Editoriale | Livia Randaccio, direttore editoriale Tecniche Nuove

I botti di fine anno

Siamo in chiusura d’anno e non mancano le novità collegate alle imposte che il prossimo anno non dovrebbero registrare aumenti, alla candidatura di Roma per ospitare le Olimpiadi del 2024, alle affermazioni dal tono minaccioso di Jean-Claude Juncker. Al quale si potrebbe rispondere...
Livia Randaccio| Direttore editoriale Tecniche Nuove
Livia Randaccio| Direttore editoriale Tecniche Nuove

Siamo a fine anno, potevano mancare i classici botti? No di certo, così provvediamo subito a segnalarne alcuni, convinti di avere centrato pienamente l’obiettivo nell’evidenziare quel che più ha fatto “rumore” in questi ultimi giorni dell’anno.

Il 16 dicembre le casse erariali dello Stato hanno incassato la bellezza di 44 miliardi, usciti dalle tasche degli italiani (per il tax day tra imposte sulla casa, Imu, Tasi, Tari, Irpef e tasse varie…), un’escalation di aumenti e tasse che ha fatto rimpiangere e ricordare la vecchia Ici (era definita “la tassa più odiata dagli italiani”) che solamente tre anni fa valeva 9 miliardi di euro.
Un bel botto del Fisco che ha messo sotto torchio chi possiede case di modesto valore, che prima pagava poco o non pagava affatto, grazie alla detrazione fissa di 200 euro, ormai sparita con la nuova imposta. Insieme a questo botto un altro, più piccolo, paragonabile ad un semplice fuoco d’artificio: il prossimo anno non aumenteranno le imposte legate all’immobiliare e il Governo ha dato l’addio alla local tax, una sola tassa che le avrebbe ricomprese tutte.

Botto enorme l’ha fatto il presidente del Consiglio Renzi: Roma è ufficialmente candidata a ospitare i Giochi olimpici del 2024. Dal prossimo mese dunque partirà il lavoro del Comitato promotore sotto la guida di Giovanni Malagò, che ha già incentrato il progetto su Roma Capitale anche se poi spetterà al Coni allargare la proposta ad altre città. Per quanto concerne un’idea sui costi, secondo il Coni la stima preliminare è di 6 miliardi. Proprio su queste colonne nel 2012 scrivemmo, auspicandola, della possibilità che Roma ospitasse l’edizione delle Olimpiadi del 2020.
Ritenevamo allora che sarebbe stata un’occasione d’oro per dare fiato e sbocchi all’imprenditoria italiana, a tutta l’economia, al sistema delle costruzioni. Per questo abbiamo considerato come un grosso errore l’azione di freno condotta dal prof. Mario Monti, allora premier, che riteneva impossibile per l’Italia organizzare l’Olimpiade: a suo dire, l’impegno economico di 5 miliardi di euro l’Italia non poteva permetterselo.
Abbiamo constatato poi, nei mesi a seguire, dove ha portato il Paese la politica di restrizioni e di non sviluppo del prof. Monti: le conseguenze le hanno soprattutto subite le imprese e gli italiani, anche se questi ultimi una piccola rivincita se la sono presa in occasione dell’ultima tornata elettorale, quando hanno fatto letteralmente sparire dalle sedi parlamentari lo schieramento (e con esso il ricordo) del prof. Monti e della sua politica, considerati da allora un’autentica iattura per il Paese.
Ora la risposta di Renzi è stata salutata con favore dalla maggior parte degli organi di stampa. Anche noi riteniamo sia sacrosanto puntare sull’evento olimpico, per gli stessi motivi che sostenemmo allora e con l’aggiunta di questi tre anni che hanno letteralmente annichilito il comparto delle costruzioni, situazione alla quale occorre porre rimedio con programmi e progetti di corto, medio e lungo termine. L’importante è far bene, evitare sia i facili entusiasmi, che potrebbero poi comportare cocenti delusioni, sia inutili azzardi, e far tutto all’insegna della correttezza.
Per far comprendere meglio il significato di queste affermazioni, cito alcuni esempi di azzardi trascorsi e di programmazioni senza senso. Per l’organizzazione dei Campionati mondiali di calcio di Italia ’90 venne speso l’85% in più del budget messo a preventivo.
Le maggiori spese vennero giustificate dagli organizzatori come una conseguenza dei tempi stretti necessari per il completamento dei lavori, condizione che avrebbe ulteriormente impedito di indire le gare d’appalto per l’affido dei lavori. Per Italia ’90 si spesero più di 7mila miliardi di vecchie lire, si costruirono stadi ed infrastrutture poi inutilizzati o demoliti: cito a Torino lo Stadio delle Alpi, che fu demolito 18 anni dopo, e cito nella Capitale una stazione ferroviaria non più aperta da Italia ’90. Fatti, eventi, costi che si sono ripetuti e moltiplicati con i Mondiali di nuoto del 2009 a Roma.
Una serie di record negativi in tema di sprechi: basta pensare alla Città dello sport di Tor Vergata, la “bella incompiuta”, ideata da Santiago Calatrava. Doveva presentare palasport, piscina olimpionica con tribune, pista di atletica, stadio per la pallanuoto: il totale dell’investimento era di 120 milioni ma raggiunse l’importo di 607 milioni e 983mila euro. A oggi però sono state realizzate solo la struttura di uno stadio del nuoto con la copertura vela a pinna di squalo e uno stadio per la pallavolo-basket.
Il progetto fu messo in cantiere nel 2005 perché doveva essere pronto proprio per i Mondiali di nuoto del 2009. Con il risultato che, per quella data, gli atleti utilizzarono i vecchi impianti del Coni al Foro Italico, realizzati nel Ventennio di Mussolini. Per non dire del post-mondiale, caratterizzato qualche mese dopo da arresti e mandati di comparizione a causa di fatture diventate più gonfie e scarsa qualità dei lavori eseguiti.

L'Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini
Il simbolo del Movimento e del giornale dell’ “Uomo Qualunque” (1944-1948) fondato da Guglielmo Giannini.

Credo però che il più bel botto di fine anno lo abbia riservato agli italiani monsieur Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione Ue, secondo il quale “se alle parole non seguiranno i fatti, per questi Paesi non sarà piacevole. Questi due Paesi sono Francia e Italia e l’invito è esplicito: “fate le riforme o vi troverete ad affrontare un inasprimento della procedura sul deficit”. Un modo e un tono di parlare, quello di Juncker, che mi pare arrogante, incauto, fuori luogo. Soprattutto quando il Fondo monetario internazionale è posizionato sulla tesi degli Usa che chiedono all’Europa d’investire sulla crescita e quando l’Ocse, con un apposito documento, ci illustra la disuguaglianza in aumento e la crescita bloccata in Europa.
Non sono “qualunquista” però mi piace immaginare quale potrebbe essere la risposta a Juncker, fosse vivo Guglielmo Giannini, il fondatore del movimento e del giornale dell’Uomo Qualunque (1944-1948): una semplice pernacchia.

Livia Randaccio, direttore editoriale Tecniche Nuove

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