Imprese di costruzione

Il gruppo immobiliare Sorgente acquista Condotte

Il motivo dell’interesse per l’ultimo ramo d’azienda rimasto di Condotte, già studiato da altri operatori senza mai concludere l’affare, sembra essere la partecipazione (del 15 percento) al consorzio Eurolink, affidatario della costruzione del ponte sullo stretto di Messina, di cui Webuild possiede il 45 percento.

L’inattesa (e “improvvida”, ndr) decisione del ministro delle infrastrutture, Matteo Salvini, di rilanciare la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina (alla quale il governo Monti aveva rinunciato con la legge finanziaria del 2013, anche perché riteneva che il Paese non potesse permettersi di investire quello che allora era valutato 8,5 miliardi in un’opera così impegnativa, oltretutto disconnessa dal sistema ferroviario nazionale ac/av) sembra aver rimesso in moto un settore immobile (almeno dal punto di vista delle operazioni m&a) come quello delle grandi imprese di costruzioni.

Non a caso un giorno dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale si è letta ne Il Sole 24 Ore  la notizia, inaspettata, che il gruppo immobiliare Sorgente (di proprietà della famiglia Mainetti) aveva concluso le trattative con i commissari straordinari del general contractor romano per l’acquisto di quello che rimaneva (il ramo cosiddetto “core”) dopo che erano stati alienati in sequenza, cespiti quali la società Cossi (a Webuild), il ramo d’azienda “Lavori marittimi” e l’impresa, specializzata in ospedali, Inso, (ridenominata Finso con l’ingresso in quota del 10 percento della finanziaria Sici della Regione Toscana) entrambe a Fincantieri Infrastructure.

Ricordando che nel non lontano 2016 Condotte era la terza impresa italiana nella classifica di Guamari dopo Salini Impregilo e Astaldi (oggi entrambe Webuild) con un fatturato di 1,3 miliardi (mentre nel 2021 si è ridotta a 81° fatturando 62,2 milioni) e che la sua storia è più che centenaria (fondata nel 1880, passata all’Iri-Italstat nel 1974 e infine acquistata nel 1996 dalla più piccola Ferrocemento che la incorporò dopo aver già comprato e fuso Gambogi e Recchi).

Il motivo dell’interesse per l’ultimo ramo d’azienda rimasto di Condotte, già studiato da altri operatori senza mai concludere l’affare, sembra appunto la partecipazione (del 15 percento) al consorzio Eurolink, affidatario della costruzione del famoso superponte, di cui Webuild possiede il 45 percento.

Anche perché le altre partecipazioni rimaste in pancia all’impresa romana sono molto meno attraenti; per citare le due principali: il consorzio Cisar che deve realizzare la “città della salute e della ricerca” a Sesto San Giovanni (Mi), progettata da MC A (su concept di RPBW), al quale Condotte partecipa per il 50 percento (Finso per il 30 e Italiana Costruzioni per il 20) è vittima delle attuali incertezze finanziarie dell’intera ambiziosa operazione di rigenerazione urbana; l’Ati per la tratta ferroviaria Oued Tletat – Tlemcen (132 chilometri per un valore stimato in 1,5 miliardi) in Algeria della quale Condotte è mandataria con Rizzani de Eccher mandante al 25 percento (e 3TI Progetti coinvolta nell’ingegneria) esiste dal 2008 ma ha accumulato ritardi e non si sa quando riuscirà a terminare l’opera.

Se da un lato stupisce che uno dei nostri maggiori (e più blasonati) general contractor diventi proprietà di una società immobiliare che non solo non ha alcuna dimestichezza con le infrastrutture ma in passato è stata oggetto di indiscrezioni (dopo che, per esempio, anche il prestigioso gruppo Cimolai, oggi purtroppo in gravi difficoltà finanziarie, aveva studiato il dossier, interessato soprattutto ai lavori di carpenteria metallica di sua competenza della ferrovia citata tramite la finanziaria Imprecim (oggi contestualmente acquistata da Sorgente) dall’altro si rileva che questa storia è solo agli inizi.

Proprio per l’appeal (giustificato o meno) che la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina esercita il 4 aprile (tre giorni dopo la notizia della vendita del ramo d’azienda di Condotte Il Sole 24 Ore ha pubblicato un articolo nel quale il colosso cinese CCCC (China Construction Communications Company), quarto con un fatturato globale 2021 di 123,7 miliardi di dollari nella classifica di Enr, si dichiara interessato a realizzare il famoso ponte in concorrenza con Eurolink.

Notizia tanto più sorprendente quanto meno il mercato italiano delle infrastrutture attira gli operatori stranieri (con l’unica eccezione, non felice, dell’impresa austriaca Strabag, nonché della spagnola Sacyr, che tra l’altro è socia di Eurolink (al 18,7 percento) ma nella forma indiretta di socia del consorzio stabile Sis.

Alla luce di quanto sopra non sarebbe da stupirsi se un’altra annosa vicenda di procedura concorsuale, quella della cooperativa Cmc, trovasse la soluzione di un acquirente, in quanto anch’essa è socia di Eurolink (al 13 percento).

di Aldo Norsa 

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