Il restauro della fontana «Venezia sposa il mare», nel cortile di Palazzo Venezia a Roma, iniziato il mese scorso si concluderà a luglio. I lavori sono realizzati dall’impresa romana Fantoni Restauri.
Analisi dello stato di fatto
L’intervento di restauro è stato anticipato da un’attenta analisi dell’effettiva condizione conservativa delle superfici accompagnata da indagini diagnostiche, al fine di evidenziarne i degradi, i fattori inquinanti e gli interventi a cui sono state sottoposte in passato.
Durante i monitoraggi per lo studio approfondito della tecnica esecutiva, dello stato di fatto e degli interventi successivi, l’indagine fotografica della fluorescenza indotta da radiazione ultravioletta ha permesso d’individuare in modo dettagliato le porzioni lapidee interessate da interventi di risarcimento materico e le operazioni di restauro hanno avuto inizio dopo aver prosciugato l’acqua della vasca.
Eventuali frammenti lapidei vengono recuperati e custoditi; saranno numerati, catalogati e mappati sui rilievi per poi essere riposizionati in loco per mezzo di adesivi epossidici e perni in polipropilene o titanio. Il substrato lapideo, che presenta diffuse decoesioni prevalentemente sulle zone usurate dal passaggio dell’acqua, viene temporaneamente stuccato con malta composta da minor legante aereo rispetto alla carica.
La scelta del consolidante più idoneo verrà eseguita tramite campionatura di parti deteriorate allo stesso modo. Dopo aver messo in sicurezza le parti pericolanti i tecnici stanno procedendo alla pulitura meccanica con pennellesse e specifici aspiratori.
La disinfestazione
Le superfici in cui è presente guano sono disinfestate per eliminare la carica batterica residua con sali di ammonio quaternario diluiti in bassa concentrazione in acqua deionizzata. Quindi viene effettuato il trattamento biocida impiegando l’olio essenziale estratto dalla pianta di origano, con proprietà anti germinative e ottimo potere disinfestante sui muschi, licheni, funghi, muffe, alghe e piante superiori; assicurando in tal modo una disinfezione atossica e rispettosa per gli operatori, per i visitatori e l’ambiente circostante.
La pulitura
Conclusi i cicli necessari per la disinfezione, viene intrapresa la pulitura mediante lavaggi con acqua deionizzata. Nelle aree più problematiche viene impiegata come supportante la polpa di carta. Prima dei lavaggi tutti gli elementi in ferro vengono trattati per evitare la dispersione di ruggine e il rischio di macchiare la superficie del marmo con l’ossido di ferro.
Durante il lavaggio le superfici sono spazzolate con setole in nylon e le concrezioni sono rimosse con l’ausilio di specilli, di bisturi e di matite con fibre di vetro. Se necessaria, si perfeziona la rimozione localizzata di concrezioni compatte per mezzo di strumentazioni, quali micro-sabbiatrice, ablatore ad ultrasuono e micromotori. Altre superfici più delicate soprammesse da croste nere possono essere trattate con un impianto di atomizzazione.
Le malte cementizie delle connessure tra gli elementi lapidei e delle stuccature sono rimosse mediante scalpelli e microscalpelli pneumatici. La pulitura chimico-fisica è affiancata dal consolidamento mediante impacchi di ossalato di ammonio addizionato a fosfato di ammonio bibasico, previ saggi, finalizzati a migliorare le caratteristiche di coesione e di adesione della materia e la resistenza meccanica senza alterarne cromaticamente l’aspetto.
Il consolidamento e il rivestimento
Per le nuove stuccature viene impiegata la calce idraulica naturale caratterizzata da compattezza, buon potere legante, ottima dilatazione termica. Per equilibrare le stuccature alle superfici lapidee circostanti vengono aggiunte le polveri di marmo. Per le stuccature maggiori che prevedono anche ricostruzioni di piccoli porzioni di modellato viene impiegato il Traver Stuc, idoneamente pigmentato a somiglianza della superficie limitrofa da reintegrare.
L’intervento all’interno della vasca prevede la rimozione degli strati di malta aggiunti negli anni, in arte sconnessi e localmente fessurati, e la nuova impermeabilizzazione previa rinzaffatura e sigillatura delle sottostanti superfici lapidee.
Il nuovo rivestimento impermeabilizzante viene effettuato impiegando speciale malta idraulica composta da leganti ad alta resistenza chimico-meccanica. Viene effettuata anche una mappatura-controllo dell’impianto idrico per individuare eventuali cedimenti sui quali intervenire in modo tale da garantire il funzionamento quotidiano della fontana.
Come trattamento protettivo finale sarà si prevede di applicare un silossano all’acqua oppure a solvente che formerebbe un film trasparente e impermeabile ma traspirante; l’opportunità di ricorrere a un protettivo finale verrà valutata soltanto se necessaria e dopo verifiche post consolidamento.