Guida Pratica | Affresco

Impacchi di carbonato per Palazzo Salmatoris

Palazzo Salmatoris, a Cherasco, è dagli anni '80 cornice di mostre di arte moderna e contemporanea, importanti non solo nel Cuneese ma anche a livello nazionale. L’intervento di restauro che ha interessato la sala n. 24 è stato limitato alla fase conservativa e al reintegro degli intonaci mancanti in leggero sottolivello.

Il progetto per il restauro di palazzo Salmatoris inaugurato nel marzo del 2016 ha portato a un attento recupero della dimora storica e all’ampliamento del centro espositivo e culturale già esistente con la specifica intenzione di creare attorno al Palazzo un’area turistico-culturale di Cherasco.

La porzione del seicentesco Palazzo, già di proprietà del Comune, è un emblema storico e artistico, essendo dagli anni ’80 cornice di mostre di arte moderna e contemporanea, importanti non solo nel Cuneese, ma in tutto il Piemonte e anche a livello nazionale (esposizioni monografiche di artisti di fama mondiale, come Picasso, De Pisis, Ligabue, Campigli, Morandi, Guttuso, De Chirico e Carrà).

Il riadagiamento delle scaglie di colore che si presentavano sollevate è stato eseguito tramite iniezioni, sull’interfaccia frammento-supporto, di resina acrilica in soluzione acquosa (10%), caricata con carbonato di calcio al fine di consentire una migliore riadesione.

Sala n. 24 | Stato di conservazione

Occorre premettere che l’intervento di restauro eseguito su questo ambiente è stato limitato alla fase conservativa e al reintegro degli intonaci mancanti in leggero sottolivello. Poiché la sala in questione è collocata al piano superiore rispetto alla sala n. 15 la quale presentava anch’essa delle traforature ricollegabili all’uso passato del vecchio mulino ma in corrispondenza della pavimentazione. La tipologia degli apparati decorativi esistenti era simile a quella delle sale 22-23 (con ogni probabilità sono state affrescate nel medesimo periodo e dalla stessa bottega) e prima del restauro si presentava quasi integralmente ricoperta da strati di scialbo, a eccezione di qualche zona del fregio sotto cornicione dove erano allocati gli elementi lignei di sostegno delle tramogge.

Sulla parete est era ben visibile una grossa lesione dell’ordine di qualche centimetro e una piccola apertura confinante con la sala n. 23. Sulla parete nord erano stati innestati dei pioli metallici che consentivano l’accesso e l’ispezionabilità del vecchio mulino. Gli strati sovrammessi, stesi a velatura, lasciavano intravedere apparati decorativi sottostanti e tracce di incisioni utilizzate per la trasposizione del disegno sul muro. Anche in questa sala il soffitto ligneo a cassettoni si presentava molto compromesso con estese mancanze ricollegabili all’utilizzo spesso improprio dei locali.

Le formazioni saline presenti in maniera massiccia sono state rimosse preliminarmente con impacchi di carbonato di ammonio in soluzione satura.

OPERAZIONI DI RESTAURO ESEGUITE

Pre-consolidamento/messa in sicurezza

In via preventiva si è anzitutto proceduto al bendaggio con garze e resina acrilica di tutte le parti di intonaco in fase di stacco provvedendo successivamente all’identificazione, tramite percussione, di tutti i punti in cui gli intonaci si presentavano distaccati dall’arriccio o questi dal supporto murario.

Sigillatura dei bordi

Quindi si è passati alla sigillatura dei bordi in fase di caduta al fine di creare delle sacche chiuse tra il muro e la finitura, nelle quali sono state iniettate, senza dispersioni, malte in fase liquida (plm-a, cts).
Tali sacche sono state pressate in più punti con «pressori» al fine di garantire un’omogenea presa del composto, cercando di evitare lesioni dovute a forze di spinta.

«Riadagiamento» delle scaglie pittoriche

Durante questa fase è stato eseguito il riadagiamento delle scaglie di colore che si presentavano sollevate tramite iniezioni, sull’interfaccia frammento-supporto, di resina acrilica in soluzione acquosa (10%), caricata con carbonato di calcio al fine di consentire una migliore riadesione, provvedendo alla preliminare velinatura delle scaglie con carta giapponese (17 gr) e alla successiva pressione con rullini di gomma.

Dopo aver provveduto alla rimozione dell’impacco, i sali ancora presenti in superficie sono stati eliminati tramite nebulizzazione di acqua deionizzata.

Prima pulitura

La prima pulitura delle polveri incoerenti è stata effettuata con pennelli di setola morbida.

Seconda pulitura

La seconda pulitura generale è stata effettuata mediante l’impiego di spugne wishab, dopo essersi assicurati della buona aderenza della pellicola pittorica.
Nelle zone dove la pellicola pittorica si presentava decoesa, si è proceduto alla pulitura tramite tamponamento, con spugne e acqua deionizzata, previa interposizione di carta giapponese, onde evitare perdita di colore.

Rimozione meccanica delle stuccature cementizie

La rimozione meccanica delle stuccature cementizie è stata eseguita mediante l’uso di scalpelli manuali e microscalpelli pneumatici a bassa pressione, provvedendo alla preliminare protezione delle aree circostanti.

Desolfatazione con impacchi

Le formazioni saline presenti in maniera massiccia sono state rimosse preliminarmente con impacchi di carbonato di ammonio in soluzione satura. Dopo avere provveduto alla rimozione dell’impacco, i sali ancora presenti in superficie sono stati eliminati tramite nebulizzazione di acqua deionizzata e spugne di cellulosa naturale. È stato, infine, effettuato un impacco estrattivo di acqua deionizzata e polpa di cellulosa (200 gr) allo scopo di rimuovere i sali residui ancora presenti sul substrato.

Per trattamenti su pitturazioni eseguite con colori poco resistenti o delicati è stata utilizzata polpa di cellulosa con fibre corte o carbossimetilcellulosa (così da formare un impasto semitrasparente morbido e pennellabile) abbassando i tempi di applicazione.

Pulitura mediante impacchi assorbenti a base di carbonato e bicarbonato d’ammonio

Il carbonato e il bicarbonato di ammonio (veicolati nella maggior parte dei casi con impacchi di polpa di cellulosa) sono sali solubili in acqua, ai quali si è ricorso in percentuali variabili da 5% a 100%, secondo i casi; sono stati utilizzati sia da soli che in composti e, a questa tipologia di impacchi si sono aggiunti, in alcuni casi, resine a scambio ionico con effetto solfatante applicate in seguito a miscelazione con acqua demineralizzata in rapporto variabile, in base alla consistenza finale che si voleva ottenere per effettuare il trattamento (i tempi di applicazione sono, anche in questo caso, da relazionarsi a opportuni test preventivi).

Il carbonato e il bicarbonato di ammonio decompongono spontaneamente originando prodotti volatili (di norma questi sali risulteranno attivi per un lasso di tempo di circa 4-5 ore), la liberazione di ammoniaca conferisce al trattamento proprietà detergenti, mentre l’alcalinità (maggiore per il carbonato che per il bicarbonato) permette di ottenere una graduale gelificazione di materiale di accumulo e vecchie patine proteiche e lipidiche, consentendone la rimozione dalla superficie. Questi sali esercitano, inoltre, un’azione desolfatante, riuscendo a trasformare il gesso, eventualmente presente sul supporto, in solfato di ammonio più solubile e facilmente asportabile con lavaggio acquoso. Se il materiale da asportare presenta un’elevata percentuale di gesso, la concentrazione in acqua del carbonato o bicarbonato dovrà essere di tipo saturo (circa il 15-20% di sale in acqua deionizzata) mentre, per gli altri casi, basterà raggiungere il ph necessario (9 per il carbonato, 8 per il bicarbonato) con soluzioni meno sature (5-7% in acqua deionizzata).

Esempi d’impasti: un impasto base per la rimozione di patine tenaci, fissativi o ridipinture eseguite con colori più o meno resistenti sarà composto da pasta di carta a fibra media-grossa (granulometria 200-600 m, metà della quantità di polpa di carta potrà essere sostituita con Sepiolite), carbonato di ammonio al 20-25% (soluzione satura e acqua deionizzata o demineralizzata in rapporto 1:2), in alternativa si può utilizzare carbonato di ammonio in opportuna diluizione. La validità dell’impacco deve, in ogni caso, essere testata preventivamente su tasselli-campione, indicativamente il tempo di contatto potrà variare tra i 10 e i 45 minuti.

Per trattamenti su pitturazioni eseguite con colori poco resistenti o delicati è stata utilizzata polpa di cellulosa con fibre corte o carbossimetilcellulosa (così da formare un impasto semitrasparente morbido e pennellabile) abbassando i tempi di applicazione (che potranno oscillare dai 5 ai 20 minuti) così da evitare che l’impacco agisca troppo in profondità ed eserciti solo azione pulente in superficie.
In presenza di pigmenti deboli si sostituisce il carbonato con il bicarbonato di ammonio con l’eventuale riduzione delle concentrazioni e dei tempi di contatto (in questo caso possono essere sufficienti anche solo pochi minuti).

Orientativamente impacchi realizzati con pasta di cellulosa a macinazione medio-grossa (200-1000 m) sono stati impiegati con tempi di contatto relativamente lunghi (10-60 minuti) e con sostanza attiva (carbonato o bicarbonato di ammonio) in basse concentrazioni così da dar modo all’impacco di agire più a lungo e in profondità. Impacchi invece realizzati con grana fine o finissima (00-200 m) hanno richiesto tempi di contato più rapidi (5-20 minuti) e con sostanza attiva in bassa diluizione oppure in soluzione satura, così da evitare all’impacco di agire troppo in profondità garantendo una pulitura più delicata.

La stuccatura delle piccole lacune e delle fessure è stata realizzata con una malta composta da grassello di calce e inerti silicei in curva granulometrica similare all’originale.

L’applicazione degli impacchi chimici deve essere fatta dal basso verso l’alto in modo da ovviare pericolosi e incontrollabili fenomeni di ruscellamento e al fine di ogni applicazione si deve procedere all’asportazione di ogni traccia di sostanza chimica ricorrendo sia a un accurato risciacquo manuale con acqua demineralizzata sia, se indicato dalla scheda tecnica del prodotto, all’ausilio di apposite sostanze neutralizzatrici.

Rimozione elementi metallici

La rimozione degli elementi metallici incongrui è stata effettuata manualmente con pinze, gli elementi metallici originali sono, invece, stati trattati con convertitore di ruggine (Fertan, cts).

Stuccatura piccole lacune e fessure

La stuccatura delle piccole lacune e delle fessure è stata realizzata con una malta composta da grassello di calce e inerti silicei in curva granulometrica similare all’originale.
Il reintegro degli intonaci mancanti è stato eseguito con malta di calce aerea e inerti silicei simile all’arriccio originale.

Il reintegro degli intonaci mancanti è stato eseguito con malta di calce aerea.

Riflessioni a margine dell’esperienza

Anche in questo caso viene prestata particolare attenzione a tutti i segni storici. L’utilizzo diversificato degli ambienti nei diversi periodi storici ha lasciato tracce a volte anche piuttosto evidenti. Tuttavia un intervento di restauro attento può portare, come nel caso descritto, alla conservazione di ciò che il tempo ci ha lasciato senza però nulla togliere alla piacevolezza dell’ambiente.

Chi ha fatto Cosa

Direttore dei lavori: arch. G. Durbiano
Progetto preliminare: Studio «Boglietti Associati» di La Morra
Progetto esecutivo di restauro del complesso: arch. A. Isola, arch. S. Isola, arch. C. Gardino Isolarchitetti srl, L. Reinero
Progettazione dell’intervento di restauro pittorico: D. Gazzana
Impresa esecutrice delle opere di restauro pittorico: D. Gazzana
Tempistica: luglio 2013-marzo 2016
Finanziamenti: Fondo europeo per lo sviluppo regionale
Alta Sorveglianza: Soprintendenza Beni artistici per la provincia di Mondovì, Cuneo,Fossano e Savigliano

Domenico Gazzana, restauratore
Daniela Pittaluga, Ssbap-già Scuola di specializzazione in restauro dei monumenti, Università di Genova

Glossario

Malta da iniezione a base di calci naturali esenti da sali efflorescibili additivata con inerti selezionati e additivi modificatori delle proprietà reologiche.
Plm-A è utilizzata per il consolidamento di affreschi e pitture murali in genere staccate dal supporto murario, a cui si desidera conferire nuove caratteristiche di aggrappo.
Aspetto: polvere bianca-grigiastra.
Tempo inizio presa: 24 – 48 ore.
Peso specifico: 1,1 kg/dmc.
Resistenza alla compressione: 12,7 kg/cmq.

Per saperne di più
«Palazzo Salmatoris a Cherasco. Storia di un edificio, dicussione di un restauro» (Umberto Allemandi Editore), a cura di Manfredo di Robilant.

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