Punti di Vista | Andrea Barocci, Isi

Il ruolo dei professionisti tecnici tra cittadino, impresa e istituzioni

Il mercato delle costruzioni e il processo edilizio stanno subendo un radicale cambiamento, per certi aspetti molto veloce e tale da trovare impreparati molte imprese e molti professionisti; soprattutto chi si è “adagiato” nelle dinamiche che dal dopoguerra sono rimaste identiche fino al primo decennio del 2000, ora si trova in difficoltà. Il presente richiede un notevole impegno al professionista, non solo in ambiti tecnici: capacità manageriale, comunicazione, dinamismo, giurisprudenza.

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Andrea Barocci |
Coordinatore della Sezione “Norme, Certificazioni e controlli in cantiere” di ISI

In questo periodo il professionista che si occupa di costruzioni e sicurezza antisismica si trova ad affrontare, e inevitabilmente gestire, alcune tematiche.

Responsabilità. A fronte di una quasi monotona ripetitività degli eventi sismici, gli ultimi anni hanno visto invece un’impennata di normative, interpretazioni e sentenze tutte nella direzione dell’aumento di responsabilità verso il professionista. In particolare, quando parliamo di edifici e infrastrutture esistenti, le recenti sentenze e provvedimenti vanno a sopperire, molte volte in maniera non chiara e contrastante, a spazi grigi di sovrapposizione (o addirittura assenza) nelle normative tecniche e nelle leggi. Anche le procedure edilizie si stanno sempre più attorcigliando in un groviglio di moduli, procedure, (auto)certificazioni.

Preparazione. Il mercato delle costruzioni e il processo edilizio stanno subendo un radicale cambiamento, per certi aspetti molto veloce e tale da trovare impreparati molte imprese e molti professionisti; soprattutto chi si è “adagiato” nelle dinamiche che dal dopoguerra sono rimaste identiche fino al primo decennio del 2000, ora si trova in difficoltà. La nuova realtà è veloce, precisa e performante; la figura del professionista, che fino a pochi anni fa era a 360 gradi e nella maggior parte delle commesse (soprattutto private) poteva gestire la maggior parte del processo, ora viene convertita in professionalità molto verticali che devono dialogare tra loro, anche nei lavori più piccoli.

Impatto sociale. Purtroppo il lavoro dei professionisti tecnici risulta quasi trasparente agli occhi del cittadino. Il fatto che un ponte sia percorribile, che un edificio rimanga in piedi, che una rete di comunicazioni funzioni è la normalità; questa normalità deriva da enormi sforzi ingegneristici, spesso d’eccellenza, ma per lo più invisibili alla collettività perché tutto funziona. Viceversa, un singolo episodio di criticità o fallimento (il ponte che crolla, la casa inagibile, le comunicazioni interrotte) portano immediatamente il ruolo dei professionisti alla gogna sulla pubblica piazza.

Questi tre temi sono profondamente compenetrati e, a mio avviso, occorre lavorare su tutti tre se si vuole segnare un cambio di passo necessario; il presente richiede un notevole impegno al professionista, anche in ambiti non solo tecnici come invece la consuetudine vorrebbe: capacità manageriale, comunicazione, dinamismo, giurisprudenza.

Dobbiamo far capire che siamo un anello fondamentale e che i nostri interlocutori (cittadino, enti, impresa) non possono prescindere dalle nostre capacità. Ma prima di tutto dobbiamo crederlo noi; non dobbiamo aver timore di parlare con chiarezza e determinazione, essere preparati e tecnicamente perfetti. Una frase che cito spesso recita: Il miglior modo per prevedere il futuro è crearlo. Partiamo quindi da noi, mettiamoci in gioco, rivediamo i nostri ruoli, contaminiamoci, sporchiamoci le mani. Ma facciamolo nella stessa direzione.

di Andrea Barocci
Coordinatore della Sezione “Norme, Certificazioni e controlli in cantiere” di ISI

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