Punti di Vista | Silvia Nanni, architetto

Il progetto lungo

L'architetto Silvia Nanni continua a illustrarci i suoi "appunti per una cultura del recupero del patrimonio edilizio recente. Un'ampia riflessione su come valutare la qualità e l'efficacia degli interventi; perché non si perda l'occasione per saldare un debito con l'ambiente, il paesaggio, la qualità urbana e la vita stessa delle persone.
Silvia Nanni | Architetto.

Il patrimonio edilizio recente, ovvero edificato a partire dal secondo dopo-guerra, costituisce l’82,7% dell’intero patrimonio edilizio (dati Istat riferiti al settore residenziale). Rappresenta un immenso patrimonio e al tempo stesso una gravosa eredità; un patrimonio difficile da gestire, energivoro, obsoleto nella modalità di fruizione così come per le basse caratteristiche prestazionali.

Con questo “Punto di Vista” proseguono una serie di interventi, momenti di riflessione che spero possano essere utili a creare una Cultura del Recupero del Patrimonio edilizio recente.

Una riflessione puntuale che possa favorire un vero rilancio delle iniziative di recupero e riqualificazione del patrimonio recente, con un’ampia riflessione su come valutare la qualità e l’efficacia degli interventi; perché non si perda l’occasione per saldare un debito con l’ambiente, il paesaggio, la qualità urbana e la vita stessa delle persone.

Il progetto lungo

«Eppure le pietre sono lì a dirlo: coltivare le montagne, costruire le città sono azioni di popoli interi, che richiedono un senso di sé al servizio degli altri, del secolo e della vita che ormai abbiamo perso (…). È il progetto lungo che ci manca, quello a cui si appartiene e che non ci appartiene: il senso di far parte di un flusso di energie e di cure ininterrotto, che va oltre la nostra vita e le nostre forze, di un’impresa che indirizza a un futuro migliore noi, ma soprattutto il prossimo». [i]

La logica del bilancio aziendale, la prospettiva temporale con la quale viene governato il territorio e viene trasformato il patrimonio edilizio esistente hanno scadenze a breve termine; i 3 anni del programma triennale, i cinque anni al massimo della validità delle previsioni urbanistiche. L’introduzione di una strumentazione urbanistica con scenari temporali più ampi a oggi non è stata veicolo di una diversa cultura del fare e del governo del territorio.

E ancor più negli interventi circoscritti, l’orizzonte temporale è analogo a quello del bilancio aziendale o del mandato politico.

Così «l’architettura contemporanea non mira all’eternità ma al presente: un presente, tuttavia, insuperabile. Essa non anela  all’eternità di un sogno di pietra, ma un presente “sostituibile” all’infinito». [ii]

La logica è quella dell’immediata riscossione del risultato – sia in termini di visibilità sia di rendita. Una logica da contabili, sconosciuta forse fino a un tempo relativamente recente, nel quale si costruiva per le generazioni future, per i figli e i figli dei figli, per futura memoria, per ideali politici oppure religiosi – ma sempre in un ampio orizzonte temporale, quello della Storia.

E al cospetto della Storia il costruito doveva reggere al giudizio dei posteri e del tempo, saper affrontare le sue ingiurie secondo una sapiente selezione di materiali durevoli oppure facilmente sostituibili, utilizzando tecniche costruttive onerose se riferite al breve periodo ma la cui economicità era riferita al lungo periodo.

E allora, che fare dei milioni di metri cubi di cemento e mattoni forati, nati troppo in fretta e così in fretta deteriorati e divenuti obsoleti?

Forse hanno solo bisogno di tempo, il tempo che non gli è stato concesso: il tempo dell’aver cura, il tempo del Progetto lungo.

Note
[i]   http://www.ilgiornaledellefondazioni.com/content/non-c%E2%80%99%C3%A8-speranza-senza-progetto-lungo
[ii] Marc Augè “Rovine e macerie – il senso del tempo” Bollati Boringhieri 2004

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