nostra mentalità e il nostro approccio rispetto al costruire, aprendoci alle innovazioni, superando i tanti limiti e le barriere dovuti alla elevata frammentazione della filiera.

In questo percorso la nostra stella polare è e deve restare la qualità. È dalla qualità del processo, infatti, che scaturisce la qualità dei prodotti, che oggi non possono che essere di classe energetica elevata, capaci di garantire il miglior comfort abitativo possibile, la sicurezza e il benessere delle famiglie.

In questo senso la rivoluzione digitale gioca un ruolo decisivo per efficientare concretamente il ciclo produttivo di una qualsiasi opera. È un tema sul quale bisognerà lavorare intensamente nei prossimi mesi e che abbiamo condiviso sin dal nostro primo incontro con il ministro Toninelli.

Noi siamo pronti. Come Ance possiamo affermare di essere stati all’avanguardia con il primo prototipo di piattaforma digitale del settore in Europa, il Progetto «Innovance», e siamo tuttora fortemente impegnati nella creazione di una grande piattaforma europea sulla quale speriamo di ricevere presto un forte sostegno da parte della Ue.

Affinché si realizzi la rivoluzione digitale, però, non basta fissare tempistiche e obblighi legislativi, come è avvenuto per il settore dei lavori pubblici, ma è necessario anche investire per accompagnare e sostenere la transizione del mondo produttivo in una fase delicata come questa.

Chiediamo risposte concrete e di poter operare in un quadro di regole chiare e certe. È da qui che si parte per risollevare il nostro settore e far sì che possa tornare a essere, come è sempre stato, il più grande motore dell’economia del Paese.

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