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Il Cnr assume 82 giovani ricercatori

Il concorso ha tempi brevissimi: entro l’anno il Cnr assumerà 82 giovani ricercatori in 24 settori dell’European research council, cioè gli indirizzi individuati come strategici per il futuro. Il presidente Inguscio: «Non basta ma è un significativo segnale di un’inversione di tendenza».

Il Cda del Consiglio nazionale delle ricerche ha deliberato, ai sensi del decreto del ministro dell’Istruzione, università e ricerca scientifica Stefania Giannini, i criteri dei concorsi per poter assumere entro l’anno 82 ricercatori, che andranno a coprire tutte le aree disciplinari strategiche dell’ente e della ricerca italiana ed europea: 82 posti per ricercatori giovani e d’eccellenza.

Settori e tempistica. Le 24 aree dei bandi vanno dalla biomedicina ai cambiamenti climatici, dalla chimica verde all’agro-food, dalla genetica all’informatica e Itc, dall’innovazione socio-culturale al cervello umano, dai nuovi materiali alle tecnologie quantistiche. Le procedure saranno estremamente celeri: il provvedimento ministeriale recepito nella Legge di Stabilità specifica infatti che le assunzioni devono essere effettuate entro il 2016.

Massimo Inguscio | Presidente del Cnr
Massimo Inguscio | Presidente del Cnr

Massimo Inguscio | Presidente del Cnr
«Il primo aspetto positivo è proprio l’ampiezza e varietà delle aree che questi posti vanno a toccare e che risponde da un lato alla multidisciplinarietà dell’ente e dall’altro ai settori di ricerca dell’European research council, cioè agli indirizzi individuati dall’Europa come strategici per il nostro futuro. Questa ampiezza è essenziale, in particolare per il Cnr che nella possibilità di mettere in sinergia competenze diverse trova la sua caratteristica principale, ma più in generale perché le grandi sfide del nostro futuro si giocano in campi che travalicano gli steccati in cui per troppo tempo abbiamo ingabbiato la conoscenza. Come ho già avuto modo di dire il decreto 105 del Miur non ha certo risolto dal punto di vista quantitativo il problema dell’insufficienza di risorse umane che affligge la ricerca italiana, ma afferma un principio qualitativo essenziale e che costituisce una significativa inversione di tendenza: dà agli enti la possibilità di assumere senza i lacci burocratici tipici della pubblica amministrazione da cui sono vincolati. E consente di attrarre le risorse migliori, selezionate secondo gli standard internazionali, e più giovani: perché solo dai giovani, dalla loro fantasia e mancanza di stratificazioni culturali pregresse, possono arrivare le risposte per il nostro domani. La politica della ricerca è prima di tutto politica del reclutamento».

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