Punti di Vista | Bruno Gabbiani, presidente Ala Assoarchitetti

I professionisti ammessi ai fondi europei per l’imprenditorialità: riconoscimento storico del loro ruolo economico e sociale

In un periodo di difficoltà, carenza di mezzi finanziari propri e di credito per gli investimenti, può essere determinante l’opportunità di accedere ai fondi Ue almeno per quelle realtà che hanno ancora risorse e coraggio sufficienti per rilanciare, per tentare di conquistare nuovi campi di lavoro e mercati, proprio attraverso il rafforzamento e la crescita delle strutture e delle professionalità degli studi.
Bruno Gabbiani | Presidente Ala Assoarchitetti
Bruno Gabbiani | Presidente Ala Assoarchitetti

I liberi professionisti italiani nello scorso dicembre hanno ricevuto un dono natalizio del quale forse pochi hanno percepito l’importanza almeno potenziale: la possibilità d’accedere ai fondi europei di rotazione Fse e Fesr, per l’imprenditorialità, l’innovazione, la competitività, l’internazionalizzazione, la digitalizzazione, la ricerca.

Bisogna dire che sono state molte le resistenze che hanno fatto ritardare il raggiungimento di questo traguardo, alcune interne al mondo delle professioni, in quanto non tutti i gli organismi hanno compreso l’ineluttabilità del riconoscimento dello status d’impresa per gli studi professionali, altre esterne, poiché un nuovo interlocutore al tavolo della ripartizione delle risorse, provoca inevitabilmente l’assottigliamento delle quote degli altri soggetti e ciò ha indotto alcune altre categorie a operare azioni di contrasto. Tuttavia, dopo l’equiparazione all’impresa dei liberi professionisti, sancita da anni dall’Unione Europea, era indispensabile per i professionisti uscire dalle incertezze, per tentare di cogliere i lati positivi del riconoscimento, avendone già subito quelli negativi.

L’opportunità d’accedere ai fondi Ue, in un periodo di difficoltà, carenza di mezzi finanziari propri e di credito per gli investimenti, può essere determinante, almeno per quelle realtà che hanno ancora risorse e coraggio sufficienti per rilanciare, per tentare di conquistare nuovi campi di lavoro e mercati, proprio attraverso il rafforzamento e la crescita delle strutture e delle professionalità degli studi.

Ci occuperemo qui di alcuni aspetti di questi temi, che riguardano specificatamente la filiera delle costruzioni e i suoi protagonisti.
Ovviamente assieme ai nuovi scenari si aprono nuovi problemi, anche perché pesa sul destino degli studi l’incertezza dei contenuti di quello «Statuto del lavoro autonomo» che il Governo s’è impegnato a emanare nei prossimi mesi. In questo provvedimento, per il quale non s’è aperto quell’ampio confronto che un tema così delicato avrebbe richiesto, s’annidano insidie importanti, specialmente in quelle parti che potrebbero modificare i delicati equilibri interni alle singole categorie, nelle quali convivono professionisti datori di lavoro e professionisti che prestano attività per altri iscritti ai medesimi albi.

Novità non ben condivise potrebbero cambiare completamente le condizioni e quindi gli scenari e le prospettive degli studi italiani. Risulta così evidente che senza la preventiva definizione di questo nodo, sarà difficile che la maggioranza degli studi possa avvalersi delle possibilità offerte dai fondi UE. Inoltre, anche supponendo che l’atteso «Statuto» abbia i contenuti auspicati e che sia emesso in tempi rapidi, è necessario che chi intende tentare d’avvalersi delle nuove opportunità sia in possesso o appresti rapidamente programmi di sviluppo ben strutturati e credibili, in linea con gli indirizzi dell’Unione. Infatti l’apertura dei bandi Start e Restart, programmata entro il mese di gennaio 2016, rende evidente che le categorie meno preparate, se non altro perché ultime arrivate, rischiano in massa di non riuscire ad accedervi. Il tutto è complicato anche dal fatto che gli interlocutori che amministreranno materialmente i fondi saranno le Regioni e quindi venti soggetti, che probabilmente emaneranno norme piuttosto disomogenee, in tempi differenziati.

Il sistema delle professioni, per cercare di non pagare duramente le proprie divisioni e gelosie interne, ha tuttavia ancora la possibilità di compattarsi e di mettere a disposizione dei professionisti italiani una struttura di assistenza per i singoli concorrenti ai bandi.
Infatti l’organizzazione idonea ad assumere questa funzione, a nostro avviso esiste ed è facilmente identificabile nella Confprofessioni, opportunamente affiancata dal sistema degli Ordini.

Se questa prospettiva si manifestasse irrealizzabile, potrebbe rivelarsi utile cercare un’intesa con un soggetto associativo già da tempo presente su questa scena, quale per esempio Confindustria. Un’alleanza sicuramente complessa, tra soggetti in parziale conflitto d’interessi, i quali potrebbero tuttavia trovare una forte ragione d’intesa nell’utilità comune che è insita nel promuovere azioni volte allo sviluppo del lavoro italiano all’estero, nel suo insieme. Potrebbe essere questa l’occasione per costituire reti e cordate miste di progettisti, costruttori e fornitori di componenti per le costruzioni, ricordando che questa formula si è sempre rivelata un traino potente per coinvolgere un numero crescente di nostri operatori, in ogni commessa estera conquistata da protagonisti italiani. Negli stretti tempi a disposizione, sarà a ogni modo interessante osservare la capacità di reagire e di fare squadra nell’interesse generale, dei diversi soggetti in campo.

Bruno Gabbiani, presidente Ala Assoarchitetti

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