Strutture | Validazione

Il progetto deve essere cantierabile

La validazione non deve essere solo teorica e virtuale, ma deve essere soprattutto di cantiere, riscontrabile attraverso la valutazione della filiera completa, proprio come avviene per la preparazione di cibi biologici.
Ing. Ennio Casagrande | Libero professionista e autore di diverse pubblicazioni, si occupa di progettazione strutturale, rischio sismico e cantieristica e collabora attivamente con la società Casagrande Costruzioni Edili.
Ing. Ennio Casagrande | Libero professionista e autore di diverse pubblicazioni, si occupa di progettazione strutturale, rischio sismico e cantieristica e collabora attivamente con la società Casagrande Costruzioni Edili.

Nei precedenti quattro numeri de Il Nuovo Cantiere si è evidenziato come all’interno di un appalto, sia esso pubblico o privato, il sistema di validazione strutturale sia un requisito vulnerabile e molto spesso snobbato. Riassumiamo quanto esposto cercando di elencare i concetti base della trattazione.
Effettivamente, sulla base di quanto possiamo realmente riscontrare nei cantieri, la validazione risulta essere, sostanzialmente, un concetto teorico fondato sulle molteplici carte che affollano le relazioni di calcolo di un progettista strutturale. Prova ne siano gli svariati vizi e difetti statici che possono essere verificati e riscontrati negli edifici di nuova concezione.

Eppure una volta, quando il progettista e il capo mastro erano le sole due figure all’interno di un cantiere, le lavorazioni e gli elementi portanti erano semplici ed efficaci grazie a un’attenta cura, non della struttura in sé, bensì della metodologia costruttiva. Opere del genere, costruite molti anni fa, conservano il loro impianto strutturale, come se volessero dire «Guardate, siamo ancora qua!» sebbene esse siano state coinvolte in alluvioni o in forti terremoti.

In un’era e in un territorio in cui il rischio sismico risulta elevatissimo e al centro dell’attenzione, il mondo professionale cosa fa? Si perde nei meandri della burocrazia cartacea che consta di dichiarazioni, atti, ecc. Oggi non esiste più il rapporto di fiducia tra impresa (l’allora capo mastro) e il progettista il quale, purtroppo, ha perso nel tempo quel senso pratico dell’edilizia. Infatti il progetto strutturale, oramai, è un groviglio complicato di concetti ed elaborati quasi impossibili da mettere in atto, dovuti principalmente a una normativa ostica e nebbiosa accompagnata spesso da una scarsissima preparazione a livello cantieristico. Il progetto di una trave in calcestruzzo armato, per esempio, non può essere condotto attraverso l’uso incontrollabile della scienza, ma deve essere, necessariamente, frutto del binomio scienza-cantiere.

Apertura

Ecco che la trave in calcestruzzo armato con armatura di rinforzo disposta a un interasse di una decina di millimetri (secondo il paragrafo 4.1.6.1.3 del dm 14 gennaio 2008), può essere trasformata in un elemento portante con una qualità di realizzazione superiore utilizzando inerti con diametro normalizzato. D’altro canto la presenza di imprese non qualificate riduce notevolmente la garanzia di una costruzione impeccabile.

Ad evidenziare e rafforzare quanto asserito, come precedentemente esposto nel secondo articolo dedicato alla rubrica, basta osservare il sistema di gestione dell’offerta economica, ovvero il computo metrico. Questo documento inconfutabile è passato da elemento chiave della qualità e garanzia del costruito del passato, a carta «straccia» con cui comparare prezzi molto variabili sul mercato. Ma come può essere possibile che per una realizzazione di un pilastro, i prezzi possano variare anche del 50%? Ciò spesso è il risultato di specifiche (capitolati) completamente errati, redatti tramite lo strumento informatico del copia-incolla il quale, molto spesso, genera solo confusione.

Attualmente si assiste anche a un confronto assurdo: da una parte il mondo professionale che cerca una possibile correlazione tra analisi strutturale eseguita con il computer e analisi manuale ripetibile, la cosiddetta validazione del calcolo secondo quanto richiesto al paragrafo 10.2 del dm 10 gennaio 2008, e dall’altra, le imprese di costruzioni che non possiedono la capacità tecnica e teorica di sviluppare queste idee strutturali. Risulta, invece, di fondamentale importanza costruire strutture con ossatura semplice in grado, cioè, di essere monitorata a occhio e di essere, quindi, controllabile. Ciò non va assolutamente a discapito di un’architettura piacevole; basti pensare alle costruzioni storiche che circondano il nostro paese: belle, imponenti, ma con un impianto strutturale simmetrico, semplice ed efficace.

A tal proposito, pensiamo a un edificio civile rivestito con un cappotto termico. Benché sia necessario e corretto a livello energetico, tale sistema nasconde le strutture e, pertanto, risulta praticamente impossibile una valutazione strutturale post coibentazione. Ma com’è possibile migliorare la situazione attuale? La soluzione è un mix di variabili.

La validazione strutturale dovrebbe essere un documento importante, anzi, fondamentale. È inutile accanirsi per una variante urbanistica di una parete leggera interna quando la struttura può aver subito variazioni consistenti. La validazione, quindi, non deve essere solo teorica, solo virtuale tra computer e manualità, ma deve essere necessariamente e soprattutto di cantiere, riscontrabile attraverso la valutazione della filiera completa, proprio come avviene per la preparazione di cibi biologici.

Quindi progetto, certificati e costruito devono essere i medesimi e, ovviamente, i più semplici possibili.
Il computo metrico deve essere un documento depositato agli atti presso gli enti, con il fine pertanto di garantire una trasparenza della qualità e una richiesta d’offerta comparabile e di livello eccellente.
Bisogna elaborare un progetto strutturale cantierabile, ovvero un progetto realizzato secondo uno schema reale e fattibile con evidenziate le metodologie di realizzazione. Getti consecutivi errati, armature di rinforzo con disposizione impossibile e sistemi astrusi devono essere in ogni modo eliminati.

Bisogna introdurre sistemi di controllo che devono essere obbligatoriamente inseriti nel collaudo statico-sismico dell’opera. Tale sistema permette di creare una sorta di documento del fabbricato. Proprio questo potrebbe essere un possibile sviluppo, ovvero la creazione di una carta d’identità strutturale con cui un organo di vigilanza possa controllare in qualsiasi momento l’edificio.
Si pensi ai vantaggi di un tale semplice certificato: la valutazione strutturale dopo una possibile scossa potrebbe essere molto più semplice ed efficace avendo a disposizione tutta la storia strutturale.

E che dire dei possibili interventi. La vita nominale dell’opera di cui al paragrafo 2.4.1 del dm 14 gennaio 2008, per esempio, potrebbe facilmente essere allungata grazie alla valutazione puntuale e locale degli elementi strutturali. Inoltre, in questo modo, si potrebbe ristrutturare gli edifici rendendoli esteticamente gradevoli e commercialmente efficaci, in quanto, potremmo avere a disposizione carichi effettivi, tipologie strutturali e quant’altro necessario. Proprio come in una cartella clinica.

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