La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 24799 del 21 novembre 2014, ha asserito che, in tema di riqualificazione ai fini dell’imposta di registro, in applicazione dell’art. 20 del dpr 131/86, l’immediata richiesta di concessione edilizia per la costruzione di un nuovo immobile al posto di quello già demolito dà luogo ad una vendita di terreno edificabile.
La Ctr aveva ritenuto illegittima la riqualificazione della compravendita, poiché la richiesta di concessione edilizia presentata dall’acquirente prima della demolizione del fabbricato non era atto da poter riconnettere secondo tipologia e funzionalità con l’atto di compravendita del cespite.
Secondo l’Agenzia delle Entrate, diversamente, la Ctr aveva accolto indebitamente un’interpretazione restrittiva dell’art. 20 collegata ad una lettura ora superata della norma, dovendosi attribuire rilevanza alla natura intrinseca degli atti rispetto al loro titolo e forma apparente. Per questi motivi l’Agenzia ricorreva al giudice di legittimità chiedendo se, con riferimento ad un avviso di rettifica, con il quale l’ufficio aveva riqualificato un atto di compravendita avente formalmente ad oggetto un terreno sovrastato da fabbricato come trasferimento di terreno edificabile, fosse corretto valorizzare una pluralità di elementi, tra cui il fatto che pochi giorni dopo l’acquisto la società aveva presentato domanda di concessione edilizia.
In questo modo la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia, asserendo che l’atto dev’essere tassato in ragione degli effetti giuridici che lo stesso oggettivamente produce, con la conseguenza che la Ctr non poteva escludere che l’immediata richiesta di concessione edilizia per la costruzione di un nuovo immobile al posto del precedente poi demolito avesse oggettivamente dato luogo ad una vendita di terreno edificabile.
